Inferno

Thomas Lawrence, Satana schiera le sue legioni
Foto Aboutartonline

Il male esiste. Ne dubitavamo?

No, certo.

Fa parte dei misteri invisibili della nostra vita, quelli per i quali ci chiediamo mille perché, ricevendo in risposta il silenzio.

Ma il male, di invisibile ha ben poco: in realtà invece si fa vedere, e molto bene.

Questi giorni di guerra non fanno che evocare immagini del male sui nostri schermi.

La guerra è l’inferno.

E si resta impressionati dalla forza profetica emanata dalla recente mostra “Inferno”, che si è svolta a Roma dallo scorso 15 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022.

Franz von Stuck, Lucifero – Foto AdnKronos

Alla chiusura della mostra i quadri, le sculture, opere tra le più emozionanti, capaci di creare, tutte insieme, un percorso indimenticabile, ispirato dalla Commedia di Dante, se ne sono andati per tornare nelle loro sedi.

L’ultima opera a uscire è stata anche la prima che arrivò a Roma, per l’allestimento della mostra alle Scuderie del Quirinale, con un dispiego di mezzi speciali che destò enorme interesse nell’opinione pubblica. Il “cantiere” è stato replicato per il rientro del pezzo a Parigi: un camion imponente, una gru vertiginosa, una squadra di operai, uno staff di tecnici a coordinare le operazioni.

È la Porta dell’Inferno di Rodin. alta quasi 7 metri.

Auguste Rodin, La Porta dell’Inferno, Calco in gesso in due parti
Foto Aboutartonline

Si tratta di un calco in gesso dell’originale mai finito, in bronzo, a cui Auguste Rodin lavorò dal 1880 fino alla morte, avvenuta nel 1917. È l’immagine della porta evocata da Dante nella Divina Commedia, all’entrata dell’Inferno, realizzata sul modello della porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti. 

La struttura nel suo insieme fu completata nel 1917, poco dopo la scomparsa dell’artista.

Pur essendo ispirata alla porta di accesso agli inferi descritta da Dante nel terzo canto dell’Inferno, non è un’illustrazione letterale della Commedia.

Rodin iniziò la sua ricerca finalizzata alla realizzazione dell’opera, andando ad ascoltare la lettura dei brani dell’Inferno e prendendo appunti “visivi”, i cosiddetti “disegni neri”, con cui l’artista intendeva interpretare temi danteschi seguendo però la propria fantasia, il proprio senso della composizione.

E la complessa Porta dell’Inferno andò trasformandosi, durante i lunghi, travagliati anni di ricerca: lo strato più antico della porta è aderente al racconto di Dante, ma altri strati si sovrappongono negli anni attingendo ad altre fonti d’ispirazione, soprattutto a Le Fleur du mal, l’opera di Baudelaire. Ecco che una vena di seduzione, di sensualità si impossessa del male, dell’inferno e ne trasforma la rappresentazione.

Oggi esistono nel mondo ben otto varianti di questa Porta e presso il Museo Rodin a Parigi è conservata la fusione in bronzo, molto più vibrante ed emozionante dei calchi, come si può immaginare.

Di fronte all’opera, siamo sconvolti dalla disperazione dei dannati che invano cercano di scuotere gli implacabili battenti dell’enorme porta. per uscire dall’Inferno.

E restiamo scossi dalle due grandi rappresentazioni del volo di Paolo e Francesca su un battente e della drammatica figura del Conte Ugolino e dei suoi figli sull’altro.

Il viaggio agli inferi immaginato da Dante sembra voler indicare all’umanità un percorso di liberazione dalle miserie e dagli orrori “dell’aiuola che ci fa tanto feroci” (Paradiso 22, 151) verso una condizione di felicità e salvezza.

Oggi, con occhi moderni, possiamo interpretare la forza seduttiva del male come scenario apocalittico che va necessariamente attraversato per comprenderne la tragica verità escatologica.

Questi sono tempi in cui occorre parlare di questo tema, condividere, provare a disvelare le occulte pieghe che insidiano le nostre vite. Per provare a sciogliere la potente forza reale e simbolica di un male sempre più manifesto.

William-Adolf Bouguereau, Dante e Virgilio
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di Maria Cristina Zitelli