Un saggio per la Giornata della Memoria

I VOLENTEROSI CARNEFICI DI HITLER di Daniel Jonah Goldhagen

La pubblicazione di questo saggio risale al 1996 e conserva ancora tutta la sua carica di provocazione e novità di tesi nel panorama degli studi sull’Olocausto.

L’opera ha suscitato un vasto dibattito in Germania, diventando presto un bestseller internazionale di agevole lettura.

Daniel Goldhagen, professore ad Harvard, si prefigge con questo studio di rispondere all’interrogativo, che non cessa di scuotere le coscienze di chi si confronti con l’immane tragedia della Shoah, di come il popolo tedesco abbia potuto compiere il più mostruoso genocidio mai avvenuto.

Il punto di vista con il quale Goldhagen affronta la questione dello sterminio degli Ebrei è nuovo, chiedendosi non perché sia stato possibile dare ordini di tale portata ma come sia stato possibile che essi siano stati eseguiti.

La letteratura sulla “Soluzione Finale” ha fornito ad oggi molte e dettagliate informazioni su come i nazisti organizzarono ed eseguirono il loro programma mortale. Hannah Arendt ne La banalità del male, cronaca del processo che nel 1961 in Israele si svolse contro Eichmann, presenta come emblematica la sua figura di mediocre ma ligio burocrate organizzatore dei campi di sterminio, accreditando l’idea che vi fosse una sostanziale inconsapevolezza del significato delle proprie azioni.

Tuttavia le risposte fornite nel corso di decenni di studi sulle origini storiche e le cause politiche dell’Olocausto, non sembrano soddisfare totalmente la domanda più ovvia ed elementare del “perché accadde”. Spesso si è argomentato che l’Olocausto è stato un evento così terribile da sfuggire ad ogni categorizzazione e ad ogni tentativo di analisi razionale. Adorno ebbe a dire che dopo Auschwitz non era più possibile scrivere poesie ed estendendo tale logica parrebbe anche non possibile per le abilità degli storici pervenire ad una comprensione.

Le tesi di Goldhagen si prestano certamente a molte critiche ed obiezioni tuttavia offrono un tassello di conoscenza nel mosaico che nella scienza storiografica si cerca di comporre. Nella sua originalità argomentativa Goldhagen ritiene che le spiegazioni convenzionali dell’Olocausto non sono in grado di dare ragione della partecipazione attiva di centinaia di migliaia di tedeschi comuni allo sterminio della popolazione ebraica. L’ipotesi cruciale, che guida tutta la ricerca, è che i singoli realizzatori fossero motivati a prendere parte alla persecuzione antisemita dalle loro radicate convinzioni ed idee sugli ebrei. L’aspetto più sconvolgente che si ricava dai dati raccolti dallo storico è che ai vari realizzatori venne data la possibilità di rifiutarsi di partecipare direttamente ai massacri. Dalle testimonianze raccolte da Goldhagen risulta infatti che ai soldati tedeschi era concessa la facoltà di chiedere delle esenzioni da compiti considerati troppo disumani, come ad esempio l’uccisione in massa di donne e bambini, e perfino di ottenere il trasferimento in altro reparto. Pochi presero in considerazione tale opportunità, al contrario vi fu un diffuso abbandonarsi con compiaciuto zelo ed eccessi di violenza, spropositati ed ingiustificati anche rispetto agli ordini che pervenivano dall’alto. La spiegazione che l’autore presenta per tale ferocia collettiva risiede nell’ideologia antisemita, che tutta la società tedesca aveva profondamento interiorizzato, con il risultato di una disumanizzazione totale dei soggetti colpiti da tale avversione collettiva.

I volenterosi carnefici di Hitler tratta quindi della visione del mondo, delle azioni, delle decisioni individuali, della responsabilità che ogni singolo ha quale autore delle proprie azioni e della cultura politica dalla quale coloro che compirono l’Olocausto mutuarono le loro convinzioni. Esso mostra che una serie di idee sugli ebrei si era già ampiamente diffusa tra i tedeschi e si era integrata nella vita politica e culturale della Germania, ben prima che i nazisti arrivassero al potere, e che proprio tali idee determinarono quello che i tedeschi comuni, come singoli e come collettività, furono disposti a tollerare e a fare durante il periodo hitleriano.

Da questa lettura possiamo trarre molti spunti di riflessione sulla nostra società e sul pericolo sempre più concreto del diffondersi di idee, che tendono a togliere umanità e dignità a categorie di persone, considerate indesiderate per vari motivi.

di Rosaria Russo