RISCHIO PROFESSIONALE: ALL’INPS PAGANO SOLO I FUNZIONARI

Mandati allo sbaraglio e senza copertura assicurativa. Invece di tutelarli e assumersi le proprie responsabilità, l’ente fa piovere provvedimenti disciplinari assurdi e grotteschi.

Assistiamo oramai quotidianamente alla notifica di provvedimenti disciplinari nei confronti di funzionari dell’Inps che svolgono la propria attività lavorativa pressati dagli impegni, sempre più onerosi, richiesti dall’amministrazione e in un contesto caratterizzato da una ormai risaputa, cronica carenza di personale.
Chi deve lavorare un’intera giornata ai ritmi che conosciamo, con la sfrenata corsa al raggiungimento dei piani programmati da “altri”, col bagaglio delle conoscenze e competenze professionali che dipendono sempre più dalla buona volontà personale che dall’attività formativa posta in essere dall’amministrazione, a fronte del pensionamento delle più esperte professionalità esistenti, non può essere sottoposto quotidianamente al “rischio dell’errore professionale” senza alcuna tutela e garanzia!
Ma, scusate, l’errore commesso mentre si lavora non “dovrebbe” essere riscontrato preventivamente, prima della definizione delle pratiche, magari dalle stesse procedure di autocontrollo?
O, ancora, non dovrebbero tali errori essere riscontrati in occasione delle verifiche del controllo del processo produttivo di primo e secondo livello? E’ mai possibile che si debba arrivare a doverne “rispondere” attraverso la notifica di un provvedimento disciplinare?
E’ evidente che c’è qualcosa che non funziona. Nel tempo si è visto porre sulle spalle del funzionariato un notevole carico di responsabilità, che erano prima assegnate alla dirigenza, ma non si è mai affrontato il problema della tutela del “rischio professionale” e del possibile “errore umano”.  Al contrario si è oltremisura ampliata la platea di chi incorre in tale rischio, data la mole di oneri ai quali i colleghi “responsabili” sono sottoposti.
Se non c’è dolo o colpa grave, o truffa ai danni dello Stato, situazioni che vanno perseguite con tutti gli strumenti attualmente in vigore, l’errore è e deve essere considerato come tale, ovvero errore umano !!!
La questione poi riveste connotati ancor più grotteschi, ma con risvolti drammatici, quando vengono perseguiti con tali provvedimenti anche i colleghi che magari hanno soltanto dimenticato di comunicare all’Istituto la quota di partecipazione in società di capitali.
Nonostante che tale obbligo non sia previsto dalla normativa vigente (art. 53 del d.lgs. 165/2001), e pertanto non soggetto ad autorizzazione, bensì solo suggerito da un regolamento interno obsoleto e superato.
Si giunge all’assurdo di funzionari accusati di non aver chiesto autorizzazione per svolgere “attività agricola”, ritenuta incompatibile anche quando, come talvolta accade, si tratti di terreno utilizzato ad uso familiare ed ereditato dal padre contadino.
Non vorremmo che, di questo passo, anche i soci delle Coop o di altri ipermercati o delle reti di acquisto solidale possano incorrere in sanzioni.
Tutto ciò comporta, tra l’altro, l’aggravio di lavoro dell’ufficio disciplina, che spesso rimane impantanato per veramente futili motivazioni.
E’ ora di dire basta. A tutto ciò possiamo, tutti insieme, sindacati e amministrazione, porre un argine?
La Fialp-Cisal ritiene che l’essere sottoposti, obtorto collo, al perenne rischio di “errore da prestazione lavorativa” non debba più rappresentare una preoccupazione presente solo in capo al singolo lavoratore, spesso destinatario di comunicazioni che, come abbiamo riscontrato, si connotano come vere e proprie forme di intimidazione. E non solo per coloro che ricevono provvedimenti disciplinari.
L’amministrazione e le organizzazioni sindacali devono farsi carico del problema, che non è da sottovalutare per l’impatto negativo che simili provvedimenti hanno poi sulla serenità dell’ambiente di lavoro e, di conseguenza, sulla produttività delle sedi.
Noi riteniamo che nei confronti dell’errore professionale il lavoratore debba essere tutelato non solo con forme assicurative (che dovrebbero essere pagate comunque dal datore di lavoro), ma anche e soprattutto dall’amministrazione stessa con l’adozione di procedure idonee a prevenire il fenomeno. Amministrazione che deve anche assolutamente riallocare nel giusto binario il percorso delle responsabilità dirigenziali.
Abbiamo chiesto un urgente confronto sulla questione, al fine di trovare insieme una soluzione che corregga queste storture.