Rosatellum bis: la nuova disciplina di voto per eleggere i rappresentanti del Parlamento italiano

Sul finire della Legislatura 2013 – 2018 il parlamento approvò la legge elettorale (c.d. Rosatellum bis o Rosatellum 2.0), che costituisce la nuova disciplina per l’elezione delle due Camere. Tale norma ha modificato sia l’ultimo sistema elettorale utilizzato nel 2013 (Porcellum), sia le versioni che si sono succedute: la prima versione di disciplina elettorale derivante dalla legge modificata dalla Corte costituzionale, il c.d. “Italicum” e la seconda versione di legge elettorale derivante dalla sentenza della Consulta su tale ipotesi di sistema elettorale.

Il “Rosatellum bis” è un sistema elettorale di tipo misto (percentualmente per il 61% proporzionale e 37% maggioritario, con il 2% dei seggi assegnati all’Estero). La penisola è divisa in circoscrizioni: venti per il Senato (una per ciscuna regione) e ventotto per la Camera (una per Regione per tutte le regioni, escluse il Piemonte (2), la Lombardia (4), il Veneto (2), il Lazio (2), la Campania (2) e la Sicilia pure 2.

Nei collegi uninominali i parlamentari sono eletti con un sistema maggioritario a turno unico; il candidato che riceve più voti validi nel collegio viene eletto direttamente.

Per quanto riguarda l’assegnazione dei seggi, nella quota proporzionale, non vi sono particolari differenze tra l’assegnazione tra Camera e Senato, infatti, lo sbarramento è sempre calcolato al 3% per le liste e il 10% per le coalizioni su base nazionale.

Nei collegi plurinominali del proporzionale le liste sono invece corte e bloccate secondo un ordine numerico, poiché non sono previste preferenze, e i nomi dei candidati di ciascuna lista sono riportati sulla scheda.

La Legge prevede la possibilità di costituire coalizioni, le quali devono essere omogenee a livello nazionale. La coalizione comporta la presentazione di un candidato comune per tutte le liste collegate nei collegi uninominali, con una presenza di liste separate nel proporzionale. Non sono tuttavia ammessi voti disgiunti: chi vota per una lista al proporzionale “trasmette” il voto al candidato correlato all’uninominale, mentre il voto al solo candidato all’uninominale – in caso di più liste in coalizioni – viene trasmesso alle liste in proporzione ai voti ottenute dalle stesse nel collegio uninominale (c.d. effetto strascico).

Accedono alla ripartizione dei seggi per la quota proporzionale le liste che ottengono, su base nazionale, almeno il 3% dei voti validi sia alla Camera che al Senato, con l’eccezione delle liste che rappresentano minoranze linguistiche per le quali la soglia è il 20% nella regione di riferimento. Inoltre, vi è la soglia per le coalizioni, che è del 10% su base nazionale.

Il candidato di un partito escluso dal riparto dei seggi perché non supera il 3% che è stato eletto nei collegi uninominali mantiene comunque il seggio conquistato.

Ci sono due schede elettorali uniche, una per la Camera e una per il Senato. Da quest’anno i diciottenni possono votare anche per il Senato e si potrà votare:

  1. Con un segno su una lista (il voto vale anche per il candidato uninominale corrispondente);
  2. Con un segno sul nome di un candidato uninominale. In questo caso per la parte proporzionale il voto si trasferisce anche alla lista del candidato sostenuto; se il candidato è sostenuto, invece, da più liste il voto viene distribuito tra le liste che lo sostengono proporzionalmente ai voti attribuiti nel collegio uninominale (il già citato “strascico”).

Riepilogando.

Il 25 settembre prossimo gli italiani voteranno per eleggere i propri rappresentanti in Parlamento, cioè i 400 deputati della Camera e i 200 membridel Senato. Potranno votare, per entrambe le camere, tutti i cittadini che hanno compiuto 18 anni di età (prima della riforma costituzionale del 2020 era necessario avere almeno 25 anni per votare per il Senato, ora non è più così). Queste elezionidecideranno la maggioranzache governerà, di fatto, il Paese nei prossimi cinque anni. Il meccanismo che trasformerà i voti in seggi, decretando vincitori e vinti, è la legge elettoralechiamata “Rosatellum”.

Questa legge elettorale produce due esiti. Il primo è che nei collegi uninominali– in cui ogni partito o coalizione può presentare un solo candidato – è più conveniente presentarsi come una grossa forza politica così da concentrare più preferenze. Il secondo esito è che, al contrario di quanto è successo in passato, il meccanismo maggioritario fa sì che dopo il voto emergerà chiaramente un vincitore. 

di Sossio Moccia