Il Nagorno-Karabakh e la sua tragedia

Tra i numerosi scenari di conflitto in atto sul nostro pianeta, dei quali molti ci sono sconosciuti, emerge oggi nelle cronache quotidiane il Nagorno-Karabakh, regione montuosa situata nel Caucaso meridionale.

Una storia millenaria

Il paese si sviluppa in una terra antichissima e ha una storia lunga e complessa, caratterizzata da diverse dominazioni imperiali, tra cui quella persiana, russa e turca.

La maggioranza della sua popolazione è di etnia armena.

Dopo la caduta dell’Impero Ottomano e la Prima Guerra Mondiale, la regione fu assegnata all’Azerbaigijan sotto il governo sovietico, ponendo le basi per una interminabile concatenazione di conflitti.

La ricerca dell’indipendenza

Forti influenze geopolitiche hanno contribuito alla complessità della situazione di questa terra e di questo popolo, la cui istanza fondamentale resta la ricerca dell’indipendenza e della libertà da una condizione decisa a tavolino nell’ambito di accordi strategici e mai più sanata.

Il conflitto principale ha avuto inizio negli anni ’80 del secolo scorso, quando la regione armena ha cercato di ottenere l’indipendenza dall’Azerbaigijan sovietico, la cui popolazione è principalmente azera.

Nel 1991, il Nagorno-Karabakh ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza, scatenando una guerra lunga e sanguinosa tra armeni e azeri.

Negli ultimi anni, la situazione è esplosa in una tragedia umana di proporzioni epiche, con implicazioni che abbracciano la storia e la geografia della regione, provocando migliaia di morti, un fiume di profughi e la distruzione di numerose comunità.

Infatti, nel 2020 un ulteriore violento scontro tra le forze armate dell’Armenia e dell’Azerbaigijan ha portato a una nuova fase di violenza, culminata nell’Accordo di Pace di Mosca nel novembre 2020.

Questo accordo ha generato una pausa nelle ostilità, ma le radici profonde del conflitto non sono state risolte, anzi, si sono aggravate anche a causa di forti interessi strategici esterni.

Oggi il conflitto torna alla ribalta portando alla nostra attenzione la tragedia umana del Nagorno-Karabakh.

Foto da Armenpress

La sofferenza è evidente in ogni aspetto di questa storia, nelle tensioni etniche, nella lotta per l’indipendenza e per la liberazione da complesse influenze geopolitiche esercitate sulla regione.

Le ferite fisiche e psicologiche provocate da decenni di conflitto sono profonde e la ricerca di una soluzione duratura richiederà compromessi difficili da parte di entrambe le parti e il coinvolgimento della comunità internazionale.

Un monito

Il Nagorno-Karabakh con la sua sofferenza costituisce un monito sulle conseguenze devastanti dei conflitti etnici e geopolitici e della loro sottovalutazione, che non fa che aggravarli.

La lunga storia della regione e la secolare sofferenza del suo popolo devono essere tenute in considerazione quando si cerca una soluzione pacifica e duratura per questo conflitto, che continua a provocare tanto dolore e distruzione.

di Maria Cristina Zitelli