La situazione in Yemen

All’estremità sud-occidentale della Penisola Arabica, confinante a nord con l’Arabia Saudita e a est con il sultanato dell’Oman, si estende la Repubblica dello Yemen, quella che era la terra della Regina di Saba, con capitale Mā′rib e centri urbani a Ṣirwāḥ, el-Mesagid e el-Huqqa, di cui si hanno notizie già da iscrizioni assire (8° sec. a.C.). Le relazioni diplomatiche tra Italia e Yemen hanno inizio il 2 settembre 1926, con la firma del trattato italo-yemenita, con il quale il Regno d’Italia si assicurò il controllo della costa orientale del Mar Rosso.

Lo Yemen è tra i paesi più poveri del mondo ed aveva trovato risposta all’elevata pressione demografica e alla scarsità di risorse con un massiccio esodo migratorio, durato per tutti gli anni 1980, verso i paesi del petrolio, in particolare Arabia Saudita, Kuwait e Iraq. Nel 1983, momento di picco del fenomeno, le rimesse degli emigrati, infatti, costituivano circa il 40% del prodotto nazionale lordo dei due paesi (Yemen del Nord e Yemen del Sud).

Infatti, alla fine degli anni Ottanta esistevano due stati: lo Yemen del Nord e lo Yemen del Sud, due stati yemeniti indipendenti che, a causa del mutato assetto internazionale (la fine del sistema sovietico e il venir meno degli aiuti da parte dell’URSS imposero un profondo ripensamento ai dirigenti dello Yemen del Sud) furono spinti ad accelerare un processo di avvicinamento. Tale processo, dopo l’approvazione di una nuova Costituzione, fu consacrato il 22 maggio 1990 con la fusione dei due stati del Nord e del Sud nella Repubblica dello Yemen. In tal modo il Nord avrebbe visto, tra l’altro, accrescere la propria forza contrattuale nei confronti dell’Arabia Saudita, mentre il Sud, Repubblica Democratica Popolare dello Yemen, riteneva di poter preservare l’essenziale delle caratteristiche socialiste del proprio assetto socio-economico.

Si contava, altresì, sul fatto che una più vasta e forte realtà statuale avrebbe garantito un più sicuro sfruttamento delle risorse petrolifere che si andavano scoprendo e che davano al paese concrete speranze di sviluppo economico e sociale. L’unificazione non ha, purtroppo, risolto i cronici problemi del nuovo Stato.

Dal 2015 lo Yemen è dilaniato da una tremenda guerra civile tra Ansar Allah, noto come Huthi, i ribelli sciiti armati dall’Iran e il governo di Abd Rabbo Mansur Hadi, appartenente alla religione islamica sunnita, corrente maggioritaria nello Yemen, e sostenuto da Stati Uniti, Unione Europea e dalla maggioranza dei paesi del Medio Oriente. La guerra civile dello Yemen è essenzialmente un conflitto tra le fazioni che dichiarano di costituire il legittimo governo dello Yemen, insieme ai loro alleati.

Le forze degli Huthi, che controllano la capitale Sana’a e sono alleate con le forze fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, si sono scontrate con le forze leali al governo di Abd Rabbo Mansur Hadi, con sede ad Aden.

Anche al-Qāʿida nella Penisola Arabica (AQAP) e gli affiliati yemeniti dello Stato Islamico (ISIS) hanno eseguito attacchi, ed AQAP controlla porzioni di territorio nella parte centrale del Paese e lungo la costa.

Carlo Marino con S.E. Asmahan Abdulhameed Al- Toqi, Ambasciatore della Repubblica dello Yemen in Italia e Rappresentante Permanente presso le Agenzie ONU in Roma photo copyright – 2021 by #eurasiaticanews per gentile concessione

Le agenzie dell’ONU presenti nello Yemen hanno fatto presente a livello internazionale che il paese sembra ricadere a livelli allarmanti di insicurezza alimentare. L’intreccio tra crisi economica, scontri armati, inondazioni, locuste del deserto e la recente pandemia di COVID-19 potrebbe vanificare i progressi conseguiti nel campo della sicurezza alimentare. Si è di fronte ad una sorta di ”tempesta perfetta”. I dati sono contenuti nell’ultima analisi del Quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare (IPC), pubblicata da FAO, UNICEF e dal PAM in collaborazione con i partner. È la popolazione civile a pagare lo scotto più pesante. La morsa dell’insicurezza alimentare acuta in queste aree si era allentata lo scorso anno grazie a un imponente incremento degli aiuti umanitari. I successi ottenuti, tuttavia, potrebbero essere rapidamente neutralizzati nei prossimi sei mesi, quando si prevede un aumento da 2 a 3,2 milioni del numero di persone afflitte da elevati livelli di insicurezza alimentare acuta.

Dopo molteplici accordi di pace negoziati e successivamente ignorati sembra esserci all’orizzonte uno spiraglio di luce. Nel corso della visita di 4 giorni in Italia, ai primi di maggio 2021, del vicepremier e ministro degli Esteri iracheno Fuad Hussein è trapelato ufficiosamente che il governo dell’Iraq, che ha avuto un ruolo decisivo nel promuovere i negoziati segreti che sono iniziati a Baghdad fra Iran e Arabia Saudita, si starebbe facendo promotore di un processo di pace in Yemen. Vista la situazione che potrebbe profilarsi presto all’orizzonte, il ruolo dell’Italia in un futuro di ricostruzione “post-conflict” in Yemen è di grandissima importanza.

di Carlo Marino