Usciti dal calore delle feste di fine d’anno, percorriamo freddolosi il primo mese del nostro calendario.
Si chiama Gennaio in onore di Giano, il dio latino Ianus.
Il nome del dio è legato alla parola latina Ianua, che significa porta.
Come tutti sanno, Giano è un dio bifronte, come bifronte è ogni porta.
La profonda e saggia radice italica e latina ci regala l’iconografia del doppio volto di Giano trasmettendoci un’intuizione fondamentale: tutto è collegato e c’è un dio a presiedere tutti i passaggi, le porte, i porti, l’entrata in guerra, il ritorno alla pace…
Egli è un dio che guarda al futuro e al passato proteggendone i legami.
Il Calendario di Numa
Nel calendario romano più antico, però, il mese di Gennaio non compare. E nemmeno quello di Febbraio.
In questo primo calendario, il tempo veniva articolato in 10 mesi e la traccia evidente di questa antichissima struttura è giunta fino a noi attraverso i nomi di diversi mesi.
Il primo mese era Marzo.
Dunque, come ci indicano i loro nomi, Settembre era il settimo mese, Ottobre l’ottavo, Novembre il nono, Dicembre il decimo.
Seguiva poi un dilatato tempo invernale e l’anno ricominciava a Marzo.
Fu Numa Pompilio, secondo re di Roma, ad aggiungere due mesi al calendario romano in uso fino ad allora.
Comparvero così Gennaio e Febbraio.
In particolare, il mese di Ianuarius fu istituito in onore del dio arcaico Ianus per presiedere alla transizione dall’anno vecchio a quello nuovo.
Un dio presente fin dall’alba dei tempi
L’antichità del dio Giano fa sì che egli fosse presente fin dall’alba dei tempi.
Vegliava sui luoghi fatali dove sarebbe nata Roma, abitando sul notissimo colle del Gianicolo, il cui significato è proprio “dimora di Giano”.
Questo dio dai due volti portava ancora i segni di un tempo primordiale, dominato da figure mostruose rimaste nella memoria umana per il loro significato profondamente simbolico.
Proprio sul Gianicolo il dio ospitò, secondo la leggenda, Saturno in fuga dall’Olimpo dopo essere stato spodestato dal figlio Giove.
Saturno portò nel Lazio l’Età dell’Oro, insegnando agli uomini l’agricoltura e donando una grande fecondità alle terre che lo avevano accolto.
Le porte del tempio di Giano
Il più famoso tempio di Giano era presso il Foro Romano e aveva un ruolo importantissimo: apriva le porte in tempo di guerra, mentre le chiudeva in tempo di pace.
Da diverse fonti antiche, tra cui lo stesso Virgilio, apprendiamo che nel tempio restavano chiuse la Discordia e la Furia, tenute a bada proprio per garantire la pace.
Durante i secoli del dominio romano, con la dichiarazione di guerra avveniva il funesto rito di apertura delle porte del tempio e le due forze venivano liberate, rendendo tutti consapevoli dei danni e dei lutti che esse avrebbero portato al mondo.
Calendario Giuliano e Calendario Gregoriano
Per lungo tempo i romani continuarono a contare l’inizio dell’anno a partire da Marzo, mese legato al dio Marte e alla stagione di ripresa delle attività belliche, agricole, economiche, politiche, con i consoli che entravano in carica.
Tuttavia, dal 46 a.C., con il Calendario Giuliano, istituito da Caio Giulio Cesare, l’anno cominciava formalmente il primo Gennaio.
La data di inizio d’anno divenne poi meno stabile durante il Medioevo.
Vari calendari di città diverse ondeggiavano tra la data più moderna del primo gennaio, la data antica del primo marzo, la data bizantina del primo settembre, la data del giorno di Pasqua, la data del Natale.
Oggi seguiamo il Calendario Gregoriano, dal nome di papa Gregorio XIII, che lo introdusse il 4 ottobre 1582 con bolla papale e che confermò l’inizio d’anno con il mese di Gennaio.
L’istituzione del nuovo calendario gregoriano, come dei calendari precedenti, fu dettata dalla necessità di adeguare quanto più possibile i tempi formali scanditi dal calendario con quelli naturali del ciclo dell’anno.
Al tempo di Papa Gregorio XIII c’era ormai un segnale che non poteva passare inosservato: la Pasqua stava andando a finire in estate.
Infatti il calcolo della Pasqua, festività mobile, segue i moti astronomici e per questo il calendario antico, che scandiva il tempo in modo fisso, creò una discrepanza tra le date e le stagioni che si rese sempre più evidente.
In sostanza, la data d’inizio delle stagioni si spostava man mano all’indietro, facendo perdere un giorno ogni 128 anni circa.
Già nel Medioevo gli astronomi rilevavano il fenomeno.
Lo stesso Dante ne fa cenno nella Divina Commedia:
«Ma prima che gennaio tutto si sverni
per la centesma ch’è là giù negletta»
(Paradiso XXVII, 142-143)
Oggi il Calendario Gregoriano è il calendario ufficiale a livello mondiale, sebbene restino in uso alcuni calendari tradizionali, come il calendario cinese o quello islamico.
Ma resta fondamentale mantenere la conoscenza e la consapevolezza dei passaggi antichi che ci hanno portato, bene o male, alla nostra modernità.
di Maria Cristina Zitelli