Allarme imprese del terziario: in troppe avviate alla chiusura

Al recente Forum Ambrosetti di Cernobbio, il ministro delle Finanze Roberto Gualtieri ha parlato di un forte rimbalzo del Prodotto Interno Lordo nel terzo trimestre di questo funesto 2020, maggiore del previsto. Cauta fiducia, quindi, da parte del titolare del Dicastero, dopo la caduta del PIL del 12,8%, toccata invece nel secondo trimestre. Gualtieri si aspetta che l’Italia riesca ad emergere dalla crisi, provocata dal coronavirus e dal lockdown, con un ritmo superiore a quello che si poteva immaginare qualche tempo fa. La caduta media annuale del Pil italiano, nelle dichiarazioni del Ministro, non sarà a due cifre e la stima esatta si conoscerà a fine settembre con la nota di aggiornamento al DEF (Documento di Economia e Finanza).

Più fosche le previsioni della Confcommercio, che ritiene che il previsto rimbalzo del Pil non salverà molte imprese del terziario dalla chiusura.

Tante le incognite con cui il terzo trimetre si chiude, anche se vi è stato un progressivo ma complesso ritorno alla normalità.

Vi è disomogeneità sia a livello settoriale che territoriale nei miglioramenti produttivi e nei tentativi di recupero. L’incertezza, per il lavoro e per il possibile sostegno da parte di misure governative, frena le famiglie. Queste continuano a mantenere atteggiamenti ambivalenti nei confronti del consumo: da un lato la voglia di tornare alla vita prima della pandemia e dall’altra la paura per il futuro sanitario oltre che economico.

L’ICC (Indicatore di Consumi Confcommercio) di agosto è ancora negativo, benché segni un miglioramento rispetto a luglio. Ma ciò non illude che si possa tornare ad un rapido e completo recupero del volume di consumi.

Per molti segmenti dei servizi la situazione resta particolarmente difficile. Le funzioni legate al tempo libero, ai trasporti ed al turismo sono molto lontane dal ritorno ai livelli pre-pandemia. Ad agosto i consumi hanno segnato l’8,7% in meno. Nello specifico le attività ricreative hanno toccato -61,6%, un vero e proprio crollo, il settore alberghiero -35%, mentre i pubblici esercizi si sono attestati sul – 26%.

Per la filiera turistica in particolare, sebbene in parte sostenuta dalla domanda interna, permane il problema della ridotta mobilità internazionale, che quindi non fa prevedere la possibilità di una buona ripresa, in quanto continua a venire meno l’essenziale componente extra-UE.

Tutto resta molto incerto di fronte ad una recrudescenza autunnale della pandemia. Gli ultimi dati vedono aumentare in tutta Europa zone rosse e lockdown di quartieri o città.

Il Presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, commentando la Congiuntura dell’Ufficio Studi della Confederazione, diffusa a settembre, ha auspicato che tutte le risorse europee siano utilizzate per rafforzare la crescita ed aiutare i settori più colpiti, ma anche superare i problemi strutturali del nostro Paese, ricordando che la riforma fiscale resta ancora una priorità tuttora disattesa.

di Rosaria Russo