Presentiamo questo numero introducendo un argomento di estrema e purtroppo ripetuta attualità, un tema scottante e controverso attraverso il seguente articolo d’opinione, quale spunto di riflessione e di approfondimento (la Direzione).

Se l’uomo potesse affacciarsi nel baratro del proprio io si ritrarrebbe inorridito” (s. Agostino)

Ho voluto intitolare questo articolo con una frase di S. Agostino perché è la sintesi migliore per descrivere il polso della nostra società afflitta dalla violenza e dal bullismo gratuiti a vari livelli. Ho voluto inoltre toccare pochi punti, provocatori, per stimolare nel lettore una riflessione sul tempo che viviamo.

Da molti anni si studia sia nel mondo degli psicologi che in quello dei sociologi il fenomeno della violenza contro le donne, i bambini, in famiglia e del bullismo a scuola e nei social. Episodi che in questi ultimi anni sono stati oggetto di dibattiti e di svariati studi. Ma nessuno ha previsto il nichilismo, che ha preso il posto della morale e dei freni inibitori, per fare della violenza un’espressione della propria nullità, della propria ignoranza.

I media riportano giornalmente episodi assurdi a cui noi assistiamo esterrefatti, ragazzi come Filippo Limini ad agosto, Willy Monteiro Duarte a settembre, sono morti sotto una serie di colpi assestati con violenta determinazione, persistente, persecutoria che non si è fermata finché la morte non è sopraggiunta. La violenza usata per affermare il sé palestrato, per sentirsi onnipotenti cercando la rissa e osannando la propria fisicità, sterile in quanto perseguita non per un obiettivo salutistico, ma fine a sé stessa ed al proprio narcisismo.

Una coppia di giovani che si amavano, sempre a settembre, è stata accoltellata a morte da un giovane infermiere insospettabile, perché invidioso del loro amore e della loro felicità… Altra orribile notizia, un bimbo di undici anni si suicida, perché spaventato a morte da un mostro del cyberbullismo, tale Jonathan Galindo, uomo mascherato da Pippo di Disney, ma che costringe con trucchi psicologici i bambini a giochi spaventosi, chiedendo di seguirlo all’inferno. I bambini non sanno difendersi e dar loro il cellulare con internet e Facebook senza un serio controllo, è da irresponsabili.

Cosa accade alla nostra società? Criminologi, psicologi e sociologi cosa rispondono di fronte a questo nichilismo, a questa recrudescenza del nulla che uccide?

Dibattiti in televisione e nei salotti, ma nessuno trova una vera risposta.

In realtà non c’è mai un vero motivo per uccidere. Anche Caino uccise Abele per invidia.

Dalla notte dei tempi uccidere non ha mai sotteso una motivazione seria.

Si uccide perché i freni inibitori non ci sono più, ma sussiste una determinazione nell’affermare il proprio io egoista e crudele, il proprio narcisismo perverso.

Si uccide perché la nostra società ha estirpato Dio, lo ha ucciso nella propria vita, non lo ama più perché è più importante essere come un superuomo, una divinità che si sostituisce a Dio.

Questa estirpazione di Dio si nota immediatamente a livello macroscopico, come nel rifiuto, a suo tempo, di inserire nella Costituzione Europea le radici cristiane d’Europa, quando la stessa Europa deve la sconfitta dell’analfabetismo proprio alla Chiesa, con le sue scuole e le sue Università. Dio non deve essere più presente, si fanno avanti, quindi, decisioni di tipo esclusivamente laicistico, come la proposta dell’utero in affitto, in cui l’uomo diventa un idolo al posto di Dio, scimmiottandolo satanicamente. Questo esilio di Dio dalla vita dell’uomo si vede anche nella concezione della famiglia. Padre e Madre diventano genitore 1 e genitore 2 e questi “genitori” non rappresentano altro che lo svuotamento della famiglia, dei valori originari, dei principi cristiani e tutto questo si riflette nel sociale.

I ragazzi d’altra parte non sono stimolati ad uscire dalla famiglia d’origine perché manca il lavoro: abbiamo creato una società in cui gli anziani non vanno più in pensione e i giovani vivono sul divano con il reddito di cittadinanza. Questo porta ai videogiochi sempre più violenti e al sentire la vita scorrere senza uno scopo, con una depressione e un’insoddisfazione in cui la violenza per il nulla o per l’invidia della realizzazione degli altri prende forza per sfogare la propria incapacità di realizzarsi.

La famiglia iperprotettiva, che non fa realizzare il proprio figlio o quella menefreghista, che lascia un bambino solo con il cellulare, senza un controllo, poi viene colta di sorpresa dalle scelte dei propri figli di uccidersi o di uccidere per il nulla.

Allora ci sorprendiamo tutti e nei social girano avvertimenti come questo: “Fate attenzione controllate il cellulare dei vostri figli, gira un mostro che si chiama Jonathan Galindo…”. Intanto quel bambino è già morto suicida. Oppure i genitori degli assassini chiedono perdono alla famiglia dell’assassinato…Intanto Filippo e Willy e i fidanzati pugliesi Eleonora e Daniele, come molti altri, non ci sono più.

Quanti sono i genitori che fanno la guerra agli insegnanti, perché hanno dato un brutto voto al figlio? Questo è insegnare a crescere e a prendersi le responsabilità o è solo un modo per creare un ulteriore narcisista? I ragazzi vivono passivamente. Un tempo il servizio militare obbligatorio li rendeva uomini. Oggi non hanno neanche voglia di crearsi una cultura, una famiglia con i valori cristiani, perché come i genitori non credono più a nulla.

Nullità, nichilismo, invidia… sentimenti di basso livello, che nascono perché non si sopporta che un altro possa affermarsi concretizzando i propri sogni e progetti, nascono per mancanza di stima di sé stessi. Un soggetto, un individuo di tal genere si nutre di questi sentimenti, fino ad avere un rancore talmente grande, che straripa e si tramuta in violenza.

Evoluzione della sottospecie o involuzione della specie… scegliete voi!

di Francesca Caracò