I primi dati Istat sulla povertà in Italia nel 2020

Lo scorso 4 marzo l’Istituto centrale di statistica (Istat) ha reso noti i dati provvisori riferiti alla povertà assoluta in Italia per il 2020. Per povertà assoluta s’intende la mancanza dei mezzi essenziali di sussistenza. Assieme all’aumento del dato percentuale, vengono effettuate delle stime sui consumi delle famiglie italiane, che forniscono poi la base di calcolo per gli indicatori della povertà. I dati definitivi saranno disponibili nel mese di giugno, ma le prime proiezioni fotografano un grave aumento del disagio sociale. Inutile precisare che in questo trend giocano gli effetti devastanti della crisi economica ed occupazionale dovuta alla pandemia, con la perdita di posti di lavoro e/o la contrazione delle retribuzioni medie.

ph Paolo Arigotti

Il primo dato significativo è che la povertà assoluta aumenta, attestandosi sui valori più elevati dal 2005 (vale a dire da quando è disponibile questo indicatore). L’incidenza assoluta della povertà assoluta passa dal 6,4 del 2019 al 7,7 per cento dell’anno scorso, con un aumento di 335mila persone, coinvolgendo oltre due milioni di famiglie; aumentano anche gli individui in povertà assoluta, con un incremento di oltre un milione, attestandosi a 5,6 milioni (l’aumento percentuale registrato passa dal 7,7 del 2019 al 9,4 del 2020).

Vengono vanificati i miglioramenti riscontrati nel 2019, e dopo un quadriennio di riduzione dei dati sulla povertà (sia in termini di famiglie, che di individui singoli); il dato sale a livelli è di gran lunga superiori a quelli registrati prima della crisi economica del 2008, quando gli indici di povertà assoluta erano inferiori al 4 per cento su base familiare e intorno al 3 per cento per i singoli individui.

L’aumento della povertà assoluta si associa alla diminuzione dei consumi delle famiglie. Secondo le stime preliminari, difatti, la spesa media mensile torna ai livelli del 2000 (2.328 euro, con una diminuzione del 9,1% rispetto al 2019).

L’unica spesa che rimane stabile è quella alimentare, mentre cala drasticamente ( -19,2 %) quella riferita a beni e servizi non essenziali. 

La fotografia dell’Istat sembra rendere vani molti degli interventi varati a sostegno del reddito – bonus, ristori, ammortizzatori sociali – gettando una luce fosca sul futuro di molte famiglie; il dato negativo investe non soltanto gli italiani, ma pure gli immigrati, spesso oggetto di un vero e proprio sfruttamento, approfittando della situazione di disagio.

di Paolo Arigotti