L’attacco di Hamas ad Israele alla luce delle dinamiche regionali

Il crudele attacco di Hamas che ha sorpreso Israele è il risultato di un’escalation segnata da mesi ed anni in cui si sono susseguiti conflitti, lanci missilistici, episodi critici al confine e missioni militari puntuali da parte di Israele nei confronti di Hamas, un’entità islamica emersa nel 1987 durante la prima intifada. Hamas in questi anni ha contestato Fatah, un’entità palestinese di lunga data, nella loro battaglia per il predominio nel contesto palestinese che si oppone ad Israele. Dobbiamo ricordare che negli anni 2006 e 2007 vi fu una guerra civile tra le due organizzazioni islamiste per il controllo di Gaza e che fu vinta da Hamas. E quindi l’attacco da parte di Hamas va letto anche sotto quest’ottica, un riaffermare la propria centralità nella lotta contro Israele ed il mostrare la propria capacità militare. Il focus di questo articolo è rivolto al recente attacco lanciato da Hamas nei confronti di Israele che ha visto la morte di più 1.200 persone, per la maggior parte civili, oltre a 2.700 feriti; un attacco che ha colto di sorpresa l’apparato di sicurezza di Israele e che si è protratto all’interno di aree protette dal muro costruito negli scorsi anni proprio per evitare scontri di terra con le milizie islamiche. Oltre al lancio di missili verso il territorio israeliano provenienti sia dai territori di Gaza che dal Libano meridionale, si segnalano inoltre episodi critici nella parte nord della Cisgiordania, che vedono coinvolti palestinesi, autorità palestinesi e truppe israeliane, pur non essendo direttamente correlati ad Hamas.

Hamas, quale principale entità nel contesto palestinese, come anzidetto, combatte non solo contro Israele, ma anche per conservare il proprio dominio contro avversari interni. Una di queste organizzazioni della Jihad Islamica Palestinese, un’organizzazione che gode di sostegno finanziario e militare da parte dell’Iran. Quest’ultima, pur condividendo principi analoghi con Hamas, aspira a legittimare la resistenza palestinese contro Israele. Non si può trascurare quindi il ruolo dell’Iran in questo conflitto. Israele ha avuto dialoghi intensi con l’Arabia Saudita riguardo a un accordo di normalizzazione che infastidisce l’Iran. L’Iran è un notevole fattore di destabilizzazione nella regione, si oppone a tale accordo e potrebbe ricorrere a interventi militari per ostacolare i colloqui. Anche se l’Iran potrebbe non dichiarare apertamente il proprio interesse diretto, è evidente che ha un interesse marcato negli eventi attuali (in questi giorni ha infatti smentito di essere coinvolto nell’operazione di Hamas, anche se sembrerebbe che Hamas abbia incontrato rappresentanti di Hezbollah e Iraniani nel sud del Libano prima dell’attacco). Questo contesto potrebbe evolvere in diversi scenari e mutamenti potenziali. Il timing di questi eventi, che coincidono con il 50° anniversario di Yom Kippur e rievoca memorie di conflitti pregressi nel Medio Oriente.

L’attacco improvviso delle forze di sicurezza israeliane, che richiama alla mente lo Yom Kippur avvenuto il 6 ottobre del 1973, è stato eseguito su ampia scala. Da parte di Israele si ipotizzano anche possibili operazioni militari terrestri, non solo a Gaza, ma anche nella parte sud della Cisgiordania, dove Hamas ha costituito piccole cellule operative nel corso degli anni. Sebbene questo conflitto possa sembrare una guerra, presenta caratteristiche uniche e potrebbe rappresentare un momento cruciale sia per Hamas e la resistenza palestinese contro Israele, sia per lo stesso Israele. Il governo israeliano, confrontandosi con fragilità interne, potrebbe cercare di ritrovare nuova forza e stabilità attraverso questo conflitto, percependo il nemico come una minaccia esistenziale.

Le dinamiche attuali del Medio Oriente sono in continua evoluzione, e il precario equilibrio tra le forze coinvolte rimane un elemento chiave per la stabilità sia regionale che internazionale. Comprendere le varie prospettive e gli interessi in gioco è essenziale per navigare attraverso le complessità di questo panorama geopolitico.

di Massimiliano Merzi