Il cyberbullismo: quali sono le differenze rispetto ai fenomeni tradizionali?

Si sente spesso parlare di cyberbullismo, vale a dire atteggiamenti o pratiche persecutorie, intimidatorie e/o di dileggio perpetrate ai danni di altri soggetti, presumibilmente più fragili, ricorrendo alle più moderne tecnologie dell’informazione e comunicazione. Quali sono le differenze rispetto a fenomeni più tradizionali, non per questo altrettanto odiosi ed esecrabili, come quelli consumati in ambiente scolastico? Proviamo a tracciare alcune importanti differenze. Nel caso classico del bullismo i ragazzi coinvolti sono della stessa classe e/o dello stesso plesso scolastico, mentre nei fenomeni online potenzialmente possono essere coinvolti individui di tutto il mondo. Il bullo è tendenzialmente un soggetto con una personalità forte, che la utilizza (male) per imporsi al prossimo, mentre quello virtuale può essere chiunque, il quale profittando della distanza e dell’anonimato garantito dalla rete si potrebbe perfino trasformare da vittima in carnefice. Inoltre, nei fenomeni tradizionali di bullismo di gruppo, tutti quanti si conoscono, mentre al contrario nella rete si può creare un’interazione tra persone che magari si sono mai viste. I risultati e gli effetti dell’azione, nei casi tradizionali, sono conosciuti in un ristretto ambito (pensiamo sempre alla scuola), mentre la rete permette una diffusione senza limiti spaziali o geografici. Lo stesso discorso vale per l’aspetto temporale: il bullismo può essere praticato negli orari della vita sociale, quello on line praticamente 24 ore al giorno. Il bullismo consueto richiede un’interazione fisica (magari accompagnata perfino da violenze), che invece non è richiesto in quello virtuale, nel quale al contrario si sfrutta proprio la lontananza per intensificare la condotta persecutoria: il fatto di non poter essere visti o scoperti può ingenerare un’aggressività potenzialmente più violenta, contando di poterla sempre fare franca e di scansare ogni responsabilità. La stessa spersonalizzazione dell’azione, imputata ad un anonimo profilo utente e non alla persona fisica, potrebbe indurre il soggetto ad abbandonare qualunque freno inibitorio. Tracciando un profilo d’insieme, si tratta di due fenomeni altrettanto insidiosi e pericolosi, che nel caso del cyberbullismo dovrebbero essere contrastati soprattutto con una corretta educazione al corretto utilizzo delle ICT.

di Paolo Arigotti