Lo stato della guerra in Ucraina: spiragli di pace?

Qualche barlume di speranza sembra vedersi all’orizzonte per una rapida conclusione negoziata della guerra in Ucraina. Nella sua recente conferenza stampa con il presidente francese Emmanuel Macron, il Presidente degli Stati Uniti  Joe Biden ha dichiarato: “Sono pronto a parlare con il signor Putin se c’è interesse a decidere un modo per porre fine alla guerra. Non l’ha ancora fatto. In tal caso, in consultazione con i miei amici francesi e della NATO, sarò felice di sedermi con Putin per vedere cosa vuole, cosa ha in mente”. Il portavoce del presidente Vladimir Putin ha risposto che la Russia è pronta a negoziati volti “a garantire i nostri interessi”.

La mediazione, nel caso dovesse partire,  implicherebbe gli interessi imprescindibili delle tre principali parti in conflitto: Russia, Ucraina e Stati Uniti.

La guerra sta devastando l’Ucraina. Secondo la presidente della Commissione dell’Unione Europea Ursula von der Leyen, l’Ucraina ha già perso 100.000 soldati e 20.000 civili. Non solo l’Ucraina, ma anche la Russia, gli Stati Uniti e l’UE, anzi il mondo intero, trarranno enormi benefici dalla fine del conflitto, eliminando sia il terrore nucleare, che incombe oggi sul mondo, sia le devastanti ricadute economiche della guerra che si stanno già vivendo.

Anche il generale Mark A. Milley, un’autorità militare degli Stati Uniti ed ex Capo di Stato Maggiore, ha sollecitato una soluzione politica negoziata al conflitto, osservando che le possibilità  di una vittoria militare dell’Ucraina “non sono alte”.

Quattro sono le questioni fondamentali da negoziare per la fine del conflitto: la sovranità e la sicurezza dell’Ucraina; la spinosa questione dell’allargamento della NATO; il destino della Crimea; e il futuro del Donbas.

Tra le richieste irrinunciabili dell’Ucraina c’è soprattutto quella di essere un Paese sovrano, libero dal dominio della Russia e con confini sicuri. Purtroppo in Russia ci sono alcuni che credono che l’Ucraina faccia davvero parte della Russia. Non si potrà giungere ad una pace negoziata senza il riconoscimento, da parte della Russia, della sovranità e della sicurezza nazionale dell’Ucraina. E tale riconoscimento deve essere puntellato da esplicite garanzie internazionali sia del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che di nazioni che sono intervenute diplomaticamente tra cui Germania, India e Turchia.

Tra le richieste della Federazione Russa va sottolineata, soprattutto, la rinuncia da parte della NATO alla sua intenzione di espandersi in Ucraina e Georgia. In tal caso, infatti,  la Russia sarebbe completamente circondata nel Mar Nero con l’aggiunta dell’Ucraina e della Georgia agli attuali membri della NATO del Mar Nero Bulgaria, Romania e Turchia. Benché la NATO si definisca un’alleanza difensiva,  la Russia la pensa diversamente, ben conoscendo anche la propensione degli Stati Uniti ad appoggiare  le operazioni di cambio di regime contro i governi a cui si oppone (inclusa l’Ucraina nel 2014, con il ruolo degli Stati Uniti nel rovesciamento dell’allora presidente filo-russo Viktor Yanukovich).

La Russia rivendica anche la Crimea come sede della flotta russa del Mar Nero dal 1783. Putin avvertì George Bush Jr. nel 2008 che se gli Stati Uniti avessero spinto la NATO in Ucraina, la Russia avrebbe ripreso la Crimea, che il leader sovietico Nikita Khrushchev aveva trasferito dalla Russia all’Ucraina nel 1954. Fino al rovesciamento di Yanukovich, la questione della Crimea è stata gestita con prudenza da accordi Russia-Ucraina che diedero alla Russia una sorta di contratto di locazione a lungo termine sulle sue strutture navali a Sebastopoli, in Crimea.

I punti del contendere dove Ucraina e  Russia differiscono fortemente concernono il Donbass, con la sua popolazione di etnia prevalentemente russa. Mentre la lingua e l’identità culturale ucraina prevalgono nella maggior parte dell’Ucraina, nel Donbass prevalgono l’identità culturale e la lingua russa. Dopo il rovesciamento di Yanukovich, il Donbas divenne un campo di battaglia tra paramilitari filo-russi e filo-ucraini, con le forze filo-russe che dichiararono l’indipendenza del Donbas.

L’accordo di Minsk II del 2015 fu un accordo diplomatico per porre fine ai combattimenti, basato sull’autonomia (autogoverno) per la regione del Donbas all’interno dei confini ucraini e sul rispetto per la lingua e la cultura russa. Dopo la firma, però, i leader ucraini fecero sapere di non gradire l’accordo e decisero di non onorarlo. Sebbene la Francia e la Germania fossero garanti dell’accordo, essi non  esercitarono nessuna pressione sull’Ucraina affinché lo portasse a termine. Dal punto di vista della Russia, l’Ucraina e l’Occidente hanno quindi rifiutato una soluzione diplomatica del conflitto.

Alla fine del 2021, Putin ribadì la richiesta della Russia di non allargare ulteriormente la NATO, in particolare all’Ucraina. Gli Stati Uniti si rifiutarono di negoziare l’allargamento della NATO ma, all’epoca il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg dichiarò provocatoriamente che la Russia non avrebbe avuto voce in capitolo nel caso di specie e che solo i membri della NATO avrebbero deciso se circondare o meno la Russia nel Mar Nero.

Nel marzo 2022, un mese dopo l’invasione russa, Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky fecero alcuni progressi sostanziali verso una pragmatica conclusione negoziata della guerra, basata sul non allargamento della NATO, sulle garanzie internazionali di sovranità e sicurezza per l’Ucraina e sulle questioni della Crimea e il Donbas da risolvere pacificamente e, in quel momento, i diplomatici turchi si dimostrarono i mediatori più abili.

Purtroppo l’Ucraina si è poi allontanata dal tavolo dei negoziati, forse su sollecitazione del Regno Unito e degli Stati Uniti, e ha adottato la politica di rifiutare i negoziati fino a quando la Russia non fosse cacciata definitivamente dall’Ucraina con un’azione militare. Il conflitto si è poi intensificato, con la Russia che ha annesso non solo le due regioni del Donbass (Luhansk e Donetsk), ma anche le regioni di Kherson e Zaporizhzhia. Recentemente, Zelensky ha gettato benzina sul fuoco chiedendo la rottura dei legami ucraini con le istituzioni ortodosse russe e rompendo, in tal modo,  legami religiosi dell’ etnia russa e di molti ucraini che risalgono a un millennio fa.

Con gli Stati Uniti e la Russia, che ora si avvicinano con cautela al tavolo dei negoziati, il momento della mediazione è vicino. Possibili mediatori includono le Nazioni Unite, la Turchia, Papa Francesco, la Cina e forse altri. I contorni di una mediazione riuscita sembrano oggi effettivamente chiari, così come lo sono le basi per un accordo di pace.

Il punto principale per la mediazione è che tutte le parti hanno interessi legittimi e reclami legittimi. La Russia ha erroneamente e violentemente invaso l’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno erroneamente cospirato per il rovesciamento di Yanukovich nel 2014, e poi hanno pesantemente armato l’Ucraina mentre spingevano per l’allargamento della NATO al fine di circondare la Russia nel Mar Nero. Dopo Yanukovich, i presidenti ucraini Petro Poroshenko e Volodymyr Zelensky si sono rifiutati di attuare l’accordo di Minsk II.

La pace arriverà quando ci saranno le seguenti condizioni: gli Stati Uniti si ritireranno da un ulteriore allargamento della NATO verso i confini della Russia; la Federazione Russa ritirerà le sue forze militari dall’Ucraina e si allontanerà dall’annessione unilaterale del territorio ucraino; l’Ucraina rinuncerà ai suoi tentativi di riconquistare la Crimea e tornerà all’accordo quadro di Minsk II.  Tutte le parti in causa concorderanno di proteggere i confini sovrani dell’Ucraina ai sensi della Carta delle Nazioni Unite, sostenuti sia dalle garanzie del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che da quelle offerte da altre nazioni.

La guerra in Ucraina è una guerra estremamente pericolosa tra superpotenze nucleari in un mondo che ha un disperato bisogno di pace e cooperazione. È tempo che Stati Uniti e Russia, due grandi potenze, sia del passato che del futuro, mostrino la loro grandezza attraverso il rispetto reciproco, la diplomazia e gli sforzi comuni per garantire uno sviluppo sostenibile per tutti, incluso quello del popolo ucraino, che è urgentemente bisognoso di pace e ricostruzione.

di Carlo Marino

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