Concordati africani di Antonello Blasi

L’autore, Antonello Blasi, professore di diritto civile all’Institutum Utriusque Iuris della Pontificia Università Lateranense, attraverso un minuzioso lavoro, ha recentemente raccolto gli accordi in vigore tra la Santa sede e gli ordinamenti civili del continente Africano. «L’urgenza di dedicare un’apposita raccolta ai concordati africani si è imposta in ragione del consistente numero di Paesi di quel Continente che hanno concluso accordi con la Santa Sede e, particolarmente, in seguito alla sensibile intensificazione dell’attività pattizia registratasi negli anni più recenti» – ha scritto nella prefazione il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.

I paesi in questione con accordi stipulati tra il 1964 al 2019 sono: Tunisia, Marocco, Camerun, Costa d’Avorio, Gabon, Mozambico, Guinea Equatoriale, Burundi, Capo Verde, Ciad, Repubblica democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Benin, Repubblica del Congo, Burkina Faso e Angola.

L’approccio del prof. Blasi è fortemente ispirato al senso dell’universalità della Chiesa, autentica “Agenzia di Umanità” riconosciuta in tutto il mondo. Da tale senso di universalità nasce il riconoscimento della pari dignità di tutti i popoli e di tutti i paesi ai quali è rivolto l’annuncio del vangelo, anche attraverso lo strumento concordatario.

Si sono avute novità significative rispetto ai paradigmi tradizionali fissati dalla scuola romana dello Jus Publicum Externum e da un’esperienza negoziale che ha subito una grande evoluzione a partire dal Concordato Napoleonico del 1801- primo dei concordati moderni- fino a giungere a Benedetto XVI.  Soprattutto c’è stato il superamento dell’antica consuetudine, divenuta vero e proprio assioma, secondo cui i concordati erano accordi internazionali della Sede Apostolica con gli Stati cattolici o di tradizione cattolica. Venuto meno il vecchio paradigma, lo spazio geo-politico nel quale la dinamica concordataria veniva ad inserirsi, originariamente limitata al Continente Europeo, si allargava anche agli stati non cattolici.

Per quanto riguarda i paesi africani si è trattato dello sforzo di una Chiesa in cerca di nuove forme di presenza in realtà mutate e mutanti con lo strumento antico del concordato utilizzato anche per le peculiari esigenze dei nuovi interlocutori.

 Nonostante le difficoltà, i conflitti in essere e i molti problemi ancora aperti, ogni firma e ogni ratifica di accordo è stato un passo avanti verso il maggior bene dei fedeli e dei popoli ai quali essi appartengono. Al di là degli accordi di carattere diplomatico, fondati sul diritto internazionale, dal testo traspare la vitalità delle Chiese particolari africane. Esse avevano necessità di statuti giuridici che potessero proteggere le opere apostoliche, garantendo loro il contesto, i diritti e la libertà.

L’opera si rivolge non solo a studiosi e professionisti, ma anche a coloro che sono impegnati nei paesi africani sia nella dimensione religiosa (religiosi e movimenti) che civile (enti del terzo settore e organizzazioni della società civile).

Va segnalata la bibliografia a corredo del volume che va oltre i concordati o accordi della Santa Sede con i Paesi africani.

di Carlo Marino

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