Rapporto tra intelligence e Pubblica Amministrazione, la strada di Luigi Fiorentino, capo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri

“Intelligence e Pubblica Amministrazione: una pista nuova tra analisi e ricerca”, è il tema della lezione tenuta da Luigi Fiorentino, capo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Fiorentino ha introdotto la sua visione di amministrazione pubblica, sostenendo che “l’amministrazione pubblica deve essere intesa come una infrastruttura nazionale al servizio del Paese”. In tale prospettiva, il sistema amministrativo deve essere considerato infrastruttura di interesse nazionale. Pertanto, le varie coalizioni presenti in Parlamento dovrebbero auspicabilmente convergere, come accade ad esempio in politica estera, sulle politiche per l’amministrazione. Per fare ciò bisogna superare una visione di parte e costruire, invece, una visione dell’amministrazione pubblica che sia la più efficiente e funzionale possibile e risponda all’interesse del Paese.

Fiorentino si è poi soffermato sulla complessità della nozione di “sistema amministrativo”, dovuta alla presenza di più attori coinvolti. Non solo le amministrazioni centrali ma tutte le loro ramificazioni periferiche, le regioni, gli enti locali, le agenzie e le autorità indipendenti. Un sistema amministrativo che è ormai europeo e, per certi versi, globale.

È stato richiamato inoltre il concetto di “multi-level governance”, atteso che sono rari i procedimenti amministrativi, gestiti da un unico livello della pubblica amministrazione e vi sono sempre più procedimenti che coinvolgono amministrazioni poste a diversi livelli di governo. Vanno, pertanto, costruiti meccanismi sincronici per fare dialogare tutti gli attori e puntare, in tal modo, su un modello gestionale efficiente, che garantisca un rapido risultato finale.

Da qui, l’esigenza preminente di sollecitare una cooperazione istituzionale tra tutti i soggetti coinvolti, affinché l’organizzazione e le procedure siano ricondotte ad unità e siano integrate per raggiungere un risultato comune. Esigenza che è stata positivamente affrontata dal legislatore con l’emanazione della legge 3 agosto 2007 n.124 e dalle modifiche successive. In particolare, l’articolo 13 della legge 124/2007, prevede che il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS), l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE) e l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna (AISI) possono corrispondere con tutte le pubbliche amministrazioni e con i soggetti che erogano servizi di pubblica utilità e chiederne la collaborazione, anche di ordine logistico, necessaria per l’adempimento delle loro funzioni istituzionali. In tale ottica assume un ruolo centrale il DIS, data la sua funzione di raccordo e di coordinamento tra gli apparati di intelligence e il sistema amministrativo nel suo complesso.

In tale prospettiva, va peraltro considerato il tema dell’evoluzione delle strutture pubbliche in termini di invecchiamento, formazione e impatto delle tecnologie. Oggi le organizzazioni pubbliche, ha commentato, sono antiquate, poiché ricalcano modelli organizzativi ottocenteschi. Sono fuori dal tempo e non si conciliano con i nuovi paradigmi tecnologici.

Le strutture statiche vanno superate. Bisognerebbe lavorare verso gruppi professionali organizzati, concentrati intorno ad obiettivi certi. Servono gruppi di lavoro, persone iper-professionalizzate, occorrono manager che compongono e ricompongono questi pool, rimodellando le organizzazioni secondo gli obiettivi.

Dobbiamo costruire delle organizzazioni che guardano al futuro, che vadano oltre il governo del momento, poiché irrobustire le istituzioni è un interesse nazionale. Per affrontare queste sfide e superarle, disponiamo di una occasione, forse irripetibile, rappresentata dal Pnrr.

Inoltre, Fiorentino ha evidenziato l’importanza della diffusione della cultura della sicurezza e dell’intelligence all’interno delle pubbliche amministrazioni, da attuarsi tramite processi formativi mirati, necessari affinché sia sviluppato un maggior livello di consapevolezza sul ruolo predittivo che l’intelligence rivesta e rivestirà nell’affrontare le sfide del futuro.

Un ulteriore aspetto è quello dell’intelligenza artificiale e in che modo essa impatterà sulle amministrazioni. In tale prospettiva, va affrontato il tema delle esternalizzazioni nell’acquisizione da parte delle amministrazioni di servizi strategici. Occorre fare in modo che il controllo delle informazioni e dei dati rimanga all’interno del sistema pubblico, affinché le amministrazioni non siano dipendenti da soggetti privati, né tanto meno da soggetti privati di altri paesi. Questo è uno tra gli scenari più importanti e delicati che le istituzioni devono monitorare.

Infine, Fiorentino ha terminato la propria relazione con un riferimento ad una problematica che merita di essere analizzata in chiave prospettica ed affrontata in maniera organica dal governo: i livelli di apprendimento sempre più bassi di molti nostri alunni.

Come dimostrano gli annuali risultati dei test Invalsi, i dati sono allarmanti, in termini, ad esempio, di capacità di comprensione del testo. Avere generazioni di studenti poco preparate può aprire la strada ad un indebolimento collettivo della società, soprattutto in termini di capacità di comprendere i processi in atto, e quindi dell’intero sistema pubblico e della solidità della Nazione.

di Massimiliano Gonzi