CHI TIRA E CHI MOLLA…

“L’estate sta finendo, un anno se ne va” diceva una canzone di molti anni fa. E, finita l’estate, stiamo rientrando nella routine di tutti i giorni ma non è un rientro come quello degli altri anni perché per tanti la situazione finanziaria o lavorativa non è tranquilla, anzi.
La radio, le televisioni, i quotidiani da mesi, ormai, ci stanno continuamente bombardando – fino alla nausea – con le notizie sulla situazione finanziaria, gli sbalzi dello spread, le contrarietà dei banchieri agli interventi della BCE per salvare l’euro e i Paesi sull’orlo del fallimento.
Notizie ugualmente allarmanti vengono dal fronte interno. Nel nostro Paese, infatti, sono aumentate a dismisura le situazioni di difficoltà di molte piccole e medie imprese, le chiusure di molti esercizi commerciali e, in questi giorni, stiamo tutti vivendo le angosciose situazioni dei lavoratori di Alcoa e del Sulcis con l’incombente rischio di perdere il posto di lavoro, se entro pochi mesi non verrà trovata una soluzione da parte del Governo.
A livello politico, poi, siamo già in piena campagna (pre) elettorale con il tira e molla su Monti si-Monti no a capo di un nuovo Governo dopo le elezioni che qualcuno vorrebbe a novembre, altri in primavera 2013 con una nuova legge elettorale, per ridare agli elettori la facoltà di scegliere i parlamentari. C’è chi vuole le primarie e chi le osteggia; c’è chi vuole rottamare i veterani della politica e chi vorrebbe porre un limite nei mandati parlamentari.
C’è chi tifa per l’Europa e l’euro, chi vorrebbe celebrare un referendum per chiedere di uscirne e chi (la Lega) vorrebbe riservare l’uso dell’euro solo per le regioni virtuose (ovviamente quelle del Nord) ripristinando la lira per le altre.
C’è poi un populismo imperante finalizzato a raggranellare i voti degli scontenti che sono tanti, ma ai quali – al di là del linguaggio poco forbito, anzi per niente forbito perché volgare e pieno di insulti – assieme alla protesta non viene palesata alcuna proposta sulle soluzioni, certamente difficili da adottare, per evitare il baratro in cui “ non siamo caduti ma che è ancora lì, aperto e a poca distanza” come ha scritto Eugenio Scalfari sulla Repubblica di domenica scorsa.
Vogliamo parlare un po’ anche dei dipendenti pubblici e di cos’altro si sta preparando nella immediata ripresa dopo la pausa estiva, senza fare l’elenco delle furibonde bordate già calate sulle loro teste nel corso degli ultimi quattro anni (che sarebbe molto lungo)?
Si sta semplicemente attuando la spending review (a proposito ma non c’era una norma che voleva abolire tutti gli inglesismi come hanno fatto i francesi ?) che, in parole povere, vuol dire dare un nuovo taglio alle dotazioni organiche della “Pubblica Amministrazione” (si continua a considerarla unica), dopo quelli già disposti nell’ultimo lustro unitamente al blocco delle assunzioni.
Questa volta, però, in alcuni settori si incide “sulla carne viva”, sulla “forza” di alcune amministrazioni che, diversamente dal passato, dovranno gestire situazioni soprannumerarie con le norme tuttora vigenti sulla mobilità che, a ben guardare, sono più restrittive di quelle oggi previste per il settore privato.
Nel primo incontro con il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Patroni Griffi (persona distinta e dai modi garbati, da lungo tempo introdotto nell’apparato ministeriale), abbiamo manifestato tutto il nostro dissenso alla politica decisionista del Governo e allo svilimento del valore della contrattazione che era stato richiamato nell’intesa del maggio scorso unitamente alla forte preoccupazione per l’inevitabile ricaduta, in termini di efficienza ed efficacia, sui servizi resi ai cittadini, specialmente nei settori vitali del welfare. Ma, come si dice “dura lex, sed lex”.
Anche qui, in ambito sindacale, c’è “chi tira” e “chi molla” contribuendo ad indebolire il fronte che avrebbe dovuto, già da tempo, reagire in modo più compatto e concreto.
Attenzione, però, perché c’è un limite oltre il quale la pazienza e la sopportazione possono essere soppiantate dalla rabbia e dall’intolleranza che un qualsiasi Masaniello, fomentatore e agitatore della “canaglia inferocita”, come direbbe Dante, potrebbe accendere una scintilla dagli imprevedibili sviluppi. E chissà cosa accadrebbe se tre milioni e passa di dipendenti pubblici cominciassero a mettersi di traverso sul funzionamento di tutto l’apparato. Perciò : “intelligenti pauca!”.