Se l’INPS non riprende a recitare il proprio ruolo è inevitabile un rapidissimo declino dello stesso, con gravissime conseguenze per noi lavoratori.

Complici le scelte davvero stolte, adottate dai vari Governi che si sono succeduti e la totale assenza o forse, più spesso, la totale compiacenza dell’Amministrazione, nell’Istituto si è definito un quadro davvero desolante che ha creato e continuerà a creare non pochi problemi.

 

Negli ultimi anni la “governance” dell’INPS ha partorito scelte e generato eventi che hanno creato profonde fratture nel corpo dell’Ente che oramai, al di la dei dati numerici, arranca e va avanti grazie soprattutto alla fatica, all’impegno ed al senso di responsabilità dei propri dipendenti che continuano a rispondere alle richieste dei cittadini.

 

In un certo senso parrebbe che, ancor prima che l’obiettivo principale dei nostri politicanti si consegua e cioè che la legge 88/89 venga cancellata, chi rappresenta il nostro Ente si sia nei fatti già con mestizia “adeguato”, rinunciando a far valere l’autonomia ed il mandato conferito da tale legge all’Istituto, lasciando supinamente che lo si omologasse ad una qualsiasi altra amministrazione pubblica, senza rivendicarne con forza la specificità, le peculiarità ed il “servizio unico” svolto nel panorama nazionale.

 

L’Amministrazione ed alcune OO.SS., attraverso i contratti integrativi, cercano continuamente di mettere “toppe” ad una situazione che sta diventando giorno dopo giorno sempre più intollerabile per i dipendenti; ma il più delle volte il rimedio è peggiore del male stesso e si adottano provvedimenti che sono palesi segnali di una Organizzazione aziendale in difficoltà ed in affanno rispetto a ripetuti interventi esterni che non riesce in nessun modo a contrastare.

 

Non abbiamo voluto essere complici di questa situazione che crea paradossalmente problemi agli stessi dipendenti in favore dei quali invece i CCNI dovrebbero essere siglati, motivo per cui è ormai da tempo che come Fialp Cisal non sottoscriviamo contratti integrativi di ente.

 

Per noi, infatti, non è concepibile sostenere un modello organizzativo imposto dall’Amministrazione che genera frustrazione e sofferenza in migliaia di giovani colleghi cui viene negato il giusto riconoscimento delle mansioni superiori svolte, e per di più pensare di scaricare sulle spalle (tasche) dei restanti lavoratori questo problema, inseguendo soluzioni fantasiose con i contratti integrativi.

 

All’INPS è stato imposto un massiccio taglio all’organico ed un esodo forzato dei propri dipendenti, e a breve ancora migliaia di lavoratori lasceranno l’Istituto per effetto della revisione della spesa imposta all’Ente; siamo, nei fatti, il principale Ente contributore dello Stato in questo campo.

 

Ci chiediamo allora:

Possibile che il nostro datore di lavoro non possa invece “con convinzione e determinazione” sostenere,  con i competenti ministeri, la tesi secondo la quale a fronte di un tale massiccio “risparmio” per le casse pubbliche, all’Ente necessiti invece una norma che gli consenta di non perdere le risorse del proprio fondo integrativo corrispondenti al numero dei dipendenti che andranno in pensione a febbraio e di poter utilizzare tali risorse, ad esempio, per re-inquadrare il proprio personale “mansionista” nelle posizioni adeguate, consentendogli anche un percorso di carriera, e con un costo che sarebbe minimale rispetto a quanto invece viene risparmiato?

 

Possibile che l’Ente si debba accollare competenze di altre amministrazioni pubbliche (ad esempio tutta l’attività relativa alle visite mediche per invalidità civile, anche per la parte in carico alle regioni) facendo loro conseguire dei risparmi notevolissimi e creando anche “efficienza amministrativa”, e debba pagare di propria tasca l’operazione, dovendo “ristorare” i lavoratori impegnati in tali compiti con indennità che vengono sottratte al fondo del salario accessorio del personale e che, pertanto, comportano parallelamente una riduzione delle risorse distribuibili al restante personale?

 

Possibile che l’Ente debba essere  utilizzato come “bancomat” del risparmio da parte del governo e sottoposto annualmente a tagli alle proprie spese di funzionamento fino a creare problemi alle Sedi sul territorio, che invece hanno necessità di una piena operatività e di strutture perfettamente adeguate (anche per far fronte, ad esempio, alle citate esigenze di nuove attività acquisite, come quella della invalidità civile “a tutto tondo”)?

 

Possibile che siano in corso preparativi, a livello governativo, per spogliare l’Ente di importanti funzioni in campo ispettivo, creando così le premesse per una frammentazione dell’Istituto, con le logiche conseguenze connesse, che sicuramente avranno come epilogo la frustrazione dei lavoratori che per anni hanno creduto e lavorato in una struttura che si è posta ai vertici delle pubbliche amministrazioni, e che l’Ente sia ancora una volta prono rispetto a questi eventi?

E potremmo continuare ancora !!

 

Il quadro che  abbiamo di fronte è desolante e richiede veramente che il nostro datore di lavoro, che non è il ministero di turno bensì l’INPS, “cambi verso” per ritrovare un rinnovato impegno e ricominci a fare il proprio mestiere e svolga il proprio ruolo a tutti i livelli, soprattutto nei confronti delle strutture governative.

 

L’Ente deve riprendere iniziative forti per far comprendere, anche a chi non vuol capire, che questo Istituto ha una valenza sociale senza pari e che ha effettuato un percorso di ristrutturazione mirato all’efficienza che probabilmente non ha eguali nella P.A. realizzandolo, principalmente, grazie alle capacità e professionalità dei propri dipendenti!

 

La lista delle cose che devono essere fatte è molto lunga, ma una cosa è certa, i lavoratori hanno fatto e fanno il loro dovere per far funzionare come si deve l’Ente, ma corrono il rischio di veder vanificato il proprio impegno, e di subire seri danni sia professionalmente che economicamente. E l’Ente dove è? Dove è stato sinora?

 

Il fatto che non vi sia una “governance” compiuta, che si debba a volte interloquire con chi dovrebbe svolgere funzioni fondamentali per l’Ente ed invece è dotato di una scadenza come yogurt, è sicuramente una grande difficoltà ma, sia come sia, essi rappresentano la controparte datoriale ed è ad essi, a tali organi, che stiamo ponendo precise richieste e soprattutto quella fondamentale di svolgere il proprio ruolo a tutto campo e non solo di passacarte dei diktat ministeriali. Se l’INPS non riprende a recitare il proprio ruolo, così come ha fatto nel passato, è inevitabile un rapidissimo declino dello stesso, con gravissime conseguenze per noi lavoratori.

 

Non abbiamo alcuna intenzione di agevolare un simile evento e tantomeno di assistervi passivamente.

 

Il nostro impegno è dunque chiaro, poco ci appassionano le diatribe e le discussioni su aspetti particolarissimi che stanno dividendo il personale, il datore di lavoro è chiamato alle proprie responsabilità e deve assumere iniziative concrete, dare risposte concrete alle esigenze del personale e garantire i livelli occupazionali e reddituali, oltre che di riconoscimento dei corretti inquadramenti.

 

I lavoratori onorano le proprie responsabilità  ed il datore di lavoro faccia lo stesso!

 

Questo è ciò che pretendiamo e che sosterremo con forza mediante tutte le iniziative necessarie.

 

 

 

 

Il Segretario Generale FIALP CISAL

Davide Velardi