DUE ATTI DI GOVERNO, CONTEMPORANEAMENTE

Siamo in una primavera climatica infausta e mentre non si allentano né  il rigore dell’inverno, né la mordacchia della crisi socio-economica e politica nazionale, due provvedimenti governativi quasi simultanei forniscono il quadro drammatico in cui si svolge quella che agli occhi del mondo non può che apparire la tragicommedia di un popolo alle prese con il gigantesco problema comportamentale di un’intera comunità di detentori di pubblici poteri, incapace di agire con un minimo di serietà e di credibilità.Si potrebbe anche parlare di contegno offensivo di tali detentori se non si trattasse, in definitiva, della condotta etica di uno Stato; ma veniamo ai due fatti, avvenuti a ridosso l’uno dell’altro.1) La Gazzetta Ufficiale del 29 aprile 2013 pubblica il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di “Adeguamento stipendiale del personale di magistratura e equiparati” con il quale le misure di stipendi e indennità di magistrati, avvocati e procuratori dello Stato, prefetti, generali, professori universitari ed altre categorie della dirigenza statale “non contrattualizzata” vengono incrementate del 5,41% a conguaglio dal 1° gennaio 2012, e di un ulteriore 1,62%  in acconto per gli anni 2013 e 2014.   Il meccanismo dell’adeguamento automatico per legge é noto e l’ARAN fornisce puntualmente notizia  degli indici retributivi annuali di tutti i dipendenti pubblici dai quali emerge che, posto a base 100 l’anno 2005, gl’indici d’incremento risultano al 31 dicembre 2012 i seguenti: retribuzioni del personale pubblico contrattualizzato non dirigente, bloccate dal 2011 (2.5 ml di addetti): 116,1; retribuzioni della dirigenza pubblica contrattualizzata: 114,5; retribuzioni contrattuali del settore privato (10 ml di addetti): 117,8;   retribuzioni della magistratura e della dirigenza pubblica non contrattualizzata: 116,0.   Questo il quadro di riferimento in cui si inscrive il provvedimento regolamentare governativo.   2) Le Organizzazioni sindacali dei pubblici dipendenti vengono convocate il 24 maggio 2013 per l’approvazione dello schema di Decreto del Presidente della Repubblica con il quale il Governo ha deliberato per assicurare la sostenibilità della finanza pubblica:   la proroga del blocco della contrattazione collettiva di comparto e della contrattazione integrativa dei pubblici dipendenti al 31 dicembre 2014; la preclusione dell’indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2013 e 2014 e il congelamento degli importi per il triennio 2015/2017; la revoca di ogni incremento economico comunque introdotto nel 2011 e il blocco di ciascun “trattamento individuale” fino al 31 dicembre 2014.      Fa drizzare i capelli il raffronto tra le due dinamiche retributive: quella di tutti i dipendenti pubblici sterilizzata fino al 31 dicembre 2014 dal blocco del trattamento economico individuale con effetto retroattivo al 2011 e quella dei magistrati ed assimilati, garantita dalla progressione certa ed esigibile di un incremento ben superiore al differenziale dello 0,1% dell’indice rilevato al 31 dicembre 2012 tra le retribuzioni delle due categorie di lavoratori al servizio della Nazione.   La Funzione Pubblica della CISAL ha respinto ogni forma di approvazione sindacale del decreto di blocco e i pubblici dipendenti certamente reagiranno contro il disprezzo totale della contrattazione che sta dimostrando lo Stato “datore di lavoro” promotore della disuguaglianza legalizzata.     Ci asteniamo, quindi, da ogni commento; ma sulla contemporaneità  degli ultimi due atti di Governo, presentati nella tragicommedia che esso sta recitando di fronte a tre milioni di lavoratori pubblici, vogliamo aprirci con i lettori ad un sorriso ironico, proponendo loro una facezia in dialetto siciliano, che esprime in una sola parola finale un meritato apprezzamento comportamentale.   Ad un caruso ( fanciullo ) che domanda: “Papà chiccosa é contemporaneamente?”, il padre risponde: “Vedi figghiu mio, tua madre é una santa donna e come onesta mugghiera non c’è da dubitare, ma ammettiamo che mentre tu stai a scuola, papà torna a casa e la trova letto cu nostru compare, allora a lupara finisce, ma nello stesso momento, vuole a dire contemporaneamente, tuo padre é cornuto e tua madre bottana!” I lavoratori non accetteranno di restare cornuti reagendo al disprezzo contrattuale, ma chi resterà irrimediabilmente una bottana?   La risposta ai lettori.