Recovery Fund – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Il Consiglio Europeo, nell’ambito delle politiche espansive internazionali, ha trovato soluzioni immediate ed efficaci per un rapido recupero economico nel contingente e preoccupante momento storico, di stallo dell’economia, attraverso l’introduzione del “recovery fund”.

Il fondo risulta uno strumento portante dei 27 paesi che vi hanno aderito per poter conferire un rinnovato slancio alle economie di mercato dei paesi dell’Unione europea, devastate e gravemente compromesse dalla crisi epidemiologica mondiale.

Attualmente, quello del “recovery fund”.risulta, decisamente, uno strumento utile per sostenere la ripresa dei Paesi del vecchio continente.

È per l’Italia uno strumento di ausilio per una celere ripresa economica, un’occasione di recupero della stabilità, una positiva variante propulsiva di crescita e di sviluppo per i prossimi anni, che dovrà ruotare intorno ad un’articolata e ponderata pianificazione delle opere da realizzare per un suo maggiore e più ottimale utilizzo.

Al centro dei dibattiti politici, tuttavia, il “recovery plan”, quale strumento attuativo del ““recovery fund”, sta incrementando e infervorando i momenti di confronto dialettico all’interno della maggioranza governativa; il pacchetto di aiuto europeo è sicuramente uno stimolo alla ripresa della crisi economica provocata dalla pandemia ma necessita di coesione ed armonia politica.

Nel bilancio a lungo termine fissato dall’Unione europea sono previsti oltre 1800 miliardi di euro.

Ogni nazione per poter accedere agli aiuti deve presentare dei progetti di riforma “strutturale”. In tal senso l’Italia con il PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza) nell’ambito degli argini di operatività fissati in termini di:

  • Competitività;
  • Salute;
  • Istruzione;
  • Innovazione digitale;
  • Transizione ecologica

Equità

si è posta l’intento di potenziare i livelli di sviluppo strutturale in ambito nazionale e l’obiettivo di:

  • allineare la crescita economica italiana con la media dell’Unione europea;
  • stabilizzare il Pil al 3% mediante l’aumento degli investimenti pubblici;
  • supportare la ricerca con l’obiettivo di aumentarne la media europea;
  • Aumentare il tasso di occupazione di 10 punti percentuali;
  • Sostenere il tasso di crescita della natalità;
  • Elevare gli indici di benessere e qualità della vita;
  • Sostenere le attività giovanili e debellare le forme di abbandono scolastiche.

di Angela Gerarda Fasulo