Sanità, istruzione e ricerca, funzioni locali: i 3 grandi comparti che hanno rinnovato il proprio contratto nazionale.
Dopo la firma del contratto riguardante il comparto sanità, e la sottoscrizione dell’ipotesi economica del contratto istruzione e ricerca (per la parte normativa proseguono le trattative), è giunto a conclusione anche l’iter di approvazione del testo definitivo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Comparto funzioni locali. Le risorse messe in campo dallo sblocco dei contratti per il triennio 2019–2021 sono pari a quasi 5 miliardi di euro e sono destinate a 2,2 milioni di dipendenti pubblici, l’85% del personale coperto dalla contrattazione nazionale.
Ecco le principali novità dei contratti.
Comparto sanità: Il CCNL riconosce – a decorrere dall’1/1/2021 – un incremento medio a regime degli stipendi tabellari di 91 euro medi per 13 mesi ed una rivalutazione dei fondi destinati alla contrattazione integrativa di 12 euro mese per 13 mensilità. Per l’applicazione del nuovo sistema di classificazione professionale è stato inoltre previsto un ulteriore impegno finanziario delle aziende e degli enti del comparto di 13 euro mese per 13 mensilità. È stata operata una revisione del sistema di classificazione del personale prevedendo cinque aree di inquadramento ed accogliendo la recente innovazione legislativa di un’area di elevata qualificazione, a completamento della quale è stata prevista una rivisitazione del sistema degli incarichi, aumentandone la rilevanza e basandolo sui principi di maggiore responsabilità e di impegno realmente profuso.
Comparto istruzione e ricerca: l’accordo prevede un incremento medio lordo mensile per 13 mensilità pari a 98 euro. Per quanto riguarda il personale docente, gli aumenti medi lordi ammontano a 101 euro al mese, pari a una crescita in percentuale superiore al 4,2%. Il contratto consentirà la corresponsione di arretrati per 2.362,49 euro medi per tutto il personale della scuola (per i docenti l’ammontare è di 2.540 euro medi lordi).
Comparto funzioni locali: l’incremento retributivo medio previsto dall’accordo è pari a 100,27 euro mensili per tredici mensilità che, considerando anche le risorse aggiuntive dello 0,55% e 0,22%, raggiunge quota 118 euro/mese. Gli arretrati del contratto sono, in media, circa 1.700 euro (da un minimo di 1.210 euro ad un massimo di 2.250 euro). È stata, inoltre, operata una revisione del sistema di classificazione del personale adeguandolo alle peculiari esigenze organizzative e gestionali.
È stata prevista una rivisitazione del sistema degli incarichi di posizione organizzativa e di elevata qualificazione, aumentandone la rilevanza.
È stato delineato, inoltre, un nuovo regime delle progressioni economiche orizzontali prevedendo “differenziali stipendiali” da intendersi come incrementi stabili del trattamento economico. A questi tre accordi va aggiunto anche il contratto riguardante le funzioni centrali, firmato lo scorso 9 maggio, che porta a 2.600.000 il numero di dipendenti interessati ai rinnovi contrattuali messi in campo nel 2022. Al rinnovo dei contratti si aggiunge anche il decreto, siglato a fine novembre dal ministro Zangrillo, per l’avvio delle procedure di reclutamento per l’inserimento di 11.228 unità di forze di polizia, ordinamento civile e militare, e di vigili del fuoco.
Il decreto prevede, in particolare, l’assunzione a tempo indeterminato di: 3.689 unità nell’Arma dei Carabinieri; 1.829 nella Guardia di Finanza; 1.414 nella Polizia penitenziaria; 3.214 nella Polizia di Stato e 1.082 nei Vigili del fuoco.
di Massimiliano Gonzi