Un articolo dello Spectator sulla situazione italiana

Alla fine del mese di febbraio scorso è stato pubblicato dal settimanale inglese The Spectator, a firma del giornalista e scrittore Nicholas Farrell, un pezzo che ci riguarda molto da vicino, con un titolo che lascia davvero poco spazio alla fantasia: “The pointless tyranny of Italy’s Covid pass”, letteralmente il punto sulla tirannia del covid pass in Italia (link: www.spectator.co.uk/article/the-pointless-tyranny-of-italy-s-covid-pass). Un’analisi impietosa e circostanziata circa le misure restrittive adottate nel nostro paese per fronteggiare la pandemia, che denuncia apertamente la severità di certe scelte – ulteriormente inasprite a febbraio -, le quali, ad avviso dell’autore, non trovano riscontri in altri stati europei, molti dei quali si stanno muovendo in una direzione esattamente opposta (tra questi il Regno Unito), sulla scorta dei dati che confermerebbero l’inutilità di ulteriori restrizioni. Il pezzo continua con espressioni piuttosto forti, che parlano del passaporto vaccinale più draconiano dell’Europa e/o di una psicosi di massa che avrebbe pervaso classe politica e cittadinanza, smentendo seccamente tutte le giustificazioni ufficiali per il green pass, tanto come incentivo alle vaccinazioni (forse l’unico obiettivo parzialmente raggiunto), quanto per la riduzione dei contagi e/o la creazione di ambienti sicuri per i vaccinati; viene ricordato come i consulenti scientifici del Governo di Sua Maestà abbiano perfettamente messo in evidenza ragioni e vantaggi dei lockdown e/o di altre limitazioni. Per queste ragioni, si auspica che un analogo processo possa essere avviato in Italia. Duramente criticate pure le misure di esclusione sociale dei non vaccinati, costretti a restare fuori da spazi pubblici, strutture ricettive, esercizi commerciali, servizi alla persona e sistema del trasporto, salvo – quando consentito – ricorrere (e sostenere il costo) al tampone ogni due giorni. In tal senso, le scelte del Governo (non eletto, come tutti gli Esecutivi italiani dal 2011) guidato da Mario Draghi si sarebbero tradotte in un esercizio “di inutile tirannia”; l’unica forza politica che si è sempre opposta alle misure restrittive è stato il partito (definito post-fascista) di Fratelli d’Italia. L’ultimo step – ritenuto ancora più tirannico – è stata l’estensione dell’obbligo vaccinale per i cittadini over 50 e i lavoratori della sanità e della scuola (circa 500mila persone), annullando in molti casi la preesistente opportunità di ricorrere al tampone. Ai trasgressori degli obblighi vengono comminate sanzioni di misura variabile (fino a 1500 euro). Tra le durissime critiche al Governo Draghi, l’accusa di aver sostanzialmente fallito nei risultati che si prefiggeva, aggiungendo che non migliore è stata la linea dei media nostrani, “supinamente” allineati con l’Esecutivo, come il 75 per cento dei cittadini. Le scelte draconiane, ad avviso dell’autore, non sarebbero giustificabili specie confrontando i dati italiani con quelli britannici (dove il green pass non è mai esistito in tale forma), ancora più inutili visto e considerato che la maggioranza dei cittadini ha scelto volontariamente di vaccinarsi. Questo elemento è confermato dai numeri: Italia e Regno Unito hanno rispettivamente 59 milioni e 69 milioni di abitanti, e le percentuali di vaccinati sono pressoché analoghe tra gli over 12, 88,92% contro 84,9%, un trend del tutto simile a quello di inizio anno. Tutto questo confermerebbe, in ultima analisi, che la costrizione non è il miglior modo per indurre la gente a vaccinarsi. Lo stesso emerge da un raffronto circa i decessi dal 1^ dicembre (UK: 18mila, Italia 15mila) e il numero delle infezioni (circa 7 milioni a dicembre), praticamente analogo nei due paesi; al contrario, il pass vaccinale potrebbe perfino aver sortito effetti negativi, creando nei cittadini un falso senso di fiducia e sicurezza, tenuto conto che in Italia circa il 70 per cento dei contagi da inizio anno ha riguardato persone vaccinate, mentre resta confermato che queste ultime finiscono proporzionalmente di meno in ospedale e/o accusano sintomi gravi, pur non mancando tra loro decessi o casi più seri. Infine, viene ricordata la recente intervista del professor Walter Ricciardi (equivalente del britannico professore Neil Ferguson), consigliere scientifico per il Covid del ministero della Salute italiano, il quale rispondendo in occasione di un talk televisivo alle osservazioni di un giornalista che gli rappresentava – citando i dati della John Hopkins University – come paesi come Regno Unito o Spagna (senza green pass o obblighi) avessero una mortalità inferiore a quella dell’Italia, avrebbe parlato di affermazioni prive di fondamento scientifico, visto che l’Inghilterra calcolerebbe i decessi con parametri diversi, che praticamente dimezzerebbero il dato reale dei morti. Farrell parla di frasi prive di senso, visto che il Regno Unito conta come deceduti per Covid coloro che siano risultati positivi negli ultimi 28 giorni, il che potrebbe casomai aumentare il numero delle vittime; il prof. Ricciardi avrebbe ulteriormente insistito, asserendo che gli inglesi hanno avuto numeri superiori ai nostri, essendosi rifiutati di imparare dall’Italia, aggiungendo, infine – unico punto sul quale Farrell concorda con lui – una notazione sull’inefficienza del sistema sanitario, così grave che per la chirurgia dell’anca ci può essere un’attesa di dieci anni.

di Paolo Arigotti