Storico accordo sulla biodiversità raggiunto dalla COP15 a Montreal

Dopo una lunga sessione plenaria, il 19 dicembre scorso il Ministro cinese dell’ecologia e dell’ambiente, Huang Rungiu, attuale presidente della XV Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, ha annunciato il raggiunto accordo e l’approvazione di un importante pacchetto di misure. Lo scopo della COP15 era quello di adottare un accordo quadro sulla biodiversità, sul modello dell’Accordo di Parigi del 2015 sul cambiamento climatico.

Una prima fase della conferenza si è tenuta virtualmente in Cina nell’ottobre 2021, che ha prodotto la Dichiarazione di Kunming, approvata dai rappresentanti di oltre 100 paesi, riassunta nel motto “30 x30” ovvero l’impegno di arrivare alla protezione del 30% delle aree terrestri e marine mondiali entro il 2020. Al termine di due settimane di discussioni, la seconda fase della conferenza ha prodotto la sottoscrizione, da parte delle 196 Parti partecipanti alla COP15, di 6 documenti, con il dettaglio degli obiettivi e traguardi da perseguire.

Si è quindi pervenuti ad un accordo storico per arrestare ed invertire la tendenza al declino delle aree naturali entro il 2030. I Paesi partecipanti hanno concordato una tabella di marcia per proteggere il 30% della biodiversità delle terre ed il 30% dei mari entro il corrente decennio. Attualmente sono protette il 17% delle aree terrestri e il 10% di quelle marine, l’accordo della COP 15 rappresenta quindi, almeno negli intenti, un forte passo avanti. 

Con 30 miliardi di dollari di aiuti annuali si sosterrà la conservazione nei Paesi in via di sviluppo.

L’accordo prevede il raggiungimento di 4 obiettivi finali entro il 2050:

  • riduzione delle minacce alla biodiversità
  • utilizzo sostenibile della biodiversità, valorizzazione e conservazione dei benefici che offre alle persone
  • condivisione equa dei benefici, economici e non, derivanti dalle risorse genetiche che includa anche le popolazioni indigene
  • implementazione e accessibilità per tutte le Parti agli strumenti necessari all’attuazione dell’accordo, inclusi quelli finanziari, tecnici, scientifici e tecnologici.

Per raggiungere questi obiettivi finali entro il 2050, i Paesi firmatari devono da subito adoperarsi per raggiungere 23 target specifici entro il 2030, quali ad esempio, per evidenziarne alcuni:

  • integrare i valori della biodiversità nei processi produttivi, sviluppando ad esempio in agricoltura pratiche agroecologiche
  • ridurre gli incentivi dannosi per la biodiversità di almeno 500 miliardi di dollari l’anno, destinando questi fondi alla protezione e al ripristino della natura
  • adottare strumenti di pianificazione efficaci nella gestione e uso dei terreni
  • il 30 % delle aree marine e il 30% delle aree terrestri deve diventare area protetta o sottoposta ad altre modalità efficaci di tutela, riconoscendo e rispettando i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali
  • regolamentare il commercio di specie domestiche e selvatiche, che aumentano anche il rischio di spillover (il salto di specie che abbiamo visto con il Covid-19)
  • minimizzare l’introduzione di specie invasive, riducendo l’inquinamento e contrastando il cambiamento climatico
  • tutela della biodiversità anche nelle città, attraverso una progettazione urbana che amplii le aree verdi
  • adozione di strumenti regolatori e finanziari da adottarsi nelle politiche dei Paesi sottoscrittori, senza dimenticare una forte sensibilizzazione ed informazioni dei consumatori.

Si può fare molto anche in termini di conoscenza del problema e dei suoi risvolti su tutti gli abitanti del pianeta.

La biodiversità è sostanzialmente la varietà della vita in tutte le sue forme, livelli e combinazioni, degli ecosistemi in cui viviamo, che si esprime a livello di geni, di specie, habitat e che include i beni ed i servizi che fornisce all’umanità ed al nostro pianeta.

Quali gli effetti negativi della perdita di biodiversità? Come fonte di cibo, medicine, aria pulita, acqua dolce, ma anche a livello meno materiale di ricreazione e ispirazione, la biodiversità è la base dell’economia e della ricchezza dei Paesi. Per l’Italia, ad esempio, essa è vitale per molti settori produttivi, in particolare per l’agricoltura e la pesca, e vari settore industriali come il tessile, il farmaceutico e l’agroalimentare. La biodiversità del nostro pianeta sta declinato con un ritmo senza precedenti nella storia umana. Più della metà del prodotto interno lordo mondiale e anche del nostro Paese è a rischio. Senza interventi decisivi e costanti, come auspicati dalla COP15, aumentano i rischi di insicurezza alimentare e di shock socioeconomici. Gli habitat naturali si presentano sempre più meno resilienti e meno produttivi rispetto al passato.

L’UE ha da tempo avviato la creazione di una rete europea di aree protette e di tutta serie di iniziative di ripristino della natura, in linea già con gli obiettivi della COP15.

di Rosaria Russo