Cohousing, un nuovo modello abitativo

Un dibattito molto acceso sta riguardando il nuovo modello abitativo del Cohousing, già praticato in Europa e, adesso, discusso anche da noi a livello istituzionale. E’ uno spazio comune di convivenza e di collaborazione, un luogo in cui si possono condividere le necessità ordinarie del quotidiano. Ma è soprattutto uno spazio con la relazione al centro, che attenua la solitudine e fa nascere il sentimento di appartenenza ad un nucleo.

In un’epoca in cui la disgregazione familiare, gli abbandoni e la precarietà del lavoro sono diffusi, aumenta la domanda di cohousing in tutti i paesi occidentali. Il nuovo modello abitativo è stato già sperimentato e praticato oltre che nei paesi del nord Europa, anche in Francia e in Germania. In Italia, soltanto in Lombardia e a Trento mentre nella regione Lazio se ne discute, come si evince dalle considerazioni sul tema del Presidente della regione Lazio Zingaretti, che auspica una diversa domiciliarità e l’abolizione delle RSA, come già è stato fatto per i manicomi e gli orfanotrofi.

Nel piano Colao http://www.vita.it/it/article/2020/06/11/le-persone-con-disabilita-nel-piano-colao/155824/ c’è già un riferimento all’impegno economico previsionale a sostegno di una nuova abitabilità e per una più generale riqualificazione del welfare, che ha svelato la sua insufficiente capacità di protezione delle fasce più deboli e della disabilità.

Il tema della domiciliarità per gli anziani, i più colpiti dal Covid-19, è esploso, nel corso della crisi sanitaria attuale, in tutta la sua forza e tragicità mettendo in luce la mancanza d’azione politica nei confronti dei problemi urgenti, legati alla 4° età senza valutare nuove opzioni. Nel 2050, si calcola che gli ultraottantenni saranno una percentuale altissima rispetto alle altre fasce d’età.

Considerati i cambiamenti che hanno coinvolto la famiglia negli ultimi 50 anni, il cohousing (https://www.iscrittiaparlare.it/video/VC_Co-housing_220620.mp4) è considerato un sistema abitativo adatto, in generale, a tutte le generazioni. Riguarda non solo gli anziani ma anche giovani coppie con figli, divorziati, ragazze madri, studenti che dopo l’esperienza Erasmus hanno sperimentato la coabitazione e la collaborazione per le esigenze ordinarie della quotidianità. Al cohousing sono favorevoli soprattutto le donne, che hanno spesso praticato la convivenza tra amiche già da giovani, scegliendolo poi di nuovo da anziane.

E’ un salto culturale enorme, che impone il ripensamento di una diversa rete protettiva per ogni categoria di cittadini. Riguardo all’abitabilità , un nuovo standard edilizio dovrà essere adottato sulla base delle nuove esigenze, che include la valorizzazione e il riadattamento del patrimonio immobiliare già esistente, soprattutto nel centro delle grandi città, come già sperimentato, ad esempio, a Parigi. Il riadattamento e la modifica del patrimonio, comporterà lo sviluppo di nuovi piani architettonici e urbanistici dal centro alla periferia. Sarà necessario un finanziamento per moduli abitativi di piccole dimensioni e suddivisioni interne ai grandi appartamenti, dove potrebbero alloggiare piccoli nuclei di ogni fascia d’età. Nel caso della popolazione anziana , le case al centro delle grandi città risultano troppo grandi e vuote per la residenzialità di una sola persona, dopo l’uscita da casa dei figli.

Il diritto ad abitare da soli, quindi la residenzialità nella casa di proprietà permane, ma si deve prevedere che, ove si manifestino delle criticità, la situazione potrebbe modificarsi rapidamente, per il deterioramento delle condizioni di salute, limiti personali e per la condizione economica. In Italia si contano circa un milione di persone colpite dall’ Alzheimer, e tutte le patologie dell’età geriatrica possono aumentare con l’allungamento delle aspettative di vita.

Si deve tener conto che la popolazione anziana non vuole trasferirsi nelle RSA , perché sa di andare incontro ad una ridotta relazionalità ed alla mancanza di rapporti affettivi che li porterà all’isolamento. Anche se spesso inadeguate come si è visto In Lombardia, in tutto il territorio, la rete delle RSA dispone di 280.000 posti, un numero esiguo rispetto alle necessità.

In un quadro sostanzialmente critico, si registrano però alcune iniziative che sono state già avviate da alcune associazioni, ad esempio, l’Assistenza di prossimità , già molto diffusa in Emilia Romagna, e l’Assistenza domiciliare integrata che copre però solo il 4% del fabbisogno (Associazione di medici volontari che offrono servizi sanitari a domicilio).

Già da adesso, per i prossimi anni, si manifesterà il difficile ricambio del servizio reso dalle badanti. I flussi dei lavoratori stranieri provenienti dalle Filippine, dall’America Latina e dall’Europa dell’Est vanno progressivamente diminuendo. La domanda di cohousing aumenterà soprattutto in quella fase critica, che si presenta quando gli anziani in uscita dagli ospedali hanno bisogno di cure e di assistenza.

L’opportunità che si sta offrendo all’Italia attraverso vari strumenti economici, Mes e Recovery Fund, messi a disposizione dall’Europa, potrebbe tradursi, sotto la spinta della crisi sanitaria, in una vera occasione di potenziamento dei vari pilastri del welfare , soprattutto quello della sanità e degli altri servizi connessi all’assistenza delle categorie fragili. Un New Deal che potrebbe significare anche più occupazione e investimenti, e contribuire a creare quel livello di resilienza giusta, con cui affrontare emergenze e crisi economiche, che si dovessero presentare in futuro.

di Rosy Ciardullo