Smart working, seconda ondata “Covid-19”

Prima dell’introduzione delle nuove misure restrittive, generate dall’incremento dei contagi la data ultima fissata per il termine di utilizzo del periodo di smart working , era il 15 ottobre 2020. Attualmente è stata prorogata al 31 gennaio 2021.

Le aziende dovranno attenersi al rispetto delle regole, che sovrintendono il lavoro agile, quale nuovo sistema semplificato di ricorso al lavoro.

La Ministra Dadone ha varato il DM sullo smart-working tenendo però conto, insieme alla necessità di tutelare la salute del lavoratore e del cittadino, quella, prioritaria, di garantire i servizi alla collettività. L’orientamento prevalente è quello di favorire lo “smart working” per i lavoratori disabili e fragili, mantenendo lo stesso inquadramento con l’eventuale, possibile, conferimento di mansioni diverse. È previsto che chi opti per il lavoro agile non debba subire penalizzazioni. Lo stesso presenta vantaggi e svantaggi sia per la parte datoriale che per il lavoratore.

Da un lato appare un evidente e consistente risparmio sulla gestione aziendale, legato ad un taglio netto delle spese occorrenti a supportare lo svolgimento quotidiano delle attività da rendersi all’interno dei luoghi di lavoro, dall’altro emerge una situazione di preoccupante destabilizzazione della salute del lavoratore che, se da un lato non subisce lo stress psico-fisico del doversi alzare presto ed utilizzare i mezzi di trasporto per recarsi al lavoro, con tutte le nefaste conseguenze di deprezzamento del carico umano e dei correlati costi, ancorati alla gestione ed utilizzo degli ulteriori servizi, di cui necessita per poter condurre una vita dignitosa (domestica, pulizie, decoro, cambio di abiti etc.), dall’altro è depauperato dal prezioso accrescimento, che normalmente acquisisce (migliorando la sua professionalità) dalla possibilità di contatti con colleghi ed utenza, capitale umano che costituisce supporto necessario e propedeutico corollario dello svolgimento “in presenza” di ogni attività lavorativa. Da non trascurare l’ulteriore svantaggio di poter anche allungare i tempi di istruttoria delle pratiche per il venir meno del distacco fisiologico e temporale tra il lavoro e la vita familiare. Viene, altresì, a diminuire il tempo libero con una minore o meno minuziosa cura della propria persona a cui normalmente ci si dedica, prima di recarsi fisicamente al lavoro.

Eliminato il confine tra il lavoro e la famiglia, questo tutt’uno rischia di ingenerare importanti fratture familiari, oltre che un depauperamento della stessa professionalità.

Per non parlare del fatto di dover attrezzare accuratamente la casa di ogni arredo elettronico, utile al corretto svolgimento del proprio lavoro, rischiando di sottrarre spazi operativi e comodità utili al rilassamento fisico e mentale. Per non parlare dei nuovi incidenti domestici, professionali, da smart working. Venendo a mancare gli ineludibili momenti di connubio sociale con i colleghi si rischia il collasso isolazionista e la segregazione sociale. Il tutto ricade negativamente sulla salute con l’ulteriore evidente conseguenza del rischio di lavorare per un maggior numero di ore non retribuite.

di Angela Gerarda Fasulo