La liturgia dei misteri a Procida

Nell’isola di Procida particolare rilievo storico e culturale ha la Liturgia dei Misteri che costituisce il culmine degli eventi religiosi della Settimana Santa, celebrati con grande diffusione e partecipazione nell’Italia del Sud. Si tratta di un esempio di patrimonio immateriale, che rappresenta una risorsa culturale preziosa ed inesauribile per le nostre comunità. Il patrimonio culturale non è costituito solo da monumenti ed oggetti, ma anche da tutte le tradizioni vive, che si sono tramandate dal passato, siano esse espressioni orali, incluso il linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste, conoscenze e pratiche concernenti la natura e l’universo, artigianato tradizionale.

L’Unesco nel 2003 ha adottato la Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata nel nostro paese nel 2012, proprio per favorirne la conservazione e trasmissione. Non si tratta dell’accezione negativa del folclore ossia di quella cristallizzazione e artificiosità, che viene utilizzata a puri fini commerciali, turistici e che finisce per sganciarsi dall’autentica partecipazione popolare e comunitaria, che si mantiene nel tempo, poiché rivitalizzata dal tramandarsi da una generazione all’altra, con il suo senso profondo ed identitario condiviso. L’Unesco e quindi l’intera comunità internazionale ravvisano nel patrimonio immateriale un fattore di fondamentale importanza per il mantenimento della diversità culturale di fronte alla globalizzazione e la sua comprensione aiuta il dialogo interculturale e incoraggia il rispetto reciproco dei diversi modi di vivere. La rilevanza del patrimonio immateriale non si risieda nella mera manifestazione culturale in sé ma soprattutto nella ricchezza di conoscenza e competenze, che vengono trasferite da una generazione all’altra, ricreate dalla comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, all’interazione con la natura e alla loro storia. Tutto ciò garantisce un senso di identità e continuità, favorendo la creatività umana e lo sviluppo sostenibile.

La Liturgia dei Misteri è contraddistinta da una vivida teatralità, attraverso di essa si raffigura plasticamente non solo il significato del Mistero, ossia di un evento nella storia di Cristo, ma anche tutta la liturgia pasquale. Gli eventi del rituale sono tre: la processione del Venerdì Santo, il Corteo degli Apostoli del Giovedì Santo e la festività della Domenica di Resurrezione. Secondo una tradizione, l’evento aveva inizio dal sabato precedente la Domenica delle Palme con il corteo delle “zeddose”, giovani velate che si recavano in processione cantando le Laudi. Il Mercoledì Santo era la volta della intonazione del Miserere con lo spegnimento rituale delle candele. Una cerimonia suggestiva e mesta, in cui ad ogni fine di strofa del salmo il prete spegneva una candela, finchè la chiesa rimaneva completamente al buio, allorquando si levavano i “rummuri”, il battere di mani e piedi dei fedeli sui banchi. Durante la Settimana Santa seguivano la pratica notturna del Giovedì Santo, dopo il Corteo degli Apostoli ed infine la commemorazione dell’Agonia del Venerdì Santo, con la cerimonia della “schiuvazione”, al termine della quale il Cristo veniva liberato dalla croce, deposto e portato in processione in chiesa. La cerimonia più suggestiva è quella del Venerdì Santo, denominata “Processione dei Misteri”. Si tratta di carri allegorici, che raffigurano scene della Vita e Passione di Gesù. Vi sono i “Misteri fissi”, utilizzati ogni anno e provenienti dalle diverse chiese dell’isola, e i “Misteri variabili” o “mobili”, preparati di anno in anno, portati a braccia dai giovani che appartengono alla Confraternita dei Turchini, di cui indossano i tipici vestiti. Il percorso si snoda dal borgo antico di Terra Murata fino al porto di Marina Grande, coinvolgendo un paesaggio unico e splendido. La statua lignea del Cristo Morto, realizzata nel 1728 dallo scultore napoletano Carmine Lantriceni, viene portata in processione seguita da una folla di isolani e dalla banda musicale che intona marce funebri e accompagna il salmodiare di sacerdoti e fedeli. Il “Cristo” con la processione della Via Crucis ritorna poi al termine del giorno nella Chiesa dei Turchini, che costituiscono per i procidani una congrega profondamente radicata nella storia di Procida, con più di quattrocento anni di vita, tanto da rappresentare una sorta di orgogliosa custode della memoria e delle tradizioni religiose.

L’anno prossimo Procida sarà Capitale italiana della Cultura e potrebbe essere interessante, così come avviene per la famosa Semana Santa di Siviglia, visitare quest’isola partecipando anche ai suoi momenti comunitari. L’isola ha vinto la competizione perché si pone come l’espressione migliore di quell’Italia minore, legata al mare, che incarna il turismo lento e di prossimità su cui puntare per rilanciare il turismo nel nostro paese.

di Rosaria Russo