Decreto Ristori, aziende escluse dai sostegni per il Covid-19, in pieno fermo

Il decreto Ristori ha ampliato l’elenco delle attività e dei soggetti beneficiari delle misure di sostegno introdotte a tutela della stabilità delle attuali e precarie condizioni economiche delle famiglie e delle imprese, distribuendo principali sostegni economici in favore delle attività di gestione di negozi ed esercizi commerciali, oltre che a tanti altri settori (vestiario, mobilifici, sexy shop, attività di tatuaggi, piercing, commercio al dettaglio di spaghi cordami, prodotti per imballaggio, commercio ambulante, istituti di bellezza e servizi di cura della persona come manicure e pedicure).

Risultano previsti contributi pieni (100%) in favore di imprese che si occupano della gestione di bus turistici, trasporti lagunari, servizi fotoreporter, corsi di danza, lavanderie industriali, traduttori e produttori di fuochi di artificio; introdotto anche un contributo rafforzato del 200%, in favore di chi svolge le mansioni di guida (alpina, museale, di biblioteca e di monumenti), nonché per chi si occupa dell’attività di conduzione di orti botanici e zoo; incluse nell’elenco dei beneficiari, anche le attività di ristorazione senza somministrazione ovvero le rosticcerie e le pizzerie al taglio.

Detto ciò, tuttavia, è anche vero che per alcune categorie produttive nulla è previsto, a sostegno delle acclarate ed ingenti carenze di guadagno, che inevitabilmente si registrano e che attestano grosse percentuali di perdite, se raffrontate al pregresso andamento del mercato delle merci e dei servizi in periodi ante Covid.

In sostanza, non viene riconosciuto nulla in favore degli allestitori di fiere; non vi rientrano nemmeno i grossisti che si occupano della distribuzione dei prodotti alimentari, delle bevande a ristoranti, hotel e pub.

In un periodo in cui non possono celebrarsi matrimoni, battesimi e comunioni e vi è un totale divieto di effettuazione di festeggiamenti di ogni genere, non vi rientrano nemmeno i negozi di fiori, attività maggiormente danneggiate.

Vi si affiancano, in ordine di esclusione, anche le attività di sartoria per abiti da sposa e da cerimonia, rientranti all’interno della stessa filiera produttiva.

Da annoverare, tra le categorie escluse quelle che rientrano all’interno della gamma “giochi/ricevitorie/scommesse”, oltre alle mense scolastiche ed aziendali ed ai gestori di macchinette di caffè e merendine. Queste ultime attività subiscono, tra l’altro, anche le nefaste conseguenze della d.a.d. (didattica a distanza) e del generalizzato ricorso al sistema di smart-working, quale ordinaria modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, di quasi tutto il personale della pubblica amministrazione e buona parte di quello privato.

Questa esclusione illustra chiaramente uno scenario maggiormente critico a carico di queste categorie (oggi improduttive), sprovviste dei necessari aiuti per potersi sostenere, in pieno fermo delle loro attività.

Emergono maggiori difficoltà di sopravvivenza, danni al fatturato, pari a zero, con impatti fortemente devastanti: impoverimento delle famiglie ed esiti deleteri a carico delle attività produttive.

di Angela Gerarda Fasulo