Dipendenti Pubblici: polli da spennare e mille scuse per farli rientrare in ufficio

Da più parti, a cominciare dal Sottosegretario alla Salute Andrea Costa (geometra di professione), si invoca il ritorno negli uffici dei dipendenti pubblici. E le motivazioni fanno sorridere da un lato e piangere dall’altro, lo stesso sottosegretario si è lamentato in un’intervista rilasciata alla Rai che, insomma, il cittadino ha diritto ad andare in Comune e farsi rilasciare una carta d’identità; sinceramente mi sembra che tutti i Comuni siano aperti per il rilascio delle carte di identità e per altre pratiche. Per la carta d’identità è bene ricordare che già da prima della pandemia non era possibile andare a casaccio in Comune come si faceva qualche anno fa e chiedere il rilascio di una carta d’identità… ci vuole l’appuntamento, ma l’appuntamento si prendeva anche prima della pandemia.

Fanno sorridere anche le dichiarazioni dei presidenti dei collegi dei geometri di Perugia e Terni e di qualche altro loro collega al riguardo della necessità del rientro dei dipendenti pubblici, che dovrebbero scartabellare in archivi cartacei alla ricerca di vecchi fascicoli altrimenti non consultabili (archivi di pratiche edilizie). Ma non solo, quegli stessi dipendenti (mal pagati) dovrebbero anche elargire consulenze normative a intrepidi professionisti, che poi ovviamente questi rivendono lautamente ai loro clienti. Ma queste consulenze… non si possono dare anche in videoconferenza??? Penso proprio di sì.

Il problema è che i politici prima della pandemia nemmeno sapevano cos’era lo smart working e molti sindaci o assessori guardavano con timore alla digitalizzazione delle procedure amministrative perché, parliamoci chiaro, più aumenta l’informatizzazione e digitalizzazione dei procedimenti amministrativi e più sarà difficile garantire scorciatoie invisibili per ottenere risultati compiacenti. Il bello dell’informatizzazione è questo… dovrebbe garantire trasparenza e facilità di accesso agli atti e alle motivazioni, su cui questi si basano.

Se l’Italia si trova in una situazione di arretratezza informatica… non è colpa sicuramente dei semplici dipendenti pubblici, bensì dei politici di turno e dei dirigenti da loro spesso nominati.

Ricapitolando, mentre grandi aziende come Vodafone, IBM e altre mantengono punte di smart working vicino al 60% il settore pubblico si appresta a far ritornare in presenza i dipendenti pubblici, dimenticando che in molti enti si sono raggiunti, durante la pandemia, valori di produttività superiori a quelli ottenuti precedentemente in presenza. Ancora una volta non si vanno a valorizzare quegli enti e quelle esperienze positive ma si fa un calderone e… tutti in ufficio.

La verità è un’altra però e l’ha svelata il brillante economista nonché Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta che il rientro dei dipendenti pubblici vale il 2% del Pil e quindi se lo aggiungiamo al +6% di Pil previsto per la ripresa dell’economia il solo comparto pubblico vale il 25% dell’incremento del Pil previsto.

I dipendenti pubblici sono quindi paragonabili a dei polli da spennare, spennati e spremuti in smart working, dove hanno lavorato non vedendosi riconoscere buoni pasto e straordinari e spennati poi perché  il dipendente pubblico dovrà rientrare e alimentare economicamente la ripresa di bar, ristoranti e di tutte le attività legate direttamente o indirettamente (abbigliamento, officine auto e altre) al ritorno al lavoro dei dipendenti pubblici.

Ma non sono solo i dipendenti pubblici, che non si accorgono di essere i classici polli da spennare, ci sono anche gli studenti universitari e le loro famiglie, che contribuiranno alla crescita del Pil, quindi prepariamoci tutti a tirar fuori il portafoglio e a far girare l’economia.

di Massimiliano Merzi