Open Data nella Pubblica Amministrazione: dati pubblici e accessibili a tutti i cittadini senza limitazioni per una PA più trasparente

Dopo l’esperienza del governo inglese e di quello statunitense, il tema degli “Open Data” è arrivato in Italia e sta assumendo sempre maggiore importanza, anche perché inserito tra gli elementi di innovazione del Codice dell’amministrazione digitale (CAD), recentemente aggiornato. Nel panorama italiano è attivo il Portale dei dati aperti della PA www.dati.gov.it , nato per promuovere il riuso delle informazioni pubbliche per cittadini, sviluppatori, imprese, associazioni di categoria e alle stesse pubbliche amministrazioni.

Ma cosa sono gli Open data e perché rappresentano un ulteriore passo verso l’ammodernamento della PA a garanzia della trasparenza e della partecipazione dei cittadini?

L’espressione “Open Data” sta a significare dati pubblici in formato aperto, “liberi” e accessibili a tutti i cittadini, oltre che facilmente riutilizzabili e scambiabili sul web, senza limitazioni di copyright, brevetti o altro. Rendere fruibili e accessibili i dati che riguardano la collettività, in modo che tutti ne possano usufruire, non è un’innovazione destinata solo a pochi specialisti, ma coinvolge tutti, poiché consente di ottenere informazioni, che di fatto sono già degli utenti, ma in maniera trasparente e diretta, rendendo i cittadini più informati e quindi più consapevoli.

Recentemente la Commissione Europea, nell’ambito delle azioni dell’Agenda Digitale Europea, ha presentato un programma di azioni per il riutilizzo delle informazioni del settore pubblico, che dovrebbe dare un contributo consistente all’economia europea. Si tratta di interventi che collocano l’Unione europea all’avanguardia mondiale nel riutilizzo delle informazioni del settore pubblico e che daranno impulso al settore, già in forte crescita, che si occupa della trasformazione di dati grezzi a cui dipendono centinaia di utilizzatori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. La strategia per ottenere che ciò avvenga a livello paneuropeo segue tre direttrici: adeguare il quadro normativo attraverso la revisione della direttiva sul riutilizzo delle informazioni del settore pubblico; mobilitare gli strumenti finanziari a sostegno dei “dati aperti” e intraprendere azioni per creare portali di dati europei; facilitare il coordinamento e la condivisione delle esperienze degli stati membri.

Ecco alcuni requisiti necessari per poter parlare di dati open:

  • dati completi, disponibili per il cittadino senza restrizioni dal punto di vista di copyright, brevetto etc.
  • dati primari: debbono essere raccolti alla fonte, in forme non aggregate né modificate;
  • dati disponibili in rete in modo tempestivo per preservarne il valore;
  • dati disponibili in formato digitale;
  • dati utilizzabili dal punto di vista tecnico;
  • dati leggibili al computer da chiunque e non vincolati da un particolare software per esempio;
  • dati completi: cioè in grado di essere aggregati o viceversa disaggregati;
  • dati riutilizzabili e redistribuibili per qualsiasi uso;
  • dati sempre aggiornati.

di Massimiliano Gonzi