La Fondazione Sorrento e l’Istituto di Cultura Torquato Tasso, con il patrocinio del Comune di Sorrento, dell’Università degli Studi “Federico Il” di Napoli , oltre che con il sostegno della Direzione regionale dei Musei della Campania, hanno organizzato la mostra “Edgardo Curcio. Echi della Secessione viennese a Napoli” che si è tenuta dal 25 marzo al 28 maggio 2023.
Mariantonietta Picone Petrusa ha curato l’esposizione che è stata allestita nelle sale di Villa Fiorentino in Sorrento e si è articolata in sei sezioni, con circa sessanta dipinti, e delle quali la prima offriva al pubblico l’opportunità di capire l’ambiente artistico dei primi decenni del Novecento, a partire da Giuseppe Boschetto e dalla sua Scuola libera che accolse alcuni degli artisti napoletani protagonisti dei movimenti giovanilistici dell’epoca, tra cui il Curcio, pittore di grande qualità, morto prematuramente e poco noto al grande pubblico.
Nomi quali Eugenio Viti, Giuseppe Aprea, Edoardo Pansini, Saverio Gatto, Gennaro Villani e Roberto Scognamiglio hanno dato lustro alla prima sezione della mostra. La seconda sezione raccoglieva, invece, alcuni capolavori di Curcio che, sinteticamente, ne delineavano l’intero percorso. Altre quattro sezioni seguivano uno schema cronologico sui temi prediletti dall’artista: paesaggi, nature morte, la figura femminile e le scene di convegni familiari dove è protagonista la donna borghese, elegante senza ostentazione.
Edgardo Curcio, di estrazione borghese, era il nipote dello scultore Nicola Renda e si formò tra Napoli e Roma. La ricerca di Edgardo Curcio, pur avendo subito in un primo momento l’influenza di Michele Cammarano presso il Regio Istituto di Belle Arti e poi di Giuseppe Boschetto, risentì tanto del Postimpressionismo quanto delle Secessioni mitteleuropee, in contrapposizione con il colorismo della tradizione napoletana. Nel 1911 Pansini raggiunse il Curcio a Roma e insieme visitarono l’Esposizione internazionale di Valle Giulia riportandone una forte impressione: Zuloaga, Anglada, Klimt e F. von Stuck costituivano le maggiori attrazioni nel panorama internazionale.
Il Curcio, che a Roma aveva cominciato a seguire l’indirizzo divisionista del Lionne, del giovane Balla e di C. Innocenti, rimase affascinato da Klimt e dagli artisti della Secessione viennese i quali, con audacia, davano nuova dignità agli elementi decorativi. Senza divenire mai un seguace pedissequo del pittore austriaco, l’artista campano ne assorbì la lezione dal punto di vista sia tecnico sia compositivo e ne integrò il pensiero e la teoria nella visione napoletana.
L’intervista di Carlo Marino a Luciano Russo:
di Carlo Marino #carlomarinoeuropeannewsagency