L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder intervistato dal quotidiano tedesco Berliner Zeitung: ecco come sono falliti i colloqui di pace tra Russia e Ucraina

L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder ha raccontato in un’intervista al quotidiano tedesco Berliner Zeitung (link originale: www.berliner-zeitung.de/politik-gesellschaft/gerhard-schroeder-im-exklusiv-interview-was-merkel-2015-gemacht-hat-war-politisch-falsch-li.2151196) le ragioni del fallimento dei colloqui di pace tra Mosca e Kiev, imputandone la responsabilità agli Stati Uniti d’America. Rispondendo alle domande, l’ex capo del governo tedesco racconta che nel 2022 egli ricevette dall’Ucraina la richiesta di fare da mediatore con la Russia. Latore della proposta era Rustem Umjerov, attuale ministro della Difesa, rappresentante della minoranza tatara di Crimea. Le questioni sul tappeto, stando alle parole di Schroeder, erano cinque: la rinuncia di Kiev all’adesione alla Nato, il ripristino del bilinguismo nelle regioni russofone, l’autonomia al Donbass sul modello alto atesino, le garanzie di sicurezza per l’Ucraina da parte del Consiglio di sicurezza ONU e della stessa Germania, lo status della Crimea. Secondo l’ex cancelliere sulla base di questi presupposti si sarebbe raggiunto un accordo di pace già nel marzo 2022, coi colloqui di Istanbul, ma gli ucraini non sembravano avere una reale autonomia decisionale, nonostante la disponibilità di massima di Umerov ad accogliere i famosi cinque punti. Per Schroeder il naufragio dei negoziati sarebbe stato un clamoroso fallimento dell’Europa, conducendo alla prosecuzione di un conflitto devastante, specie per l’Ucraina; ad avviso dell’ex leader tedesco, sarebbero stati gli americani a non volere la pace, spingendo per la prosecuzione delle ostilità, sul presupposto, rivelatosi fallace, di poter così contenere i russi.

Schroeder ritiene assolutamente infondata l’ipotesi di un attacco russo contro paesi Nato, i quali sarebbero stati interessati unicamente alla definizione dello status delle minoranze russofone di Donbass e Crimea; allo stesso tempo, egli giudica un errore commesso da Putin l’avvio della cosiddetta operazione militare speciale, sintomatico del fatto che la Russia si sentisse (e si senta) minacciata. È possibile cogliere in un passaggio dell’intervista un paragone con quanto sta accadendo in un’altra regione tormentata: “Quante persone devono ancora morire? Questo ricorda il Medio Oriente. Chi soffre da una parte e dall’altra? La povera gente che perde i propri figli. Nessuno di quelli che contano muove un dito”, ricordando altresì che “L’unico che ha fatto qualcosa, anche se viene costantemente diffamato, è Erdogan con il suo accordo sul grano”, a dimostrazione – aggiungiamo noi – che l’appartenenza alla Nato non possa costituire un alibi per sottrarsi alla negoziazione. “L’Occidente deve rendersene conto e scendere a compromessi di conseguenza, altrimenti la pace sarà difficile da raggiungere” insiste l’ex cancelliere, ricordando come l’economia tedesca abbia bisogno di relazioni economiche e politiche pacifiche con Russia (e Cina), potenze con le quali – lo ricorda sempre Schroeder – gli Stati Uniti intrattengono ancora oggi rapporti molto importanti: che l’Europa si stia dimostrando “più realista del Re”?

di Paolo Arigotti