Il Covid-19 è comparso in una fase in cui la democrazia – anche in Europa – era già in difficoltà e la pandemia si manifesterà sicuramente come un acceleratore della competizione geopolitica tra Stati Uniti e Cina.
L’Unione Europea ha bisogno sempre più di una visione organica, fondata sulla coscienza della sua appartenenza a un’alleanza occidentale che in questo momento, dopo l’elezione di Biden alla Casa Bianca, sembra più fattibile. Ciò per poter rilanciare una reciproca win-win situation, situazione vantaggiosa per tutti, nella competizione collettiva tra Occidente e Cina. Tale tipo di competizione, infatti, non si gioca soltanto sul pur importante terreno del commercio, ma riguarda la sfida tecnologica, la transizione energetica, le politiche ambientali, i rapporti con i paesi in via di sviluppo, per non parlare del tema cruciale dei valori, delle libertà, del futuro delle democrazie.
Il mandato affidato alla Commissione Europea di prendere in prestito sui mercati 750 miliardi di euro per finanziare il rilancio dell’economia degli Stati membri colpiti dalla crisi pandemica ha mostrato un passo avanti nell’integrazione comunitaria e, al suo interno, nella cooperazione tra Germania e Francia.
Berlino ha guardato per molto tempo con estrema circospezione all’idea di contrarre debiti in comune con i suoi partner o peggio di mutualizzare gli esistenti debiti nazionali. La crisi economica provocata dalla pandemia l’ha costretta a qualche ripensamento, che però non cambierà le fondamenta del comportamento della Germania potenza economica in ambito UE.
Sul fronte economico, demografico e politico, infatti, è sempre più palese la prevalenza della Germania nell’Unione. Grazie all’arma nucleare e al seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza ONU, la Francia preserva la propria posizione sulla scena internazionale.
Purtroppo, però, una maggiore integrazione europea per mezzo di nuovo debito in comune, diventa anche per la Francia potenza nucleare soltanto un modo per annacquare, per inalveare agli occhi dell’opinione pubblica la nuova forza relativa della Germania.
I recenti dati concernenti il Pil del quarto trimestre dei Paesi europei confermano la gravità della recessione del 2020, con l’Italia che ha registrato un -8,9%. Nel frattempo, un’enormità di crediti deteriorati (NPL) negli Istituti bancari minaccia la ripresa nel 2021. Si tratta di una allarmante bomba a orologeria alla quale in Italia si sta cercando di correre ai ripari con un governo guidato dall’ex governatore della BCE Mario Draghi. Una novità non trascurabile si è manifestata anche sul fronte degli investimenti esteri; nell’anno trascorso si è registrato un record negativo assoluto: il sorpasso della Cina sugli Stati Uniti come maggiore ricevente dei flussi di investimenti esteri globali.
Nel continente asiatico, oltre alla Cina, diventano sempre più centrali i Paesi del Sud-Est asiatico, nuovi attori accomunati da fattori di tutto rispetto in un’Asia dalle realtà sfaccettate e in ripresa post-pandemia prima del resto del mondo. Il Subcontinente indiano sembra prossimo alla sconfitta della pandemia, con un previsto rimbalzo dell’economia molto forte nel 2021, anche se problemi strutturali minacciano la sua ripresa.
Il numero di investimenti greenfield annunciati nel primo trimestre del 2020 in Asia è diminuito del 37%. Il numero di fusioni e acquisizioni (M&A) è diminuito del 35% nell’aprile 2020 .
Le misure di lockdown e le fermate degli impianti hanno avuto un impatto sulla catena di approvvigionamento e sulla produzione delle fabbriche nella regione. Il calo degli utili societari, il crollo della domanda globale e regionale e il rallentamento economico hanno portato le imprese multinazionali (MNE) a rinviare i piani di investimento, secondo l’UNCTAD – Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo.
La pandemia farà precipitare gli utili reinvestiti delle affiliate estere con sede nella regione, influenzando gli investimenti ed ha evidenziato la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento e l’importanza del ruolo della Cina e di altre economie asiatiche come hub di produzione globale.
Si prevede inoltre che gli IDE in uscita diminuiranno a causa delle difficoltà di liquidità affrontate dalle società della regione.
Una recessione economica globale peserà ulteriormente sugli afflussi e sui deflussi dalla regione. La crescita economica aggregata in Asia dovrebbe fermarsi allo 0%. E in Europa ci saranno di sicuro degli effetti.
di Carlo Marino
Asia: Numero medio trimestrale di progetti di investimento greenfield annunciati, 2019 e Q1 2020