“Solo al sole”, il nuovo singolo dell’artista fiorentino Andrea Mastropietro

Steso al sole come un serpente cambio la mia pellepancia a terra nella mia testa faccio sempre guerra e penso a te e non a meio che mi trovo a rinascerevita nuova dalla cenere

Così canta Andrea Mastropietro – in arte l’Albero – nell’introduzione di “Solo al sole”, il nuovo singolo dell’artista fiorentino uscito il 23 ottobre per Santeria Records con distribuzione Audioglobe. 

È possibile ascoltarlo qui:

https://orcd.co/lalbero-soloalsole

La canzone, che dà anche il titolo all’album disponibile dal 13 novembre, conduce nel mondo e nella dimensione musicale dell’artista: un viaggio personale fatto di grande sensibilità, di riflessione e di rinascita. Una persistente osmosi tra il passato e il contemporaneo, tra la musica di matrice estera e quella italiana. L’Albero è il progetto solista in italiano di Andrea Mastropietro, ex voce e chitarra dei The Vickers. Con loro si è esibito in centinaia di concerti in tutta Europa, tra cui il Primavera Sound di Barcellona del 2014.  Nel 2015 Andrea decise di dar vita al suo progetto solista, l’Albero, con il quale esordì nell’aprile del 2015 con una cover di ‘Nel cuore, nell’anima’ di Lucio Battisti 

(https://www.youtube.com/watch?v=Tjg6ncX6qX8&feature=youtu.be).

 
In “Solo al sole” l’Albero si mette a nudo, si confessa senza fraintendimenti. Il suo è il dualismo tra la quiete, la luce e il calore del sole, la voce celestiale e mistica e quella parte della vita, che invece è più a contatto e più immersa nella realtà: oggi la mia città è come uno zombie / piena di mostri / non ho scampo.

Il senso di irrequietezza che anima costantemente l’essere umano nella ricerca di conciliazione tra ciò che è e ciò che sarà attraversa questo brano.

«Nella vita può capitare di trovarsi in una posizione scomoda, dolorosa, momenti di transizione e di passaggio – afferma l’Albero – A volte non ci si può nascondere e fare niente, si pensa, anche troppo, e si sta in solitudine, come fossimo stesi al sole, un po’ ci si brucia, un po’ ci si asciuga il fisico e la mente, per poi svuotarsi di ciò che è superfluo e ripartire».

La voce atemporale de l’Albero, che sembra provenire dagli anni ’70 pur risultando moderna, domina tutta la canzone. Una voce che chiama, un richiamo indefinito e libero tra epoche passate e future, eco di sensazioni e sfumature sottili: una voce vera e pura.

di Eleonora Marino