I punti salienti del Discorso sullo Stato dell’Unione Europea 2020

foto Ursula Von der Leyen foto by Credit UE

La Presidente della Commissione Europea, ex Ministro della Difesa della Germania, Ursula von der Leyen ha aperto il suo discorso sullo Stato dell’Unione Europea il 16 settembre 2020 (discorso annuale che ricorda lo State of the Union Address che pronuncia il Presidente USA) con un atto di ossequio al coraggio ed alla dedizione di tutte quelle persone che, negli ospedali e in tanti luoghi di lavoro, hanno lottato contro il virus rendendo possibile il salvataggio di innumerevoli vite umane.

La Commissione, gli Stati membri, la Bce, con le loro risposte alla fase di emergenza sanitaria, sono in procinto di ridisegnare il profilo dell’Europa con una rapidità che la storia ha raramente conosciuto. Per quanto riguarda la Commissione si tratta altresì di un test importante per valutare l’efficacia e la lungimiranza delle priorità 2019-2024, su cui la Presidente e la Commissione hanno ottenuto lo scorso anno la fiducia dal Parlamento europeo. La Presidente ha presentato le prime linee guida dell’azione della sua Commissione per il 2021 di fronte all’Assemblea parlamentare Europea.

La Presidente von der Leyen ha tenuto a sottolineare nel suo discorso il ruolo svolto dalle Istituzioni europee nel pieno della pandemia, nel ricostruire la fiducia tra gli Stati membri e facendo fronte ai bisogni più urgenti e drammatici, fino all’impegno per fare del futuro vaccino un bene comune globale. Assolute priorità sono diventate la protezione della salute dei cittadini e la costruzione di un futuro più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Forse la crisi pandemica ha finalmente costretto l’Unione ad abbandonare per sempre l’idea miope, che la sanità sia questione circoscrivibile ai soli confini nazionali, dato che le competenze dell’Ue in campo sanitario sono notoriamente limitate.

La von der Layen ha insistito sulla necessità di costruire una “Unione europea della sanità”, aggiungendo la proposta di dare vita ad una Agenzia europea per la ricerca avanzata in campo biomedico. E poi ha annunciato un Global Health Summit da tenere in Italia, nel 2021, quando Roma presiederà il G20.

A tale proposito, il Parlamento Europeo ha accolto con favore la proposta della Commissione, relativa ad un nuovo programma sanitario europeo (EU4Health) ed ha chiesto alla Commissione di utilizzare la prossima strategia farmaceutica per garantire che i farmaci sicuri in Europa siano resi disponibili, accessibili ed a prezzi ragionevoli e di valutare in che modo si possa ripristinare la produzione farmaceutica in Europa. Infatti, è sempre più importante dare la priorità all’incremento della produzione interna di farmaci essenziali e strategici. Al momento il 40% dei medicinali finiti e commercializzati nell’Unione proviene da paesi terzi mentre il 60-80% dei principi attivi dei medicinali viene fabbricato al di fuori dell’Unione, segnatamente in Cina ed in India.

È indispensabile che gli Stati membri condividano le migliori pratiche nella gestione delle scorte creando strategie sanitarie coordinate, compreso un ulteriore uso di acquisti congiunti di medicinali da parte dell’UE. Inoltre, la Commissione dovrebbe costituire una riserva strategica europea di prodotti farmaceutici di interesse sanitario e strategico, sul modello del meccanismo RescEU che dovrebbe funzionare come una “farmacia europea per le emergenze” per ovviare alle carenze ricorrenti. La parità di accesso per tutti gli Stati membri dovrebbe essere garantita, attraverso un nuovo meccanismo di distribuzione equa. Tra i progetti in cantiere c’è anche una nuova agenzia europea per la ricerca avanzata nel campo biomedico, definita la «Barda europea» con riferimento all’omonima agenzia statunitense (Biomedical Advanced Research and Development Authority).

Il nocciolo della strategia europea per far fronte alle conseguenze economiche e sociali della pandemia, nel discorso della Presidente von der Leyen, è stato, però, Next Generation EU (NGEU). Un importante riferimento alla prossima generazione. Non si tratta soltanto di un piano d’investimenti di dimensioni senza precedenti (750 miliardi di euro). È la visione europea su come rendere resiliente un pianeta fragile e instabile. Il tutto collegato con la “doppia transizione”, quella verde e quella digitale. Quella a guida von der Leyen si è autodefinita una Commissione “geopolitica”, consapevole di doversi muovere in un mondo, in cui è in crisi un ordine, basato sul multilateralismo, mentre affiorano sempre più tentazioni di carattere “imperiale” di potenze emergenti e di potenze che hanno dominato il XX° secolo.

In tale processo di trasformazione epocale il Green Deal Europeo, con l’obiettivo della “neutralità climatica” entro il 2050, per l’Unione resta la rotta da seguire. Per rafforzare tale impegno, la Commissione propone di alzare dal 40% al 55% il target nella riduzione delle emissioni entro il 2030. Tale progetto costituisce anche la colonna portante di Next Generation EU: il 37% dei fondi di NGEU sarà legato agli obiettivi del Green Deal; il 30% delle emissioni di titoli europei per finanziare NGEU saranno in green bonds. La Commissione è, inoltre, pronta a presentare una proposta per il Carbon Border Adjustment Mechanism, che punta a non pregiudicare, comunque, i produttori europei rispetto a quelli di paesi meno impegnati nella decarbonizzazione.

Ma NGEU sarà anche un vettore di innovazione, ad esempio grazie al potenziale dell’idrogeno, e di trasformazione sociale, a partire dalle città, con l’idea suggestiva lanciata dalla Presidente della Commissione di dare vita a un “nuovo Bauhaus europeo”, (dal nome della famosa scuola d’arte tedesca dell’inizio del secolo scorso, che riunì architetti, artisti, studenti, ingegneri e designers) per ripensare l’edilizia del continente con un occhio alla sostenibilità, in cui competenze diverse lavorino sul conciliare stile e sostenibilità.

All’insegna di un “decennio digitale europeo”, che definisca degli obiettivi sul digitale per il 2030 e a cui destinare il 20% delle risorse di NGEU, si sviluppa l’altro pilastro della strategia della Commissione e di Next Generation EU. La posizione europea in tale campo si presenta sicuramente difficile, in un contesto dominato da giganti americani e cinesi, per il controllo della “materia prima” chiave del XXI° secolo: i dati.

Rafforzare le capacità europee per utilizzare i dati industriali, creare un cloud europeo (a partire dal progetto Gaia-X), proteggere la privacy dei cittadini europei (anche dotandoli di una “identità digitale europea” sicura), rafforzare le infrastrutture per consentire a tutti di accedere alla banda ultralarga, investire sull’Intelligenza Artificiale e sulla prossima generazione di supercomputer (con un investimento iniziale di 8 miliardi di euro). Sono questi gli obiettivi del decennio digitale, nel cui quadro rientra anche la conferma della volontà della Commissione di presentare una propria proposta sulla web tax a inizio 2021, se non si arriverà ad un accordo in sede di OCSE e G20.
Il ruolo da player mondiale che Ursula von der Leyen ha tracciato per l’Unione continua a essere incentrato sul multilateralismo e la cooperazione, in seno alle istituzioni internazionali pur con la consapevolezza che tali istituzioni, dalla WTO all’Organizzazione Mondiale della Sanità, richiedono riforme che le adeguino alla nuova realtà e per puntare a una “globalizzazione equa”. L’Unione deve avere l’ambizione di candidarsi a guidare tale processo di riforma. Ma deve anche essere capace di prendere posizioni chiare sulla scena internazionale, fra una Cina “partner negoziale, competitore economico e rivale sistemico”, gli Stati Uniti con cui provare (al di là dell’esito delle prossime presidenziali) a costruire una nuova agenda transatlantica, gli Stati autoritari, siano essi Russia, Turchia o Bielorussia. Il discorso della von der Leyen ha inviato anche un messaggio positivo verso Est, sul futuro allargamento ai Balcani Occidentali (a partire da Albania e Nord Macedonia), e uno verso Sud, ad un’Africa che deve essere per l’Europa un “partner naturale”.
Le misure economiche assunte di fronte alla crisi scatenata dalla pandemia (dalla sospensione del Patto di Stabilità, al SURE, al rinnovato impegno per un “salario minimo” in ogni Stato membro) che hanno mirato a proteggere i cittadini europei sono state prese in considerazione nell’ultima parte del discorso.

Solo il rafforzamento anche dei diritti civili e della democrazia consentiranno all’Europa di non tradire le proprie fondamenta esistenziali. La Commissione presenterà a breve un “Nuovo Patto” che – come annunciato dalla Presidente von der Leyen nel successivo dibattito – superi l’ormai famigerato Regolamento di Dublino.

di Carlo Marino