Da decenni ormai assistiamo a crisi internazionali, innescate da guerre civili (a livello interno) o aggressioni di un Paese (o da organizzazioni terroristiche) verso altri Stati e questo sistema delle relazioni purtroppo continua a generare paure e tensioni senza però che si possa assistere a delle iniziative di pacificazione da parte di gruppi di Paesi (democrazie occidentali) o dell’Organizzazione mondiale più rappresentativa per eccellenza : l’Onu.
Si è infatti assistito negli ultimi 30 anni durante diverse crisi europee ed extra europee all’inerzia di questa Organizzazione e a causa di ciò le maggiori potenze, soprattutto USA ma anche la Russia, si sono arrogate il diritto di intervenire a gestire con la forza crisi che erano correlate ai loro interessi geopolitici ed esplose soprattutto dopo la fine del bipolarismo (caduta del muro di Berlino del 1989) data spartiacque che ponendo fine al duopolio USA-URSS doveva preludere secondo certi politologi alla “fine della storia” (Fukuyama): da parte russa vedi le guerre scatenate dalla fine anni ‘90 in Cecenia, Georgia, Siria e Ucraina mentre da parte Usa si è assistito ad interventi unilaterali in Iraq, Somalia, Bosnia, Afghanistan e Libia.
Il quadro descritto in premessa non è confortante se poi si analizzano le altre aree di crisi potenziali. Infatti, secondo la ong International Crisis Group attualmente le crisi da monitorare nel Pianeta sono le seguenti: Ucraina, Armenia e Azerbaigian, Iran, Yemen, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo e Grandi Laghi, Sahel, Haiti, Pakistan, Taiwan.
L’ONU nasce dalle ceneri del secondo conflitto mondiale (1946) per volontà di Usa, Urss, Cina e Gran Bretagna ed ha tra i suoi obiettivi e fini principali il mantenimento della pace nel mondo unita ad una pacifica cooperazione internazionale ed alcune modalità in cui si manifesta (o meglio si dovrebbe manifestare) tale compito sono le azioni di peacekeeping, le raccomandazioni e le risoluzioni.
Risulta così un’organizzazione anacronistica, non per i suoi fini ma per la sua iper-burocratica organizzazione e la sua capacità di implementare le decisioni più rilevanti ed infatti essa è ancorata a votazioni prese all’unanimità.
l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è il suo l’organo plenario del quale fanno parte tutti gli attuali 193 Stati membri e le sue raccomandazioni non sono vincolanti mentre nell’altro Organo, ovvero nel Consiglio di Sicurezza, in totale ce ne sono 15 di cui permanenti sono attualmente 5: Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Usa.
La differenza fondamentale tra i due Organi delle Nazioni Unite è che le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza hanno un carattere vincolante e vengono prese all’unanimità (quindi per essere attuate dipendono dai veti dei suoi membri) e dunque una volta approvate sono obbligatorie per la loro osservanza da parte degli Stati membri, mentre quelle dell’Assemblea Generale non sono vincolanti.
Se osserviamo poi l’Organo Giudiziario, ossia la Corte internazionale di giustizia in seno all’Onu, questa ha il potere di dirimere le controversie fra gli Stati, che hanno accettato la sua giurisdizione e di fatto questo particolare ne ha sempre inficiato il suo reale potere di deterrenza.
In sintesi, pur con tutto il rispetto per il sangue versato da tutti gli operatori Onu (tra cui si registrano solo nel 2022, 102 caduti tra i noti caschi Blu), quanti militari, civili, bambini devono ancora morire o subire ferite ed amputazioni non solo fisiche ma anche psicologiche (terrificante il report sui molti fanciulli di Gaza che vorrebbero suicidarsi o sui bimbi israeliani che vivono nella paura quotidiana) , quante lacrime, sangue e devastazioni occorrono (non solo nell’attuale conflitto tra Israele e Palestina) perché l’Onu (e quindi noi perché questa non è un’entità astratta ma composta da Paesi e quindi da persone) si debba riformare non solo per la prevenzione di conflitti (difficile ma non impossibile) ma per dare ad esso più potere di deterrenza e per rendere più efficaci le sue sanzioni?
di Antonino Lo Giudice