A partire dal 28 giugno, con l’Italia tutta in zona bianca e le restrizioni ridotte al minimo, cade l’obbligo della mascherina nei luoghi aperti; l’obbligo permane in quelli chiusi e, in generale, quando non sia possibile garantire il distanziamento sociale.
Le disposizioni sono contenute nell’ultima ordinanza del 22 giugno 2021 firmata dal Ministro della Salute Roberto Speranza e testualmente prevedono (art. 1, comma 1) che cessa l’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie negli spazi all’aperto, fatta eccezione per le situazioni in cui non possa essere garantito il distanziamento interpersonale o si configurino assembramenti o affollamenti, per gli spazi all’aperto delle strutture sanitarie, nonché in presenza di soggetti con conosciuta connotazione di alterata funzionalità del sistema immunitario (fonte: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/06/23/21A03849/sg).
Cosa cambia in concreto? Proviamo a fare un semplice raffronto testuale con le disposizioni in vigore in precedenza, prendendo il corrispondente passaggio del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021 (fonte: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/03/02/21A01331/sg), richiamato nell’ordinanza del 22 giugno, precisamente l’art. 1 (commi 1 e 2) E’ fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con se’ dispositivi di protezione delle vie respiratorie e di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto. Non vi è obbligo di indossare il dispositivo di protezione delle vie respiratorie quando, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantito in modo continuativo l’isolamento da persone non conviventi. Sono fatti salvi, in ogni caso, i protocolli e le linee guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali, nonché le linee guida per il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici o aperti al pubblico.
Ad avviso di chi scrive il cambiamento è più formale che sostanziale, al massimo gli si potrebbe riconoscere un valore simbolico, senza dimenticare che sono le stesse autorità politiche e sanitarie a raccomandare massima prudenza per evitare un ritorno al passato (l’esempio israeliano al riguardo può fungere da monito).
di Paolo Arigotti