Giorgia Meloni, la prima donna nella storia italiana alla formazione e guida del Governo

I risultati delle elezioni del 25 settembre hanno incoronato il partito di Fratelli d’Italia quale prima forza politica del paese, con il 26 per cento dei consensi. Il trionfo politico è indubbiamente ascrivibile alla sua leader, Giorgia Meloni, che partiva da un modesto 4 per cento conseguito nel 2018. Nata e cresciuta a Roma (classe 1977), un padre di origini cagliaritane, sarà lei, nel rispetto delle prerogative costituzionali del capo dello Stato, a ricevere con ogni probabilità l’incarico di formare il nuovo Governo. Si tratterebbe di un risultato storico per due ragioni: sarebbe la prima donna a divenire presidente del Consiglio dei ministri in Italia e allo stesso tempo il primo esponente di una formazione politica considerata erede delle tradizioni politiche della destra storica del MSI: ricordiamo che Gianfranco Fini, fondatore e leader di Alleanza Nazionale, era arrivato al ministero degli Esteri e alla presidenza della Camera, senza mai raggiungere la guida dell’Esecutivo. Nella sua vita ha svolto diversi lavori: dalla baby-sitter, alla barista, alla commerciante. La sua esperienza politica iniziò molto presto: a soli quindici anni fondò nel suo quartiere, la Garbatella, un coordinamento inquadrato nell’allora Fronte della gioventù, l’ala giovanile del Movimento sociale italiano. Nel 2012 diede vita al nuovo soggetto politico della destra, battezzato Fratelli d’Italia, assieme ai colleghi Guido Crosetto e Ignazio La Russa, dando così l’addio al Popolo delle libertà, la formazione che aveva riunito Forza Italia e AN. Nel 2020 venne eletta alla presidenza del Partito dei conservatori e riformisti europei (ECR), primo politico italiano nella storia delle formazioni politiche della UE. La campagna elettorale “balneare” appena conclusasi ha visto toni piuttosto accesi, non escluse le accuse – neanche troppo velate – di un pericolo di ritorno al fascismo, a un secolo di distanza dalla Marcia su Roma. Altre critiche avanzate dagli avversari politici, assieme alla presunta inadeguatezza al ruolo, hanno riguardato le posizioni della Meloni su patria e famiglia, come sulle adozioni da parte degli omosessuali (alle quali resta contraria); lo stesso è avvenuto per la politica di maggiore severità in materia di immigrazione clandestina (con la proposta di blocchi navali) e per la rivendicazione di una maggiore tutela degli interessi nazionali nei confronti delle istituzioni comunitarie e internazionali, pur precisando l’intenzione di rispettare i parametri di bilancio e di non avere intenzione di accrescere il debito pubblico. Nel suo pensiero, la salvaguardia degli interessi nazionali passa anche attraverso la lotta a una globalizzazione senza regole, che metterebbe in pericolo i valori identitari e tradizionali delle singole comunità. E’ stata contestata pure la sua vicinanza al gruppo di Visegrad e al leader ungherese Viktor Orban, mentre la Meloni ha da tempo preso le distanze dal Rassemblement National di Marine Le Pen. Sulla questione all’ordine del giorno, il conflitto ucraino, la leader di FDL e capo del governo in pectore non ha espresso dubbi di sorta: lo schieramento con la Nato e con Kiev non sono minimamente in discussione.

di Paolo Arigotti