GameStop: finanza social o mero pump and dump?

GameStop per chi non lo sapesse è una catena di negozi di videogiochi che ha punti vendita in diverse nazioni tra cui l’Italia, spesso avrete visto i suoi punti vendita nei centri commerciali, ebbene questa catena da tempo soffre la concorrenza della vendita online di videogiochi e nell’ultimo anno ha subìto ulteriori penalizzazioni dai lockdown dovuti alla pandemia da Covid. Inoltre, su questo titolo erano aperte posizioni ribassiste da parte di vari fondi d’investimento, posizioni che nel tempo hanno fatto sì che il titolo si svalutasse.

Lo scorso gennaio però il titolo azionario GameStop improvvisamente ha guadagnato più del 1600 per cento, facendo guadagnare a molti investitori anche milioni di dollari, ma vediamo dall’inizio cosa è successo.

Sul social network Reddit, già dallo scorso autunno, è iniziata nel canale r/wallstreetbets una campagna a favore del titolo GameStop, in quanto si riteneva ingiusto che fondi speculativi acquistassero opzioni, scommettendo sulla discesa del prezzo del titolo. Nel frattempo il canale r/wallstreetbets ha raggiunto gli 80 milioni di iscritti, creando una enorme massa critica di potenziali investitori.

Questi investitori amatoriali (in realtà molti degli investitori che scrivono sul canale hanno competenze molto elevate in finanza) hanno iniziato a comprare in massa il titolo di GameStop, che ha iniziato a salire vertiginosamente fino a raggiungere il prezzo di 483 dollari nel mese di gennaio, quando al 21 agosto valevano circa 5 dollari. Al 10 febbraio invece il titolo in costante discesa ha un valore di 50 dollari circa.

A questo punto sono chiare due cose: chi ha investito poche migliaia di euro lo scorso agosto è diventato milionario se ha venduto al momento giusto, allo stesso tempo hanno probabilmente tratto profitto anche chi lo scorso gennaio è entrato con una giusta tempistica. Mentre hanno perso ingenti somme i fondi di investimento, che avevano scommesso sul crollo del prezzo di GameStop (GME) ed hanno altresì perso grandi somme quei piccoli investitori, che hanno acquistato azioni al massimo del prezzo raggiunto.

Questo fenomeno si è ripetuto qualche giorno dopo anche nel mondo delle criptovalute ed in particolare con Ripple (XRP), anche in questo caso è partita una campagna dal canale r/wallstreetbets, che ha fatto schizzare il valore della criptovaluta ad oltre i 70 centesimi di dollaro per poi crollare a valori decisamente piu bassi tra i 30 ed i 40 centesimi di dollaro.

I due eventi si basano su una pratica molto conosciuta nel mondo delle criptovalute ormai da anni e viene identificato col nome di Pump&Dump, ovvero il gruppo di promotori dell’iniziativa sceglie una criptomoneta e ne acquista una certa quantità, poi attraverso canali social si stimola l’acquisto in massa della moneta da vari investitori social, in modo che il prezzo salga ed a questo punto i promotori della campagna social iniziano a vendere, mentre la maggior parte di piccoli investitori sta continuando a comprare. Alla fine come già descritto avremo alcuni investitori, che hanno guadagnato grandi somme e un grande numero di investitori che sono rimasti col cerino in mano, ovvero con delle criptomonete acquistate ad un prezzo più elevato del reale prezzo di mercato.

Se vogliamo fare un parallelo, guardando a personaggi influenti sui social network, potremmo chiederci anche quale è l’interesse di un multimiliardario come Elon Musk di pubblicizzare il suo interesse verso le criptomonete. Grazie ai suoi tweets abbiamo visto come abbia fatto salire i prezzi sia di dogecoin che di bitcoin e sorge qui una domanda: prima dei suoi tweet quale era l’ammontare delle criptovalute in suo possesso? A quale prezzo le aveva acquistate? Pensateci.

di Massimiliano Merzi