Impegno dell’Inail per affrontare il Long-Covid

Dagli studi scientifici condotti a livello internazionale ed italiano negli ultimi mesi è emerso che molte persone, che hanno avuto una forma di malattia Covid-19 da severa a moderata o lieve, presentano sintomi variabili e spesso anche debilitanti per molti mesi dopo aver contratto e superato l’infezione. Questa condizione viene definita Long Covid e, pur mancando una definizione esatta, si ritiene che ci si trovi in presenza di tale sindrome quando vi siano sintomi che perdurino da più di 2 mesi. Dopo il periodo di convalescenza la condizione Long-Covid si caratterizza per una sequela persistente di sintomi che vanno dall’anosmia, la perdita di olfatto, a stanchezza persistente, mal di testa, mancanza di respiro, debolezza muscolare, ma anche febbre, brain fog ovvero disfunzione cognitiva, manifestazioni cutanee e disturbi intestinali. Si è rilevata una somiglianza con le sindromi post-infettive che hanno seguito i focolai di Ebola e di chikungunya. Le donne fino ai 60 anni sembrano avere il doppio delle probabilità di sviluppare il Long Covid rispetto agli uomini, ma anche l’età avanzata ed un indice di massa corporeo più alto sembrano essere fattori di rischio.

Nell’ottica di lavorare in sinergia con il Sistema sanitario nazionale per alleviare la pressione sulle strutture pubbliche, l’Inail ha pubblicato avvisi regionali per la riabilitazione degli assistiti. Attraverso la stipula di convenzioni con strutture sanitarie su tutto il territorio nazionale si potranno garantire cure tempestive ai lavoratori, che soffrono di postumi di lungo periodo. L’Inail, nel rispetto della libertà di scelta terapeutica, informerà i propri assistiti in merito alle strutture convenzionate con l’istituto per l’erogazione delle prestazioni più idonee e del regime più adatto alla riabilitazione quale ricovero, day hospital o ambulatoriale. Come ha affermato il direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello, la presa in carico tempestiva delle persone, che soffrono i postumi debilitanti potrà consentire un ritorno più rapido alla normalità delle loro relazioni sociali e lavorative. In tal modo si può contribuire a ridurre l’impatto dei costi sociali ed economici della pandemia, che si traducono, dopo gli effetti immediati e diretti del contagio, in termini di ore di lavoro perse.

di Rosaria Russo