North Stream 2 il gasdotto che gli Stati Uniti non vogliono

Nei primi giorni di agosto tre senatori repubblicani: Ed Cruz (Texas), membro del Comitato per le relazioni estere del Senato, Tom Cotton (Arkansas) e Ron Johnson (Wisconsin) hanno inviato alla società tedesca Fährhafen Sassnitz GmbH, che gestisce il porto tedesco di Mukran, una lettera con il chiaro tentativo di ostacolare la costruzione del gasdotto North Stream 2.

Nella lettera inviata si intima di non fornire più servizi e assistenza alle navi ed alle squadre russe che stanno realizzando il gasdotto, minacciando in caso contrario sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti d’America verso circa centoventi aziende di dodici paesi europei, attualmente coinvolte nella costruzione del gasdotto.

Il gasdotto che servirà all’importazione del gas naturale prodotto in Russia attraverso il Mar Baltico verso la Germania, è ovviamente sgradito dagli Stati Uniti, che temono un rafforzamento delle sinergie economiche fra l’UE e la Russia di Putin. Inoltre, gli Stati Uniti vedono in tale operazione una minaccia alla loro economia, in quanto l’opera entrerebbe in concorrenza con la vendita e l’importazione di gas liquido, operata da aziende nord americane verso la UE.

Il gasdotto comunque non è solo mal visto dagli Stati Uniti, ma anche dai paesi appartenenti al “Blocco di Visegard”, ovvero Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Polonia, in quanto perderebbero gli elevati introiti derivanti dai diritti di transito, pagati da Gazprom per far transitare il gas sui loro territori.

Nonostante la minaccia di sanzioni i lavori proseguono e per la conclusione del progetto manca la posa di circa 160 km di condotte in acque danesi su un totale di 2.460 km. Al completamento dell’opera sarà possibile importare il doppio del gas, attualmente importato con le condotte North Stream, ovvero si passerà dai 55 miliardi di metri cubi a 110 miliardi di metri cubi.

di Massimiliano Merzi