La regione del Caucaso russo

Per i tipi di Sandro Teti Editori, nella collana Historos diretta da Luciano Canfora, c’è un interessante volume di Giuliano Bifolchi utile per comprendere la regione del Caucaso russo, anche detta Caucaso del Nord o Ciscaucasia, un’area geografica compresa tra il Mar Nero e il Mar Caspio e inclusa all’interno della Russia europea. Tutta la regione nord caucasica è parte della Federazione Russa.

Il Caucaso russo è noto a livello internazionale per la sua complessa situazione sociopolitica, per la sua volatilità e insicurezza a causa dalla minaccia terroristica della militanza armata locale e per i conflitti interetnici esplosi dopo la dissoluzione dell’URSS ed è composto dalle repubbliche di Karačaj-Circassia, Cabardino-Balcaria, Nord Ossezia-Alania, Inguscezia, Cecenia e Daghestan e dalla regione di Stavropol’.

Si tratta di un “ponte” naturale tra l’Europa e l’Asia, per le risorse energetiche e naturali e perché fa parte della macroarea Mar d’Azov-Mar Nero-Mar Caspio collegata al Medio Oriente e all’Asia Centrale che attrae gli interessi di Russia, Iran, Turchia, Stati Uniti, paesi del Golfo, Unione europea e Cina. La centralità geopolitica e strategica del Caucaso settentrionale, in grado di esercitare un’influenza anche sull’area caucasica meridionale (Armenia, Azerbaigian e Georgia), è particolarmente importante per la Russia che ha indirizzato ingenti risorse finanziarie provenienti dal proprio budget federale per risolvere economicamente e militarmente il problema dell’instabilità regionale.

Il volume analizza, con cognizione di causa, l’importanza strategica e geopolitica del Caucaso del Nord nel quadro dello scacchiere internazionale: in questa regione, infatti, confliggono ancora interessi russi e stranieri creatisi a seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica  e negli ultimi dieci anni, con il ritorno della Federazione Russa sulla scena internazionale che ha provocato uno scontro con l’Occidente, in particolare con la crisi ucraina ancora in corso e con la precedente annessione della Crimea all’interno del territorio russo, tale area ha acquisito una rilevanza sempre maggiore.

Vista la complessità del Caucaso settentrionale l’autore propone un approccio di studio multidisciplinare che evidenzia il ruolo geopolitico della regione e gli interessi di attori locali e internazionali e, in particolare, il ruolo che la Russia ha esercitato ed esercita nel Caucaso del Nord per  mantenere il controllo della regione nell’ottica di una politica estera di contrasto all’Occidente e di propria affermazione a livello internazionale come potenza.

Il libro si dipana in quattro differenti capitoli con l’obiettivo di fornire al lettore sia gli strumenti che le informazioni utili per comprendere il ruolo geopolitico del Caucaso settentrionale e gli interessi russi e stranieri nella regione. Il primo capitolo riporta le dottrine geopolitiche che consentono di mettere in luce, in maniera circostanziata, la politica di Mosca nella regione e le forze interne ed esterne che vi agiscono influenzandone gli sviluppi. Il secondo capitolo si occupa della regione nord caucasica e dell’importanza che essa ha per la Russia nello scacchiere geopolitico internazionale. Il terzo capitolo prende in esame gli interessi stranieri nel Caucaso russo anche attraverso le politiche di avvicinamento e le strategie di Stati Uniti, Unione Europea, Cina, Iran, Turchia, paesi del Golfo, includendo anche una breve digressione sull’attività italiana in loco che, seppur marginale, evidenzia comunque un tentativo soprattutto da parte  delle aziende italiane di riservarsi un ruolo nel mercato nord caucasico, con possibilità di sviluppi ulteriori nel quadro geopolitico dei rapporti Italia-Russia. Il quarto capitolo punta, invece, a descrivere il terrorismo nel Caucaso settentrionale ed il titolo è inequivocabile: “ Il Terrorismo, attore geopolitico nel Caucaso del Nord” e  ne delinea un breve profilo storico e dottrinale, la cui origine è dovuta ai conflitti interetnici e ai movimenti indipendentisti emersi dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica e dalle ingerenze di attori stranieri che hanno perseguito una “strategia etnogeopolitica” volta a sfruttare la debilitazione in cui versava la neonata Federazione Russa.

di Carlo Marino

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