Emergenza lavoro nero tra i percettori di reddito di cittadinanza

Tra le  prestazioni a sostegno del reddito, maggiormente conosciute e fruite, il Rdc, acronimo di  “reddito di cittadinanza”  è  previsto che venga riconosciuto e  concesso, esclusivamente come ausilio a sostegno  e miglioramento delle condizioni di vita di individui realmente bisognosi,  in attesa  che agli stessi venga riconosciuta una dignitosa collocazione  nel mondo del lavoro.

Questo lo spirito della norma e dei provvedimenti governativi attuativi delle forme di  aiuto preposte a tutela  delle classi meno abbienti, che versino  in condizioni di disagio e di reale bisogno.

Tuttavia, la realtà è ben diversa se si considera che una buona percentuale delle persone che fanno domanda di accesso e fruizione al Rdc, non ne ha effettivo bisogno.

È pur vero che, il sussidio può essere  richiesto da chiunque rientri nei parametri formali  e sostanziali,  oggettivi e soggettivi richiesti dalla disciplina giuridica di settore.

Quel che ormai appare piuttosto aberrante ed avvilente è la presenza di condizioni sociali, il più delle volte create ad arte, offuscando le forme di reddito percepite in nero, con lo svolgimento di attività lavorative occultate alle pubbliche amministrazioni.

Ma per molti la posta vale la candela!

Il lotto vincente  è abbastanza  alto, per valutare di dovervi rinunciare o perdere l’occasione di poterne beneficiare.

Il contraltare al rischio che si corre dichiarando il falso, ovvero occultando variegate entrate reddituali, è la sicurezza di una base economica  costante e cospicua,  continuando  a svolgere qualsiasi attività lavorativa senza farsi assicurare.

È  questa la realtà dei nostri giorni, piaccia o no.

Il non prenderne consapevolezza è fallace.

Averne contezza potrebbe tornare utile per ripianare i conti e restituire  dignità ed onore alla nazione.

Questa l’emergenza maggiore in questo delicato  e districato periodo storico post-pandemico.

La piena consapevolezza che si ha attuando la frode fiscale, da parte di una buona fetta dei  percettori del reddito di cittadinanza è una realtà e condizione storica,  che si  presenta  di una  certa valenza e gravità,  ove rapportata all’immane sforzo che lo  stato compie,  depauperato e sfrondato,   a discapito di tutta la collettività, ivi compresa quella che lavora percependo una retribuzione che il più delle volte o è pari, o è addirittura al di sotto della soglia massima riconosciuta in favore dei percettori del Rdc.

Ovviamente ciò provoca un generale malcontento.

La stretta dei controlli, estesi a tutto campo, non riesce, tuttavia a debellare il fenomeno, nelle sue estese forme fraudolente, create ad arte al fine di poter cristallizzare condizioni verosimili, strumentalizzate al pieno riconoscimento ed utilizzo  del sussidio previsto dallo stato.

La  realtà emerge in tutta la sua radicata, inaccettabile nefandezza in occasione dei controlli predisposti sui luoghi di lavoro, nel corso delle ispezioni programmate al fine di verificare il   rispetto delle norme in materia di lavoro e previdenza.

In queste evenienze emerge, con frequenza massiva, la presenza di lavoratori irregolarmente occupati percettori del Rdc.

Di qui l’emergenza in essere che merita una maggiore sensibilizzazione collettiva, non solo al fine di poter debellare spurie forme di indebite percezioni di sussidi a sostegno del reddito, previste a titolo di sostentamento, ma, principalmente, per consentire un’equa  distribuzione delle risorse ed una corretta valutazione delle situazioni che, realmente, meritano il dovuto discernimento per un effettivo sostegno alle famiglie ed in soccorso alle reali forme di bisogno collettivo ed individuale.

di Angela Gerarda Fasulo