La fondazione di Roma, 21 aprile del 753 a.C.

Da circa XX secoli, nei giorni intorno al 21 aprile, a mezzogiorno, si può assistere a Roma, dentro il Pantheon, a un effetto speciale ante litteram: il sole entra nel celebre oculus alla sommità della cupola, con un’inclinazione tale da creare un fascio di luce che cade perfettamente sul portale d’ingresso.

In antico, la magniloquente scenografia permetteva, a quell’ora esatta, una straordinaria visione: l’imperatore che varcava la soglia del tempio immerso nella luce.

Si perpetua così ancor oggi uno dei sogni luminosi dell’imperatore Adriano: glorificare Roma nel giorno della sua fondazione, facendo giocare l’architettura del Pantheon con il volgere eterno della luce solare.

Il 21 aprile, giorno del Natale di Roma, non sembra affatto una data simbolica, come pensarono molti studiosi per secoli, credendo che la fondazione fosse solo una leggenda creata a tavolino quando Roma era già grande.

Se fosse stata una data simbolica, probabilmente sarebbe stato più logico scegliere, per esempio, un giorno del mese di marzo, in cui iniziava l’anno nel più antico calendario romano.

Probabilmente fu invece un giorno scelto proprio per realizzare il famoso solco, con tutto il rito di fondazione.

Una testimonianza a supporto di questa ipotesi è fornita dagli importanti scavi archeologici svolti dal prof. Carandini presso il colle Palatino, dove sono state ritrovate evidenti tracce della sacralità riconosciuta nei secoli al luogo del primo tracciato realizzato in età romulea (metà dell’VIII sec. a..C.).

Dunque, il 21 aprile deve avere un suo senso specifico e una vera e concreta storicità.

E il senso lo troviamo nel fatto che proprio in quei giorni di aprile si celebrava sul colle Palatino un’antichissima dea, Pales, legata ai riti di fecondazione e riproduzione, al fiorire della primavera, alle nuove nascite.

Ricordiamo la leggenda di Romolo e Remo e, saltando di fotogramma, ritroviamo i gemelli a osservare il cielo e il volo degli uccelli, perché fossero gli dei con i loro segnali a indicare chi dei due sarebbe stato il fondatore della nuova città.

La scelta cadde su Romolo, che aveva ricevuto segnali di gran lunga più favorevoli.

È verosimile pensare che proprio il giorno 21 aprile, sul Palatino Romolo svolse il rito di fondazione, in un’unica giornata, come momento primigenio di Roma.

Siamo a metà dell’VIII sec. a.C.: come data tradizionale del Natale di Roma abbiamo il 753 a.C.

In questo periodo vengono fondate molte città in area mediterranea, secondo un rito che dà forma di città ad agglomerati di piccoli popoli già precedentemente stanziati nel territorio di riferimento.

Allo stesso modo, prima di Roma, è attestata per secoli una rilevante presenza di abitati sui colli, nonché una forte frequentazione del guado del Tevere costituito dall’Isola Tiberina.

Quindi Romolo fonda Roma sul Palatino creando un luogo di riferimento sacro e civile, che possiamo cominciare a definire Stato, per le genti stanziate nel territorio, che riconosceranno entro quella piccola area la propria identità, i propri dei, l’autorità comune da cui farsi guidare.

Nel rispetto dei più antichi riti, il fondatore designato si vestì con il cintus gabinus, secondo la tradizione proveniente dall’antica Gabii, centro sito al XII miglio della via Prenestina, e utilizzò un aratro di bronzo al quale aggiogò una vacca e un toro bianchi.

Secondo la testimonianza di Tito Livio, egli cominciò da nord-ovest, procedendo in senso anti-orario verso sud-est e tracciando un solco ai lati del quale stabilì l’area del pomerium, lo spazio sacro nel quale erano state fatte ricadere le zolle man mano estratte dall’aratro.

Le prime mura di Roma erano dunque una sorta di cerchio magico che proteggeva la città e la rendeva inviolabile.

Per questo, in corrispondenza delle porte l’aratro veniva sollevato, così da interrompere il cerchio, rendendo accessibile la città soltanto attraverso quei passaggi.

Remo, come ci ricorda la tradizione, osò sfidare il fratello violando la regola sacra e scavalcando il solco. Per questo fu assassinato da Romolo.

Il destino fatale di Roma nasce con un delitto e procederà nella storia fondando le premesse della sua immortalità, della quale anche noi oggi possiamo dirci testimoni.

di Maria Cristina Zitelli

(elaborazione grafica C. Restaino)