John McAffee una vita al limite. Da mago dell’informatica al suicidio in carcere

Il 23 giugno scorso, John McAffee è deceduto nel carcere di El Prat, a Barcellona, nel quale era detenuto dallo scorso ottobre a seguito dell’arresto nell’aeroporto della capitale catalana, mentre tentava di imbarcarsi per Istanbul, in Turchia. L’arresto era avvenuto su mandato di arresto internazionale emesso dalle autorità statunitensi per le accuse di frode ed evasione fiscale.

Foto da post Twitter @officialmcaffee

John McAffee era in attesa di estradizione e rischiava un periodo di detenzione di trent’anni nelle carceri statunitensi.

John McAffee era nato il 18 settembre 1945 a Cinderford nel Regno Unito in una base dell’esercito statunitense. Il padre era un militare degli Stati Uniti d’America e la madre era invece una cittadina britannica. Studia e si laurea in matematica negli Stati Uniti d’America dove inizierà la carriera di insegnante che dovrà presto abbandonare per aver avuto delle relazioni con delle studentesse, si dedicherà da quel momento in poi alla professione di programmatore informatico.

Nel 1986, dopo aver programmato per la prima volta un software antivirus, fonda la McAffee Associates e da via ad una delle maggiori software house nel campo dei programmi antivirus. L’intuizione si trasforma ben presto in un affare redditizio e l’azienda dopo essere stata quotata in borsa raggiungerà, nel 1992, un valore di ottanta milioni di dollari statunitensi.

Fino all’inizio degli anni 2000 McAffee, nonostante qualche piccolo problema con la giustizia, è considerato un imprenditore di successo e un filantropo. Nel 2008 però inizia una fase di declino e si vede costretto ad abbandonare gli Stati Uniti a per colpa di alcune cause legali che gli piovono addosso. Vende tutte le sue proprietà e si trasferisce all’estero in Belize dove inizia alcune attività imprenditoriali.

Qui, nel 2012 è però sospettato di un omicidio di un suo vicino di casa e deve scappare all’estero per non essere arrestato e ritorna negli Stati Uniti, cambiando spesso residenza.
Negli anni successivi prova anche a candidarsi per la presidenza degli Stati Uniti d’America ma non riesce a superare le primarie del suo partito.

John McAffee è comunque ormai un uomo in fuga e nel 2018 viene condannato da un tribunale in Florida per l’omicidio del vicino di casa avvenuto in Belize. Viene arrestato e rilasciato nella Repubblica Dominicana accusato di aver viaggiato su uno yacht con armi pesanti a bordo. Non viene all’epoca estradato negli Stati Uniti in quanto a suo carico non c’è ancora alcun mandato internazionale d’arresto ed alcuna richiesta di estradizione.

Personalmente ho avuto l’occasione conoscere e di interloquire con John McAffee in un paio di videoconferenze private tenutesi nel 2018 con alcuni informatici che si occupavano di sviluppare software per criptovalute, in queste videoconferenze l’imprenditore si proponeva come sponsor di qualunque progetto che lo avesse pagato in denaro, in tokens o coins legati al progetto eventualmente oggetto di sponsorizzazione. McAffee in quelle conferenze si compiaceva della sua fama di “fuorilegge” in aperta sfida al governo degli Stati Uniti e romanzava un po’ il suo stile di vita. È del 2019 una sua foto con in mano una pistola che pubblicava su twitter dichiarando di star fuggendo dalla CIA.

Sicuramente John McAffee tra il 2017 ed il 2018 ha guadagnato milioni di dollari sfruttando la propria influenza e credibilità nel mondo dell’informatica, influenza che gli permise di incidere sul prezzo di criptovalute ma anche di azioni.

L’attività che svolgeva era molto semplice, si proponeva come sponsor di una criptovaluta, ne elogiava il progetto ed iniziava a parlarne su Twitter. Ciò comportava un aumento vertiginoso del prezzo del token/coin che permetteva, a lui ed altri, di vendere monete precedentemente acquistate a valori centinaia di volte inferiori o addirittura ricevute gratuitamente per una sponsorizzazione.

McAffee il 21 dicembre 2017 scriveva così su Twitter: “Beginning tomorrow, I will each day talk about a unique altcoin. Most of the 2,000 coins are trash or scams. I’ve read every white paper. The few I’m connected to I will tell you. The rest I have no position in. These coins will change the world. You can support that change”. Tradotto: “A partire da domani, parlerò ogni giorno di un altcoin unico. La maggior parte delle 2.000 monete sono spazzatura o truffe. Ho letto ogni white paper. Ti dirò i pochi progetti a a cui sono connesso. Per il resto non ho posizioni. Queste monete cambieranno il mondo. Tu puoi supportare quel cambiamento.”

Molti, i più ignari, all’epoca lo vedevano come un sincero ed entusiasta imprenditore che voleva mettere le sue conoscenze a disposizione degli altri per non incorrere in truffe. In realtà stava facendo solo il proprio interesse.

Questo comportamento portò alla fine a varie accuse da parte delle autorità statunitensi: un’accusa per scalping (l’apertura e la chiusura di posizioni su vari prodotti finanziari in un brevissimo arco temporale a fini speculativi); una per frode e riciclaggio ed una per evasione di milioni di dollari conseguente alla compravendita di criptovalute.

Sin dall’accusa di omicidio del suo vicino di casa, McAffee dichiarerà sempre di essere stato incastrato da poteri forti del Governo degli Stati Uniti d’America e di possedere un dossier compromettente su alti funzionari governativi e funzionari delle forze dell’ordine. Ma forse la verità è molto più semplice, McAffee si era convinto che grazie alla sua fama ed ai suoi soldi tutto gli fosse permesso senza pagare alcun prezzo e quando il 22 giugno scorso si è visto autorizzare dal tribunale spagnolo competente l’estradizione verso gli Stati Uniti, a 75 anni, gli è crollato il mondo addosso ed il giorno dopo si è suicidato.

di Massimiliano Merzi