L’accordo di partenariato economico tra l’UE e la Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale

L’accordo di partenariato economico (APE) tra l’UE e la Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (SADC) mira a promuovere l’integrazione regionale e costituisce un elemento portante della zona continentale di libero scambio per l’Africa, che fu lanciata nel 2021. La Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale è un’organizzazione internazionale regionale che persegue la cooperazione e l’integrazione socioeconomica così come la cooperazione politica e nella sicurezza tra quindici paesi africani. Tale accordo con l’Unione Europea riveste una grande importanza in quanto si tratta del primo accordo di partenariato economico tra l’UE e una regione africana. Esso è, inoltre, il primo accordo di partenariato economico (APE) regionale pienamente operativo in Africa: tutti i partner attuano infatti le riduzioni tariffarie delineate nell’accordo.

L’accordo fu concluso il 10 giugno 2016 tra l’UE e sei paesi dell’Africa australe. Tali paesi sono il Botswana, il Lesotho, il Mozambico, la Namibia, il Sudafrica e l’Eswatini. È applicato in via provvisoria dal 10 ottobre 2016, in quanto non tutti gli Stati membri dell’UE hanno ratificato l’APE. Il Mozambico lo applica in via provvisoria dal 4 febbraio 2018. L’Angola, uno Stato della regione SADC, ha anch’essa partecipato ai negoziati sull’APE UE-SADC, ma il paese non ha firmato l’accordo nel 2015. Le parti hanno invece convenuto l’inclusione di una clausola specifica sull’adesione all’APE dell’Angola.

Il gruppo di paesi della SADC aderenti all’APE non è costituito dall’intero blocco della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale, bensì da membri dell’Unione doganale dell’Africa australe (SACU) e dal Mozambico. È prevista la possibilità per l’Angola di aderire in futuro. La Comunità economica regionale della SADC comprende 16 Stati membri, il cui impegno in particolare è incentrato sullo sviluppo economico, sulla pace, sulla sicurezza, sulla riduzione della povertà e sul miglioramento del tenore di vita della popolazione dell’Africa australe attraverso l’integrazione regionale. Tali obiettivi devono essere sostenuti da principi democratici e dallo sviluppo sostenibile, come stabilito nel trattato della SADC firmato nel 1992. Altri sei membri della SADC hanno negoziato accordi di partenariato economico con l’UE nell’ambito di diversi gruppi regionali africani.

I negoziati sull’APE sono iniziati nel 2004 e sono stati oggetto di critiche. Si temeva che l’istituzione di un quadro di libero scambio per le merci tra nazioni con livelli diversi di sviluppo e potere negoziale potesse perturbare i sistemi di produzione locali, diminuire le entrate pubbliche e contrastare l’obiettivo dell’integrazione regionale.

L’ accordo di partenariato economico UE-SADC si basa sui principi dell’accordo di Cotonou e mira a ridurre la povertà attraverso un partenariato commerciale, a promuovere l’integrazione regionale, la cooperazione economica e il buon governo.

Tale accordo comprende norme sugli scambi di merci, con un accesso asimmetrico che favorisce gli Stati della SADC aderenti. I prodotti sensibili possono essere esentati dalla piena liberalizzazione ed è possibile applicare misure di salvaguardia per proteggere la produzione interna e le industrie nascenti. L’Unione doganale dell’Africa meridionale (SACU) prevede l’esenzione da dazi e contingenti per una parte significativa delle esportazioni dell’UE nella regione, il che riguarda l’84,9 % di tali prodotti. Un ulteriore 12,9 % delle esportazioni dell’UE beneficia di una liberalizzazione parziale, che comporta una riduzione dei dazi o dei contingenti tariffari.

L’UE offre un accesso immediato con esenzione da dazi e contingenti alle merci provenienti da Botswana, Lesotho, Mozambico, Namibia ed Eswatini, nonché un accesso preferenziale al 98,7 % delle merci provenienti dal Sudafrica.

In cambio, gli Stati della SADC aderenti all’APE hanno concordato una graduale liberalizzazione tariffaria per un periodo massimo di dieci anni. Sono state istituite salvaguardie e misure speciali per proteggere i prodotti sensibili dalla piena liberalizzazione. Gli Stati della SADC aderenti all’APE avranno la facoltà di aumentare i dazi o di imporre contingenti sulle importazioni dall’UE, in particolare nei casi in cui tali importazioni perturbino un particolare settore economico o un’industria nazionale o rappresentino per essi una minaccia significativa.

L’accordo si concentra principalmente sugli scambi di merci e non riguarda gli scambi di servizi, sugli investimenti o su altre questioni quali i diritti di proprietà intellettuale, la concorrenza e gli appalti pubblici pur contenendo una disposizione che prevede la futura negoziazione di accordi su tali questioni. L’APE UE-SADC contiene inoltre un articolo su commercio e sviluppo sostenibile (CSS) che riguarda gli aspetti sociali, economici e ambientali ed uno sui settori di cooperazione, definendo così le priorità quali il rafforzamento della competitività e affrontando i vincoli sul versante dell’offerta.

Nell’ambito della sezione concernente il commercio e lo sviluppo sostenibile, entrambe le parti hanno ribadito il proprio impegno a promuovere il commercio internazionale in modo da contribuire all’obiettivo dello sviluppo sostenibile (con i suoi pilastri: sviluppo economico, sviluppo sociale e protezione dell’ambiente). Inoltre, tale sezione include disposizioni relative alle norme e agli accordi multilaterali in materia di ambiente e di lavoro. È importante sottolineare che le disposizioni relative agli obblighi internazionali in materia di lavoro e ambiente non rientrano nell’ambito di applicazione di alcun meccanismo di risoluzione delle controversie. Esse sono invece soggette unicamente a consultazioni condotte tramite il comitato per il commercio e lo sviluppo, istituito nell’ambito dell’APE e composto da alti funzionari di entrambe le parti.

di Carlo Marino

Direttore di #Eurasiaticanews