La via degli angeli. La traslazione delle pietre della Santa casa di Loreto

“La via degli angeli. La traslazione delle pietre della Santa casa” è un volume di Fernando Frezzotti pubblicato per i tipi de Il Lavoro Editoriale. Da dove è venuta la Santa casa di Loreto? E chi l’ha portata fino in Italia? Uno studio circostanziato e durato anni di ricerche “da detective” che apporta una rilevante modifica alla storia delle Marche della prima età moderna. Argomento del volume è la storia della traslazione della Santa Casa di Loreto, luogo privilegiato per il culto alla Vergine Maria, ricostruita in senso “positivo”, oltre la tradizione religiosa più tarda, avvalendosi degli strumenti dell’indagine geopolitica e degli indizi che è stato possibile desumere dall’iconografia, dalla toponomastica, dall’odonomastica e dalle persistenze di lungo periodo trasmessesi fino ad oggi. Un vero e proprio “codice della traslazione” è venuto fuori dalle indagini dell’autore consentendogli di interpretare gli eventi e le testimonianze in maniera completamente differente, confermando l’autenticità della Casa di Nazareth, ma rinvenendo aspetti inediti sulla committenza, il governo, l’esecuzione, la custodia dell’operazione che portò infine le pietre nella selva di Santa Maria in fundo laureti nel 1294.

L’autore Fernando Frezzotti, anconetano e laureato in storia economica nel 1988, sostiene la tesi del trasporto delle “sacre pietre” da Nazareth a Loreto su commissione della famiglia bizantina degli Angeli Comneno e ne ricostruisce il tragitto. Nel 2018 ha pubblicato sulla rivista “Studi sull’Oriente Cristiano”, periodico dell’Accademia Angelico Costantiniana, una sintesi dei primi risultati della sua ricerca iniziata nel 2014, che trova in questo libro adeguata ed ampia trattazione. Partendo da studi e ricerche dello storico greco Haris Koudounas che aveva ipotizzato, nel santuario di Porta Panagià presso Pyli in Tessaglia, una delle soste della Santa Casa durante il lungo viaggio che la portò da Nazareth in Italia,  Frezzotti ha riconsiderato tutta la vicenda della reliquia secondo parametri temporali diversi, più ampi dei tre anni e sette mesi fino ad allora accettati; inoltre finora non era dato sapere se ci fossero stati degli autori materiali, come pure dei mandanti della traslazione, al di là del “volo angelico” che poi ebbe tanta parte nell’iconografia mariana. La dilatazione dello spazio storico ha messo in luce che i protagonisti e i relativi contesti storici variarono più volte e lo stesso dovette avvenire anche per i programmi, le aspettative, le strategie di chi aveva ideato il piano che non avrebbe poi fatto in tempo a vedere compiuto.

Con questo lavoro Frezzotti ha fatto emergere il contenuto di storicità presente negli elementi dedotti dalla tradizione, giungendo a una completa lettura di una traslazione molto articolata. Se la tradizione lauretana, infatti, ha finito col sottolineare l’aspetto miracolistico della traslazione della Santa Casa di Nazareth, portata appunto in volo dagli angeli, nel volume di Frezzotti si è, invece, seguita la prospettiva di un viaggio a tappe, concreto e reale nella storia, che pur rappresentando l’antitesi del “miracolo”, finisce con il dare maggiore peso e spessore all’autenticità della Casa di Maria.

Essendo una reliquia di straordinario valore, gli organizzatori della spedizione la rimossero dal sito originario di Nazareth e, dopo aver pianificato una operazione di trasporto, che avvenne di certo sotto il vincolo della segretezza, imposero ai diversi affidatari della missione succedutisi nel tempo di cercare condizioni di stabilità, pur muovendosi nei mutevoli scenari geopolitici internazionali.

Le condizioni geo-politiche manifestatesi nella regione di Nazareth che ospitava la reliquia, verso la fine degli anni Sessanta del XIII secolo, avevano raggiunto un tale grado di instabilità da rendere indifferibile portare via le reliquie e metterle al sicuro altrove; cercare questo altrove sicuro fu un’operazione che l’autore ha definito di “intelligence ante-litteram”. La stessa matrice geo-politica è stata rigorosamente seguita da coloro che hanno governato e sono intervenuti materialmente, nelle varie fasi in cui si è articolato il trasporto.

L’individuazione del percorso seguito dalla reliquia nell’attraversamento (e delle relative soste) dei territori facenti un tempo parte dell’Impero Romano d’Oriente portò prendere in considerazione solo quelle parti dell’Impero che si trovavano a essere filo-angioine (Tessaglia prima ed Epiro poi) e ad escludere quelle filo-paleologhe.

La segretezza, secondo l’autore, dovette caratterizzare tutte le singole fasi dell’operazione; tale caratteristica fu probabilmente percepita da tutti gli attori succedutisi nel corso delle diverse fasi come funzionale al successo del trasporto, conseguenza ineluttabile dell’instabilità politica della Terrasanta in cui la presenza cristiana era ormai pregiudicata. Proprio il carattere segreto dell’operazione doveva salvaguardare le sante pietre sia dalla profanazione degli infedeli, sia da quella di potenziali, e cristiani, ladri di reliquie.

di Carlo Marino