Pensieri per la Festa della Repubblica

Rivolgendosi al Corpo diplomatico accreditato, ricevuto al Quirinale, il Capo dello Stato Sergio Mattarella, in occasione dei festeggiamenti per i 76 anni della nostra Repubblica, ha evidenziato che l’amara lezione dei conflitti del XX secolo, da cui trae origine la nostra storia repubblicana, sembra dimenticata, dato che l’Europa si ritrova immersa in una guerra di stampo ottocentesco. L’attuale conflitto, frutto dell’aggressione russa ad uno stato sovrano, ha effetti globali e comporta il far retrocedere il progresso della condizione dell’umanità, interpellandoci tutti.

 L’aspetto che ha più sottolineato quest’anno il Presidente Mattarella, quale esito della scelta della Repubblica nel 1946, è stato quello di aver imboccato con determinazione la strada del multilateralismo, decidendo di non avere Paesi nemici e lavorando intensamente per il consolidamento di una collettività internazionale.  La Repubblica italiana da subito ha cercato una coesistenza pacifica tra i popoli, consapevole dell’interdipendenza dei loro destini.

Tessitore del processo di integrazione europea, vale pena di ricordare un pater Patriae, Alcide De Gasperi che, insieme con il tedesco Adenauer e il francese Schuman, aveva compreso che la pace passa attraverso non la competizione ma la concreta solidarietà e la condivisione di ideali e fini tra i popoli europei.

Primo Presidente del Consiglio della nascente Repubblica italiana, alla guida del Paese per otto anni dal 1945 al 1953, De Gasperi fu contraddistinto da una dote rara ossia l’agire con grande spirito di servizio alla cosa pubblica.

In questo tempo di stanchezza e di allontanamento dalla democrazia, dobbiamo riprendere vigore e, guardando alle vicende e alle idee che mettono a ferro e fuoco nazioni civili, riscoprire le ragioni, le basi, la storia del nostro essere cittadini liberi e non sudditi.

Come ricorda il biografo Piero Craveri, Alcide De Gasperi è stata la figura direttiva centrale degli anni in cui l’Italia fonda la nuova democrazia repubblicana, avvia un processo di riforme socio-economiche, getta le basi del suo sviluppo industriale, si inserisce nella rete delle alleanze atlantiche ed europee. Ancora oggi ciò che vi è di stabile e sicuro su cui il nostro Paese può contare, in campo politico, istituzionale, dei legami internazionale, ma anche le idee stesse che reggono la nostra convivenza civile, risale a quell’epoca e alla azione che egli svolse.

De Gasperi fu un uomo di mediazione, virtù tanto più necessaria quanto profonda era la lacerazione del popolo italiano dopo gli anni della dittatura e delle lotte fratricide.  Nel quadro della guerra fredda e dello scontro con i comunisti, la strada seguita sebbene complessa fu sempre quella del dialogo e di una laicità conciliativa.

Ricordiamo alcuni suoi pensieri che possono farci riflettere nelle ambasce dei nostri tempi.

“La democrazia non è semplicemente uno Statuto; la Repubblica non è semplicemente una bandiera: è soprattutto una convinzione e un costume; costume di popolo. È necessario che ci persuadiamo che il regime democratico è veramente un regime molto duro, un regime che esige un addestramento e una vigilanza continua. Bisogna creare con lo sforzo quotidiano la democrazia nell’abitudine, nel Parlamento, nel governo, nei partiti e nelle associazioni. Ogni giorno è necessario riconquistare la democrazia, dentro di noi contro ogni senso di violenza, fuori di noi con la esperienza della libertà.”

 “La libertà e la democrazia non si salvano solo con le baionette o solo con l’azione di vigilanza del governo, ma si salvano soprattutto con il proprio coraggio; non si salvano rinserrandosi spaventati dietro le gelosie e non pensando ad altro che a salvare i propri interessi. Occorre specialmente che i ceti medi si uniscano all’iniziativa dell’apostolato sociale e dimostrino le virtù della democrazia che sono: pazienza, coraggio, energia, tenacia e fede.”

 “Una nazione per essere degna di conservare la libertà deve essere anche compresa da un senso di responsabilità che comporta rischi. Una nazione può essere formalmente libera dai suoi statuti, ma non è vitale se oltre la libertà non coltiva la morale, la distinzione del bene e del male”

 “Contro la solidarietà della libera Europa verrà ad infrangersi la propaganda dell’odio ideologico e rinascerà nei popoli la certezza della pace e dell’avvenire democratico, fondato sulle forze dello spirito, della libertà, del lavoro”

di Rosaria Russo