La storia della Repubblica di San Marino

Considerata la più antica del mondo, la Repubblica di San Marino sarebbe nata nel IV secolo D.C., quando San Marino, un povero tagliapietre, si sarebbe rifugiato sul monte Titano, in fuga dalle persecuzioni ordinate dall’imperatore Diocleziano, ricevendo in dono quelle terre dalla sua proprietaria, a titolo di riconoscenza per aver guarito dalla paralisi il figlio di lei, che ne era stato colpito a causa del suo scetticismo. In punto di morte, il santo avrebbe lasciato in eredità alla comunità che si era formata attorno a lui quelle terre, indipendenti dall’autorità imperiale e papale. Fino all’anno mille il potere fu esercitato dall’abate feudatario, per poi passare all’assemblea dei capi famiglia (Arengo); a partire dal XIII secolo il potere passò alle assemblee politiche (consigli). Nel 1243 vennero istituiti i capitani reggenti, che ancora oggi svolgono (in numero di due) le funzioni di Capi di Stato.

Il riconoscimento papale dell’indipendenza – formalmente la repubblica faceva parte dello stato della Chiesa – giunse nel 1291 (Papa Niccolò IV); nel ‘600 sarebbe stato siglato un accordo di protezione tra i due stati. Il territorio della Repubblica, successivamente istituito in libero comune, si ampliò ulteriormente (rispetto al Monte Titano) nella seconda metà del XV secolo, quando alleata vittoriosa contro il signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta (cd. guerra sammarinese), la repubblica ricevette dal Papa Pio II le città di Domagnano, Fiorentino, Montegiardino e Serravalle; nel 1463 la città di Faetano chiese e ottenne l’annessione alla Repubblica, che acquisiva così gli attuali confini politici. Risale al 1600 la prima costituzione scritta (le Leges Statutae Sancti Marini), mentre i consigli – che presero il posto dell’Arengo – cessarono di essere eletti dai capi famiglia, per passare a un sistema di cooptazione.

Nella sua storia San Marino è stato occupato tre volte: nel 1503 da Cesare Borgia, figlio del papa Alessandro VI, che voleva inglobarlo nei suoi possedimenti (la morte del padre fece naufragare il suo progetto), nel 1739 quando lo stato della Chiesa cercò di impossessarsene (la disobbedienza civile della popolazione fece fallire l’iniziativa) e nel 1944 dai tedeschi in occasione della ritirata verso nord (per circa tre mesi). L’indipendenza sanmarinese fu confermata sia da Napoleone che dal Congresso di Vienna. Nel corso del risorgimento italiano, molti ribelli in fuga trovarono asilo a San Marino, compreso lo stesso Giuseppe Garibaldi. L’unità italiana fu seguita da un trattato (1862) col quale veniva riconosciuta l’indipendenza della Repubblica e regolati i rapporti economici e doganali (attualmente tra i due stati esiste l’unione doganale).

Nell’800 sarà avviato un processo di modernizzazione economica e sociale, che consentirà di abbandonare la tradizionale economia incentrata sull’agricoltura, ma le condizioni di sottosviluppo non impediranno importanti flussi migratori verso Europa e Americhe. Agli inizi del Novecento fu avviato un processo di maggiore democratizzazione, per cui i membri dei consigli divennero elettivi. Nel corso della Grande guerra San Marino osservò la neutralità, pur inviando propri volontari a combattere nelle fila dell’esercito italiano. Nel dopoguerra, a causa della debolezza e divisioni tra le forze politiche, causata anche dalla crisi economica seguita alla guerra, andò al potere il Partito Fascista Sammarinese (PFS), vittorioso nelle elezioni politiche del 1923, con un programma analogo a quello del PNF italiano. I fascisti instaurarono un regime del tutto simile a quello italiano, col quale intrattennero importanti rapporti e che influenzò notevolmente la politica sanmarinese nel corso del ventennio. Una serie di importanti lavori pubblici e lo sviluppo del settore turistico migliorarono sensibilmente l’economia della Repubblica.

La caduta del fascismo in Italia travolse anche il regime sanmarinese; durante la Seconda guerra mondiale San Marino rimase neutrale, il che non impedì bombardamenti alleati (1944) e che numerosi sfollati trovassero rifugio nel suo territorio. Rispristinata la democrazia (le donne voteranno solo dal 1960), dal 1945 al 1957 al governo andò una coalizione di socialisti e comunisti, tanto che il governo italiano decise il blocco dei confini (1950), nel clima della piena guerra fredda. Le sinistre adottarono varie misure in campo sociale, ma furono sconfitte nelle votazioni del 1957, che portarono al potere il partito democratico cristiano e i suoi alleati socialdemocratici.

Le successive consultazioni elettorali avrebbero visto un’alternanza tra le varie forze politiche, nel 1988 andò al potere una coalizione tra democristiani e comunisti (che poi avrebbero cambiato il nome in progressisti). Il cambiamento del quadro politico dopo le elezioni del 1957 avrebbe determinato maggiori aperture, specie da parte dell’Occidente, nei confronti di San Marino, come un nuovo sviluppo delle relazioni con l’Italia. San Marino fa parte di ONU e Consiglio d’Europa, oltre ad aver stipulato importanti accordi economici con OCSE e intrattenere relazioni diplomatiche con numerosi stati europei e americani.

di Paolo Arigotti