“La collana di cristallo”, il decimo romanzo di Cristina Caboni

Per il decimo appuntamento con i lettori, Cristina Caboni ha voluto dar vita a un romanzo che raccogliesse tutte le sue caratteristiche più amate, e ha fatto centro. “La collana di cristallo” ed. Garzanti è una storia in sintonia con le precedenti, nella quale una donna fragile, Juliet Meriwether, deve confrontarsi con le sfide imposte dalla vita e dal mancato sostegno della famiglia d’origine. Per i genitori e i fratelli Juliet, con la sua sensibilità e il suo spiccato lato artistico, non è mai adeguata, mai “abbastanza”. Abbastanza razionale, abbastanza seria. È invece grande fonte di preoccupazione e talvolta di imbarazzo davanti agli estranei, per il suo ostinato rifiuto di incasellarsi nei ruoli scelti per lei. Perché Juliet sente forte la chiamata dell’arte, attratta fin da bambina dalla magia della lavorazione artigianale del vetro, e quando inaspettatamente si guadagna l’ammissione alla prestigiosa scuola di Murano, osa sfidare la famiglia – e un po’ sé stessa – e intraprendere da sola un viaggio oltreoceano che la eccita e la spaventa al tempo stesso. Al suo collo esile una magnifica collana di cristallo, dono della tata italiana. La collana racchiude uno stemma di cui Juliet vorrebbe conoscere il significato, e quando poi trova un misterioso e antico taccuino, traboccante di appunti sulla lavorazione del vetro, si lancia in una ricerca che si dirama lungo le calli e i ponti di Venezia e di Mestre, e che si intreccerà con le radici della sua storia personale e familiare. In quest’avventura non sarà sola ma verrà affiancata da Marcus, il giovane direttore della scuola, pronto a sostenerla e aiutarla a scoprire il segreto della collana ma, soprattutto, le risposte di cui ha bisogno. Cristina Caboni ha cesellato una personalità femminile delicata, sfaccettata come un cristallo di Murano, in cui si fondono insicurezze e slanci. In parallelo scorrono le vicende di altre donne legate alla magia della soffiatura del vetro, donne che hanno saputo emergere in un ambiente ferocemente maschilista come quello della Serenissima, imponendo il proprio genio e le proprie doti imprenditoriali con quella forza di cui solo chi ha rischiato l’oblio e rinasce dalle proprie ceneri è capace. Ai suoi lettori, la scrittrice ha regalato un’altra storia di speranza, di crescita e accettazione del proprio sé più vero, che accarezza le corde nascoste dell’animo.

di Giovanna Uccheddu