L’ultima regina: Elisabetta II

Elizabeth Alexandra Mary (Lilibeth per i familiari) nasce a Londra il 21 aprile del 1926 e, come sappiamo, muore nella sua residenza scozzese di Balmoral lo scorso 8 settembre. Per oltre settant’anni ha regnato sul Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, oltre che sugli altri dominions facenti parte del Commonwealth delle Nazioni (tra gli altri Australia, Bahamas, Belize, Canada, Grenada, Giamaica, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea e Isole Salomone), la comunità fondata nel 1931 tra la monarchia britannica e diverse sue ex colonie. Sarebbe impossibile ripercorrere in un solo podcast una vita così lunga e straordinaria, ragion per cui cercheremo di soffermarci sui momenti più significativi, partendo dal periodo che precedette l’ascesa al trono. Innanzitutto, diciamo che la principessa Elisabeth non era destinata a divenire regina. I suoi genitori, il Duca di York (nato Albert Frederick Arthur George, Bertie in famiglia, futuro re Giorgio VI) ed Elisabeth di Bowes-Lyon, ereditarono il trono solo l’11 dicembre del 1936, quando il fratello maggiore del padre di Elisabetta (nato Edward Albert Christian George Andrew Patrick David, in privato semplicemente David), salito al trono il 20 gennaio dello stesso anno col nome di Edoardo VIII, abdicò per sposare Wallis Simpson, una divorziata americana piuttosto chiacchierata; secondo le consuetudini dell’epoca, il sovrano (e capo della Chiesa Anglicana) non poteva contrarre matrimonio con una donna non libera. Lo zio David – insignito del titolo di Duca di Windsor e sospettato con la moglie Wallis di simpatie naziste – vivrà il resto della sua vita in esilio, prima alle Bahamas e poi in Francia, intrattenendo rapporti molto sporadici con la famiglia reale, tanto che non presenzierà neppure all’incoronazione della nipote. Sempre per restare all’ascendenza di Elisabetta, ricorderemo la notizia di uno studio (mai confermato) ripresa recentemente da un settimanale marocchino (se ne parlò già negli anni Ottanta), in base alla quale la regina discenderebbe da Maometto. Lo studio citato, difatti, parla dei legami della casata britannica con la città di Siviglia, per via di un antenato, Riccardo di Conisburgh (conte di Cambridge e nonno di re Riccardo III) vissuto in Inghilterra tra il XIV e il XV secolo. Questi era figlio della regina Isabella di Castiglia, il cui padre Pietro (detto il crudele), sarebbe stato diretto discendente della linea inaugurata da Fatima, figlia minore del profeta; oltretutto la principessa Zaida, sempre discendente di questo ramo, avrebbe sposato un sovrano di Castiglia, antenato di Isabella. Si tratta, come dicevamo, di una semplice ipotesi mai dimostrata, che però esercita un certo fascino visto che darebbe luogo a una sorta di “ponte” tra due grandi civiltà e le religioni cristiana e islamica. Tornando alla storia recente, per effetto dell’abdicazione dell’amato zio David – col quale sembra Elisabeth avesse un ottimo rapporto, prima della rinuncia al trono – il duca di York, secondo in linea di successione, fu il nuovo sovrano col nome di Giorgio VI ed Elisabeth, sua primogenita e in assenza di figli maschi, automaticamente diventò l’erede al trono, precedendo la sorella minore Margareth, nata nel 1930. Questa ultima ebbe sempre un rapporto stretto con la sorella, nonostante qualche frizione tra le due quando non ottenne il permesso di sposare Peter Townsend (in quanto divorziato), pena la perdita dei suoi titoli; grande animatrice della vita mondana londinese degli anni Sessanta, Margareth si rassegnò a sposare il chiacchierato Anthony Armstrong-Jones, dal quale divorzierà nel 1978. La sorella della sovrana rimarrà sempre, in un certo senso, l’anima ribelle della famiglia, nonostante il legame fortissimo con l’austera Elisabetta, serbato fino alla sua scomparsa per un ictus nel 2002, quando precedette di qualche settimana la regina madre Elisabeth, spentasi a 102 anni. La nuova famiglia reale conquistò il favore del popolo, anche perché durante il secondo conflitto mondiale scelse di non abbandonare Londra: la regina disse che il sovrano non avrebbe mai lasciato il suo posto e lei non avrebbe mai lasciato la città, al pari delle sue figlie. I sovrani portarono spesso conforto ai loro sudditi, colpiti dagli incessanti bombardamenti tedeschi: uno di questi colpì Buckingham Palace e in quell’occasione la Regina disse di esserne lieta, perché così avrebbe potuto non sentirsi in imbarazzo quando incontrava i suoi sudditi. La giovanissima principessa Elisabetta trascorse gran parte del periodo di guerra fuori Londra assieme alla sorella, specie nel castello di Windsor, curando con istitutori privati i suoi studi in storia, musica e lingue (parlava fluentemente il francese); verso la fine della guerra decise di fare la sua parte, prestando la sua opera nei servizi ausiliari come meccanico e autista. L’8 maggio 1945, all’annuncio della vittoria, Elisabetta e Margaret ottennero dai genitori il permesso di festeggiare per le vie di Londra, mescolandosi alla gente comune. Nel 1947 la principessa, risoluta nello scegliere da sola il suo compagno, sposò Filippo di Mountbatten, conosciuto qualche anno prima e del quale si innamorò sembra a prima vista. Filippo era imparentato con le famiglie reali di Grecia e Danimarca ed era anche cugino di terzo grado di Elisabetta, visto che entrambi discendevano dalla Regina Vittoria. La decisione di Elisabetta suscitò diverse polemiche in quanto il principe non era ritenuto all’altezza di una futura sovrana, ma anche perché le sue sorelle avevano sposato due importanti gerarchi nazisti. Per la cronaca, rispettando il rito dell’epoca, la principessa dovette promettere obbedienza al futuro marito, ma si rifarà durante la cerimonia d’incoronazione, quando obbligherà Filippo a inginocchiarsi davanti a lei. Il neosposo dovette abiurare la fede ortodossa, abbracciando quella anglicana e venne insignito del titolo di Altezza reale e Principe – Duca di Edimburgo. Il loro matrimonio fu molto felice, i due restarono sposati per ben 73 anni; l’unione si è interrotta solo con la morte di lui, avvenuta (alla soglia dei cent’anni) il 9 aprile 2021. La coppia ha avuto quattro figli: Carlo (1948), principe di Galles e attuale Re Carlo III, Anna (1950), principessa reale, Andrea (1960), duca di York e, come si dice, il preferito della madre, ed Edoardo (1964), conte di Wessex; i figli portano il nome della dinastia regnante dei Windsor, fatto che indispettì Filippo, privato del diritto di dare loro il suo cognome; in privato i discendenti privi di titoli reali possono però portare il nome di Mountbatten-Windsor. A loro volta, i figli hanno regalato alla regina otto nipoti e dodici pronipoti, amatissimi dalla sovrana. Come ha scritto il giornalista Antonio Caprarica, profondo conoscitore della casa reale britannica: “Nascere in una famiglia reale significava nascere praticamente senza genitori”, affermazione in qualche modo confermata dallo stesso Carlo, quando parlò della madre come “lontana e inaccessibile”. Anna, figlia ribelle ma amatissima e considerata una delle più intime confidenti di Elisabetta, ammise una volta che “Sono convinta che nessuno di noi abbia mai pensato, anche solo per un secondo, che lei non ci abbia voluto bene come qualsiasi altra madre con i propri figli”; per la cronaca, Anna prima di sposarsi ebbe una relazione con Andrew Parker Bowles, futuro primo marito di Camilla. Va detto, però, che il rapporto coi figli – i maligni dicevano che Elisabetta amasse più i cavalli e i cani (di razza welsh corgi pembroke) di loro – è stato rinverdito negli ultimi anni, come dimostrano le parole della sovrana che, parlando di Carlo, disse che – pure grazie al sostegno di Camilla – era divenuto un uomo appassionato e creativo. Destinata a salire il trono alla morte del padre, la giovane Elisabetta iniziò a tenere discorsi in pubblico fin dall’adolescenza. Parlò diverse volte alla radio già nel corso del conflitto, ma il suo primo discorso ufficiale viene considerato quello tenuto nel 1947, durante un viaggio di stato coi genitori nell’impero, quando dichiarò che l’intera sua vita sarebbe stata dedicata al servizio del regno e del Commonwealth (e bisogna riconoscere che sia stata di parola). L’evento che accelerò l’ascesa di Elisabetta al trono fu la prematura scomparsa dell’amato padre, che, malato da tempo, si spense il 6 febbraio 1952, quando la giovanissima regina aveva appena 25 anni e si trovava in Kenya per un viaggio ufficiale, dal quale dovette fare prontamente ritorno: scelse di regnare col suo nome di Elisabetta II. L’incoronazione avvenne poco più di un anno dopo, il 2 giugno 1953, nell’Abbazia di Westminster, secondo una tradizione che risale al 1066, la prima ad essere trasmessa in televisione. Il lungo regno è stato da contrassegnato da molti record. Sono stati ben quindici i primi ministri che si sono avvicendati al n. 10 di Downing Street, da Winston Churchill a Liz Truss, nominata pochi giorni prima della scomparsa della sovrana. L’unico primato che Elisabetta non ha raggiunto è quello del regno più lungo della storia, fermandosi al secondo posto dopo Luigi XIV di Francia, rimasto sul trono per 72 anni e 110 giorni, contro i 70 e 214 di Elisabetta; ad ogni modo, il suo è stato il regno più lungo della storia inglese (la sua ava Vittoria si era fermata a 63 anni) e, a partire dal 2015, con la morte del re dell’Arabia Saudita, era divenuta la sovrana più anziana del mondo. La regina ha incontrato cinque papi, da Pio XII (conosciuto quando non era ancora sul trono) a Francesco. Un regno così lungo è stato testimone, inevitabilmente, di numerosi cambiamenti: dall’indipendenza di molte ex colonie (a partire dagli anni Sessanta) ai progressi della scienza e della tecnica, verso i quali la sovrana ha sempre dimostrato un certo interesse; Elisabetta, legatissima alle tradizioni del Commonwealth dopo il “giuramento” del 1947, ha viaggiato moltissimo, guadagnandosi il primato di capo dello Stato che ha viaggiato di più per il globo. Per restare in tema di affari internazionali, sarà sotto il suo regno che la Gran Bretagna entrerà nella CEE (poi UE), nel 1973, e sarà sempre con lei che nel 2020 ne uscirà, pare col favore della sovrana; la Brexit divenne l’ennesima occasione nella quale la regina funse da straordinario elemento di unità e stabilità per un paese profondamente diviso dagli esiti del referendum. Tra le innovazioni volute dalla regina, quella di tenere in televisione (e non più alla radio) il tradizionale discorso natalizio e la prassi di incontrare con cadenza regolare i cittadini comuni. Nel 1969 fu consentito per la prima volta alla BBC di entrare con le telecamere nella vita privata della famiglia reale, girando un vero e proprio documentario (The Royal family), ancora oggi visionabile gratuitamente su YouTube. Elisabetta, rispetterà sempre una rigorosa imparzialità negli affari di stato e di governo, senza mai insinuarsi – almeno ufficialmente – nelle decisioni politiche, nel rispetto delle sue prerogative costituzionali – ricordiamo che il Regno Unito non ha una costituzione scritta e tutto si fonda su usi e consuetudini – di consigliare ed essere consultata. Pur cercando di rispettare sempre una stretta neutralità (il monarca non vota alle elezioni), qualche screzio si verificò durante la premiership di Margareth Thatcher, prima donna a ricoprire l’incarico di primo ministro nella storia britannica. In particolare, sembra che la sovrana si risentì di essere stata messa davanti al fatto compiuto nella questione delle Falkland – si dice che per dispetto abbia costretto il primo ministro a restare in piedi durante la tradizionale udienza settimanale – per quanto, a riprova della sua imparzialità, Elisabetta non mosse alcuna obiezione alla partecipazione alle operazioni militari del figlio Andrea; un nuovo contrasto tra la sovrana e la sua premier si verificò nel 1986, riguardo la decisione di imporre sanzioni al regime segregazionista del Sudafrica, avversata dalla Thatcher: tali fatti furono ripresi dal Sunday Times, ma smentiti dal Palazzo. Ricordiamo che la stessa scelta del premier, formalmente una delle prerogative della sovrana (nel cui nome viene formato il Gabinetto), ricade tradizionalmente sul leader del partito politico di maggioranza, che poi indica i singoli membri dell’Esecutivo; è sempre il primo ministro a scrivere il discorso della Corona, una sorta di programma generale col quale la regina apre ogni anno i lavori del Parlamento. Per restare al periodo della guerra delle Falkland, in tale fase ebbe luogo un altro episodio molto singolare, ripreso dalla fortunata serie TV The Crown: la mattina del 9 luglio 1982 la sovrana si svegliò, trovando seduto sul suo letto un certo  Michael Fagan, il quale, eludendo sorprendentemente tutte le misure di sicurezza di Buckingham Palace, era arrivato indisturbato nella camera da letto della regina, sembra per portarle una testimonianza dei disagi della gente comune; rispetto a quel che si vede nella serie, però, tra i due non ci fu alcun colloquio, perché la sovrana lasciò la stanza subito l’arrivo di Fagan. Un altro fatto di quegli anni, ugualmente ripreso dalla serie televisiva, fu la scoperta di Katherine e Nerissa Bowes-Lyon, cugine della sovrana, che vivevano in una casa di cura per malati mentali; il Palazzo, di fronte allo scalpore suscitato dalla notizia, dichiarò che Elisabetta le credesse morte. Il rapporto tra Elisabetta e i successori della Thatcher a Downing Street è reso molto esplicito dalle parole di John Major, il quale disse che “Chiunque non la ascolta e non le chiede consiglio spreca un’enorme opportunità”. Un bellissimo ritratto del rapporto con Tony Blair, premier laburista eletto nel 1996, lo abbiamo – sia pur in chiave cinematografica e con tutti gli adattamenti del caso – col film The Queen (2006), dedicato alla vicenda dalla morte di Lady Diana, dove il ruolo della sovrana fu interpretato dalla magistrale attrice (premio Oscar) Helen Mirren. Nel frattempo, i figli di Elisabetta uno dopo l’altro si sposarono, ma – con l’eccezione di Edoardo, sposatosi nel 1999 – non si trattò di unioni molto felici, per lo meno non nel lungo periodo. È arcinota la vicenda matrimoniale di Carlo e Diana. I rapporti di quest’ultima con Elisabetta all’inizio furono cordiali, con la regina che assunse un atteggiamento protettivo, imputando alla giovane età di lei molti dei problemi della coppia, che in realtà era molto male assortita. Alla lunga, però, i contrasti arrivarono, come emerse dalle confidenze della sovrana ad alcuni stretti collaboratori: “Sta sempre seduta in un angolo a guardarci in cagnesco. Non può continuare così, deve darsi una regolata”. Pur avendo per molto tempo sperato in una risoluzione dei problemi della coppia, la sovrana – raccogliendo le confidenze della figlia Anna – si dovette rendere conto di come il matrimonio stesse naufragando tra tradimenti e incomprensioni, soprattutto perché Carlo era rimasto legato a Camilla (e non solo sentimentalmente). La crisi sempre più evidente al grande pubblico sfociò nella separazione del 1992. Non fu un caso che, parlando in un discorso ufficiale il 24 novembre 1992, in occasione delle celebrazioni del quarantesimo anniversario di regno, Elisabetta lo definì Annus Horribilis, tra la separazione dei principi di Galles e dei Duchi di York, il dilagare di critiche verso i Windsor e un vasto incendio all’interno dell’amato Castello di Windsor. Sulla scia di nuovi scandali, alcuni libri e soprattutto della famosa un’intervista rilasciata da Diana nel 1995, nella quale la principessa disse tutta la verità sulla sua unione con Carlo (il loro matrimonio era “un po’ troppo affollato”), il tutto si concluse col divorzio del 1996. La Regina non approvò mai il rapporto privilegiato (e probabilmente incoraggiato) di Diana coi media, essendo favorevole ad un approccio più defilato sulle questioni personali. La principessa, come noto, morirà in un incidente nel 1997, causando una serie di polemiche per via della presunta freddezza della famiglia reale rispetto alla sua tragica scomparsa (circoleranno anche ipotesi, mai dimostrate di un complotto ai suoi danni). Alla fine, il favore che Diana – grazie a una stampa compiacente – si era guadagnata presso il grande pubblico, spinsero la Regina a farsi interprete degli umori del suo popolo, facendo ritorno a Londra per prendere parte ai funerali della principessa di Galles, dopo averle reso omaggio in diretta televisiva e col famoso inchino dinanzi al passaggio del feretro. Anche i matrimoni di Anna e Andrea naufragarono, rispettivamente, nel 1992 e nel 1996, anche se Anna si risposò lo stesso anno. Andrea è stato poi pesantemente coinvolto nel cosiddetto scandalo Epstein, riguardo al quale ha sempre avuto l’appoggio della madre, che però si è vista costretta a revocargli tutti i privilegi dinastici. Carlo è riuscito solo nel 2005 a sposare la sua storica amante Camilla Parker Bowles (oggi regina consorte al suo fianco, con la benedizione di Elisabetta), unione a suo tempo ostacolata dalla famiglia perché la donna non era giudicata adeguata al principe e, per giunta, già sposata; la regina, come risaputo, è sempre stata molto conservatrice su questioni come famiglia e religione, probabilmente per via del precedente dello zio David. La Regina, consapevole del mutare dei tempi, seppe fare tesoro delle critiche, accettando già nel 1992 la riforma fiscale che imponeva anche alla sovrana di pagare le tasse, assieme a una profonda revisione della sua immagine pubblica, mostrandosi più aperta alle novità e meno distante dal suo popolo; una piccola nota di costume riguarda l’abbigliamento della sovrana, con colori accesi e cappelli decorativi, qualcuno dice per essere sempre notata in pubblico. Negli anni 2002, 2012 e 2022 la regina celebrò, rispettivamente, il Giubileo d’oro, di diamante e di platino, per i 50, 60 e 70 anni di ascesa al trono. Nel 2011 fu il primo monarca britannico a compiere una visita ufficiale in Irlanda, quale segno di riconciliazione tra due paesi a lungo in conflitto, mentre nel 2012 inaugurò i giochi olimpici di Londra. Fu in tale occasione che la sovrana recitò assieme all’attore Daniel Craig un cortometraggio, intitolato Happy and Glorious, nel quale James Bond preleva la regina da Buckingham Palace, per accompagnarla in elicottero alla cerimonia di inaugurazione, alla quale i due arrivano in paracadute. L’anno prima si celebrò il matrimonio tra il principe William, figlio di Carlo e Diana e nuovo erede al trono (quale principe di Galles), con la borghese Catherine (meglio nota come Kate) Middleton, un altro segnale dei tempi: sembra che la regina abbia da subito manifestato grande affetto e simpatia per la ragazza, molto amata anche dal popolo inglese, che l’ha resa per ben tre volte bisnonna, dopo aver imparato ad eseguire il perfetto curtsy, l’inchino che tutte le donne sono tenute a fare in presenza della regina. A partire dal 2017, la sovrana ha progressivamente ridotto gli impegni ufficiali, delegando figli e nipoti a rappresentarla. Nel corso della pandemia, Elisabetta e Filippo (“la mia forza e il mio sostegno”, come lei lo definì in occasione delle nozze d’oro) si trasferirono a Windsor per proteggersi dal contagio, da dove la sovrana – coi mezzi della tecnologia – ha continuato ad avere incontri e diramare messaggi al suo popolo. Sempre nel 2020 la sovrana ha dichiarato l’intenzione di non occuparsi del caso del giornalista Julian Assenge, ritenendolo un affare politico nel quale è tenuta a non immischiarsi. Il 9 aprile 2021 moriva l’amato compagno di una vita, principe Filippo, che – secondo le parole di Elisabetta – lasciava un vuoto enorme. Ad ottobre 2021 la sovrana per la prima volta compariva in pubblico con un bastone da passeggio, mentre a novembre prese parte al battesimo dei pronipoti August, figlio della Principessa Eugenia di York, e Lucas, figlio di Zara Phillips. In occasione dei 70 anni di regno (febbraio 2022), la sovrana ha ribadito la volontà di servire il suo popolo per l’intera sua vita, ma le condizioni di salute precarie si sono progressivamente cronicizzate, tanto da indurla a rinunciare a diversi impegni ufficiali, compresa l’inaugurazione del Parlamento, delegata al figlio Carlo; all’inizio dell’anno la regina era stata trovata positiva al Covid, sia pur con sintomi lievi. Elisabetta si è spenta nel castello di Balmoral l’8 settembre scorso, dopo aver atteso qualche giorno prima all’ultimo impegno ufficiale con la nomina del nuovo primo ministro Liz Truss, terza donna premier, dopo la Thatcher e Theresa May; fonti vicine alla Casa reale, riprese da alcuni organi d’informazione italiani, ipotizzano che il decesso sarebbe stato conseguenza di un incidente domestico, ma non ci sono al momento conferme ufficiali. La sovrana era insieme ai suoi figli e ai nipoti William ad Harry, tornato dall’America, dove vive con la moglie Megan, dopo essersi ritirato a vita privata. Il funerale, ampiamente preparato (“London Bridge”), si svolgerà a Londra il 19 settembre. Come scrisse su Limes nel 2014 Mary Dejevsky, scrittrice ed esperta di relazioni internazionali: “La stima internazionale di cui gode Elisabetta II l’ha resa fattore positivo della diplomazia britannica più di quanto non si pensi. La regina ha saputo smussare i contrasti con la Francia e la sua visita in Irlanda nel 2011 ha sigillato la normalizzazione dei rapporti con questo paese.” E ancora “Parte di questa buona reputazione verrà trasmessa al suo erede. E la misura in cui Carlo, se sarà lui, riuscirà a mantenerla al passo coi tempi determinerà la sua storia: quella di un re che ha preparato la monarchia al futuro o quella di un vecchio geniale anche se a volte bisbetico.” Solo il tempo potrà dircelo e nel frattempo “God save the King!”

di Paolo Arigotti