Anziano tra poverta’ ed abbandono

Con il cruento ed inarrestabile avanzamento degli anni l’individuo si avvia verso una diversa ed articolata fase della sua vita, che pulsa di innovate esigenze e specifici bisogni, caratterizzata, prevalentemente, da:

  • precarietà economica;
  • condizioni di svilimento energetico;
  • disagi ambientali.

Normalmente il suo avvio coincide con il pensionamento, anche se non è sempre così.

Vero è che l’importo della pensione cristallizza il reddito individuale, realizzato attraverso il  versamento della contribuzione, maturato al momento della cessazione dell’attività lavorativa, considerando il montante del versamento dei contributi versati e degli anni di anzianità maturati utili al conseguimento dei requisiti utili per l’accesso alla pensione.

Altrettanto vero,  però,  è che  non tutti vanno in pensione al raggiungimento dei limiti massimi (sia in termini di annualità che di contribuzione versata), ragione per la quale, al raggiungimento del limite di età, si va in pensione e ciò vale anche per coloro che nel complessivo arco occupazionale hanno un numero di  contributi, che non riesce a garantire lo stesso tenore di vita.

Per non parlare di chi non ha contributi perché non ha mai lavorato e deve accontentarsi della magra pensione sociale, il più delle volte appena sufficiente a sopperire l’anziano per l’acquisto di farmaci o generi di prima necessità (per non parlare del costo delle utenze), condizioni in cui se non intervengono, a supporto, i familiari, il pensionato precipita nella miseria più avvilente!

Ma la condizione peggiore la troviamo nei pensionati che vivono da soli, o in quanto abbandonati dai figli o perché privi di familiari che possano sostenerli. Il supporto richiesto in questi casi non è solo economico ma anche morale, sociale, esistenziale: chi non vive questa condizione neppure immagina lo stato di abbandono morale in cui versa la persona che si trova in condizioni di precarietà e di solitudine.

Per non parlare degli anziani che vengono portati in strutture a trascorrere gli “ultimi importanti anni della loro vita”, scelte  “motivate”, (ma non giustificabili)  dalle diverse e complesse  condizioni individuali (in termini di impegni lavorativi e familiari) dei consanguinei, che gravitano intorno al cupo scenario dell’anziano.

È pur vero che, la senilità non può essere considerato un momento di crescita e miglioramento sociale, in quanto coincide con  l’innalzamento dell’età anagrafica, periodo della vita in cui cala il parametro di miglioria delle risorse individuali, le energie subiscono un lieve arresto e il cammino della vita assume una diversa articolazione sociale.

Aumentano le problematiche di salute e questo significa dover attingere ad una buona fetta della pensione per poter sostenere le spese necessarie anche se, previo pagamento del ticket, la sanità è pubblica e viene garantita in maniera equa a tutti i cittadini.

Purtroppo,  ciò non significa che si possa ragionare in termini di piena efficacia  per la salute del malato (alias anziano), volendo valutare gli aspetti critici che ogni situazione presenta,  motivo per il quale si deve spesso ricorrere a specialisti privati per poter fronteggiare in maniera seria le singole situazioni di salute e ciò non per carenza strutturale  della sanità ma per poter aver un quadro clinico completo ed esaustivo dei possibili rischi ancorati ad un’errata diagnosi (facilmente riscontrabile quando il quadro clinico è già fortemente compromesso a causa di altre patologie concomitanti), per quanto in campo medico, anche rivolgendosi a professionisti a pagamento, la casualità di un errore non è neppure da escludere.

I casi di mala sanità, specialmente per gli anziani, sono all’ordine del giorno.

Pertanto l’anziano, oltre a dover impattare una realtà che non lo vede più proiettato nel mondo del lavoro, non lo guarda più realmente impegnato nella risoluzione delle problematiche familiari (per svilimento delle stesse energie  vitali usurate dal tempo) ove, negli anni,  ha, già,  efficacemente profuso il tempo migliore dei suoi anni,  deve lasciare indietro un percorso di ricordi, emozioni, gratificazioni e quant’altro  lo ha accompagnato. In questo importante periodo esistenziale, deve fare i conti anche con un minor incremento economico e con una deterrenza di stimoli sociali, con l’abbandono e la solitudine.

Occorre una più ragionata osservazione di queste situazioni ed impegnarsi per motivare, soccorrere ed ausiliare gli anziani, se si vuole davvero evitare che possa crearsi un effetto boomerang che andrà a ripercuotersi, negli immediati anni a venire, conseguentemente, ed inevitabilmente, anche sulle nostre vite.

di Angela Gerarda Fasulo